Miseria e nobiltà

Teatro

Stagione di Prosa di Bolzano 2013/2014
La Grande Prosa

Teatro Stabile Di Calabria / Teatro Quirino
Miseria e nobiltà
di Eduardo Scarpetta
regia Geppy Gleijeses
scene Francesca Garofalo
costumi Adele Bargilli
musiche Matteo D'Amico
luci Luigi Ascione
con Geppy Gleijeses, Lello Arena, Marianella Bargilli

Miseria e nobiltà è uno dei titoli più famosi della drammaturgia italiana, il capolavoro scritto dal celebre commediografo partenopeo Eduardo Scarpetta nel 1888, reso immortale dal film interpretato nel 1954 da Totò, Sophia Loren e Valeria Moriconi, per la regia di Mario Mattoli. Cavallo di battaglia dei più grandi attori napoletani (e non) del secolo scorso, viene presentato oggi da Geppy Gleijeses in un'edizione che ha fatto tesoro del testo originale, ma anche dell'adattamento di Eduardo De Filippo e della storica versione cinematografica della commedia.
è Felice Sciosciammocca, irresistibile maschera di Eduardo Scarpetta, il protagonista di questa esilarante tragicommedia che racconta dell'amore del giovane nobiluomo Eugenio per Gemma, figlia di un cuoco arricchito e degli innumerevoli stratagemmi e mirabolanti peripezie escogitati da un gruppo di amici e conoscenti di umili natali, per consentire al giovanotto dal sangue blu di coronare il suo amore, nonostante l'insormontabile differenza di ceto sociale. Nel ruolo che fu di Totò, quello dello scrivano Felice Sciosciammocca costretto all'indigenza dopo l'introduzione dell'obbligo scolastico per tutti, troviamo Geppy Gleijeses, artista versatile, capace di conferire al personaggio una vena di disperata ferinità. A lui si affianca Lello Arena nei panni del salassatore Pasquale, gettato sul lastrico dai progressi della medicina. Coppia artistica ormai collaudata e amata da pubblico e critica, Gleijeses e Arena danno vita a due personaggi esilaranti, ricchi di sfumature psicologiche e generosi nel lasciare allo spettatore una speranza: la fantasia ci salverà. In questa commedia in cui si ride molto, ma si ride amaro, Marianella Bargilli vestirà i panni di Luisella, moglie di Pasquale. «Il "borghese" Scarpetta sembra condividere di più le ragioni dei miseri che quelle dei nobili» sostiene Gleijeses che di questa commedia cura anche la regia. «E infatti vedremo un primo atto (la miseria) esangue e affamato, popolato di morti viventi che si azzannano tra di loro e che hanno perso qualsiasi dignità. Nella seconda parte (la nobiltà) invece, è tutto artificiale e luccicante, i veri protagonisti sono tanti finti nobili vestiti con i costumi di scena della sartoria del Teatro San Carlo; di nobile ce n'è uno solo ed è un vecchio bavoso che tenta di concupire una ragazza. Il lieto fine c'è, ma la miseria resta miseria e la nobiltà non esiste.»