Melenis

Musica lirica

Melenis

Melenis
Dramma lirico in tre atti di Massimo Spiritini e Carlo Zangarini dal poema di Louis Bouilhet
Musica di Riccardo Zandonai

Melenis: il dramma di una donna che amava troppo
Tra le dieci opere edite che costituiscono il lascito artistico più significativo di Riccardo Zandonai, Melenis ha sempre occupato il posto più svantaggiato, rischiando addirittura di veder obliterata la sua stessa esistenza. È questa, per altro, la sorte inevitabile che tocca ad ogni testo musicale il quale non riesca ad andar oltre i puri simboli convenzionali su carta pentagrammata che lo rappresentano in forma virtuale per trasformarli in suoni concreti da indirizzare ad orecchi umani disposti ad ascoltarli.
Questa comune dinamica fruitiva è stata negata a Melenis per ragioni tutte da spiegare, se mai valesse la pena invocare un pretesto razionale negli accadimenti umani. La cronaca ci informa che solo il pubblico milanese del novembre 1912 e quello romano del marzo 1913 hanno potuto essere messi a confronto diretto con questo prodotto e goderlo nella sua interezza di spettacolo. Una volta uscito di scena così repentinamente, avrà forse agito per un po’ sulle indoli più sensibili solleticandole con il ricordo di un catturante brandello melodico o di un pregnante colore orchestrale, come avviene per il profumo di un fiore prima che appassisca del tutto; ma poi l’oscurità più completa e inesorabile finì per prevalere.
L’odierno recupero di quest’opera dimenticata risponde anzitutto ad un’esigenza di conoscenza integrale della produzione zandonaiana, che è cosa su cui da tempo ci si sta impegnando; ma testimonia anche della convinzione che gli anni giovanili del maestro di Sacco, quegli anni Dieci in cui egli produsse in rapida successione cinque titoli tutti contrassegnati dal suo forte marchio personale, siano di per sé meritevoli di ogni attenzione per le doti di freschezza inventiva e d’ingegno saldo in essi dispiegate.
Attraverso Melenis Zandonai si confrontò con un soggetto antico-romano, allineandosi ad una folta schiera di operisti di varie nazionalità che avevano subìto e ancora stavano subendo l’identica attrazione per quei lontani mondi, avendo però cura di evitare le soluzioni più esteriori e bombastic che non erano più in linea con i tempi. Melenis, infatti, ad onta di certe sue indubbie concessioni allo spettacolo, è anzitutto una vicenda intima, giocata su sottili dinamiche di sentimenti, incomprensioni, dolori autentici. L’amore pervicace e non ricambiato che la fascinosa etèra vota a Marzio fino ai suoi penosissimi esiti è uno studio di patologia sentimentale che ha forti connotati di originalità rispetto ai consolidati schemi melodrammatici: quale altra trama operistica trae alimento da un amore a senso unico che non prevede alcuna resipiscenza nel secondo elemento della coppia? in quale viene fatta mancare la figura terza dell’antagonista riducendola, come qui, a pura presenza muta? dove, soprattutto, il sacrificio finale dell’eroina viene così eluso e privato di un qualsiasi elemento di pietà o di catarsi?
Melenis è opera di grandi individualità e lei, la maliosa greca, vi giganteggia incontrastata pur senza oscurare la controparte maschile, quel retore diventato gladiatore, che Zandonai, intuendone la potenziale debolezza, ha gratificato di due arie di plastica fatttura. E tuttavia non è Marzio, con la monotonia del suo amore fedele per Marcella, a commuovere lo spettatore: il trasporto emotivo è tutto per lei, la vittima designata, che si riconosce malata d’amore e insegue il proprio sogno quasi per accettazione di un destino ineluttabile; lei che ha indole dolce e teneramente malinconica ma può farsi selvaggia quando la ferita d’amore è troppo insopportabile e dentro urla la violenza del sentimento insoddisfatto.

Questa Melenis operistica, così diversa dal suo prototipo letterario, è effettivamente un’invenzione dei librettisti e ancor più di Zandonai, che con la sua musica ne disegna i tratti insinuanti e languidi e ne evidenzia il sottofondo di rovello, di tormento interiore reclamante spesso i registri gravi dell’orchestra, come a voler suggerire che la natura autentica di quella donna problematica va ricercata nei precordi più insondabili. Con altri mezzi ma uguali intenti l’autore ha dunque fatto di Melenis una perfetta sorella di Conchita, a questa accomunata dal potere misterioso e indecifrabile dell’elemento istintuale. Ciò conferma che esisteva nello Zandonai di quegli anni un bisogno autentico di scendere nelle profondità allettanti e perigliose della psiche femminile servendosi dei sortilegi sonori da lui stesso creati. Quanto al motivo arabescante che pervasivamente egli applica al suo personaggio come pretto segnale identificativo (una linea melodica che si espande e subito ripiega su se stessa), non si tratta che del tributo ad un tipico gesto liberty che per altro verso si manifesta massivamente in quest’opera attraverso la presenza scenica dell’elemento floreale, così che la ‘bella morte’ di Melenis adagiata su un tappeto di petali di rose risulta essere l’unica vera apoteosi che spetti a questa creatura senza riscatto.

Programma
MELENIS
Dramma lirico in tre atti di Massimo Spiritini e Carlo Zangarini dal poema di Louis Bouilhet
Musica di Riccardo Zandonai
Melenis: OMBRETTA MACCHI soprano
Marzio: STEFANO LA COLLA tenore
Stafila - Isi: OLGA VOZNESENSKAJA-PRODAN mezzosoprano

Con la gentile partecipazione di
GIACOMO BEZZI (Commodo) ROBERTO GARNIGA (Marcello)
FILIPPO BULFAMANTE pianista concertatore
CORO VOCI ROVERETANE
direttore Rudy Parisi
CORO DI ATTORI DEL CDM
ANNALISA MORSELLA coordinamento registico e coreografie
Si ringrazia l’Associazione Filarmonica di Rovereto per la disponibilità del pianoforte Steinway & sons


organizzazione: Centro Internazionale di Studi "Riccardo Zandonai" - con la collaborazione di Accademia Roveretana degli Agiati