Momenti di vita selvatica
Momenti di vita selvatica
Peter Morass, capolavori di tassidermia
Uninsolita esposizione di animali imbalsamati, preparati da Peter Morass con abilità e senso naturalistico, al punto da dar vita a vere e proprie istantanee tridimensionali nelle quali le posture e gli atteggiamenti sono estremamente fedeli a quelli osservabili in natura.
Animali in fuga, in gioco, in riposo, che si accoppiano o che si dedicano alla cura della prole, animali che si rassettano la pelliccia o che si riordinano vicendevolmente il piumaggio, animali fortemente vivi, colti in atteggiamenti propri della loro quotidianità in natura. Eppure animali inequivocabilmente morti ed immobili, ma di unimmobilità che ha congelato istanti dellesistenza: questo il contenuto della mostra aperta a Trento al Museo Tridentino di Scienze Naturali dal 7 dicembre 2006 al 25 febbraio 2007 dal titolo Momenti di vita selvatica che, in un libero divagare tra ambienti e continenti, propone una selezione di capolavori di tassidermia (tecnica usata per la conservazione di animali morti) realizzati dallaustriaco Peter Morass.
Allestita per la prima volta al Museo di Storia Naturale di Vienna e successivamente ospite del Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck, lesposizione propone oltre quaranta istantanee tridimensionali di mammiferi ed uccelli fermati dalla mano e dal sapiente occhio naturalistico del preparatore in posture ed atteggiamenti che sono caratteristici dei rispettivi schemi comportamentali.
Protagonisti animali originari di diverse aree del mondo: 11 grandi figure (dal cavallo di Przewalski in fuga cacciato dai lupi, alla femmina del capriolo che allatta il piccolo), unitamente ad 11 teche e 22 vetrine di minori dimensioni che ospitano le tassidermie sullo sfondo della rappresentazione del proprio habitat. Tra i reperti in esposizione troviamo anche lespressiva testa del macaco del Giappone (Macaca fuscata), preparato con il quale Peter Morass conquistava nel 2004 a Dortmund il titolo di campione europeo di tassidermia; anche ad un occhio inesperto risulta subito evidente la grande cura con cui lautore ha reso la complessa mimica facciale di questo primate, ritratto come se - dinverno - stesse immerso in una sorgente termale, con la testa fuori dallacqua, esposta al vento freddo che vi deposita la neve.
Accanto alle preparazioni altamente rappresentative di comportamenti etologici peculiari di specie animali diverse, una trentina di campioni tipici della fauna alpina da "toccare con mano": pelli, crani, palchi e animali interi preparati in modo da poter sentire al tatto la differenza nella foltezza del mantello, risultato dell'adattamento a climi più o meno freddi, la diversa ruvidezza delle superfici delle corna o la varia conformazione delle dentature di animali con dieta diversificata. Questa sezione sensoriale tattile arricchisce in modo originale l'edizione trentina della mostra, proponendo al visitatore di avvicinare e toccare alcuni animali tipici del territorio alpino per capirne caratteristiche anatomiche e funzionali ed incentivare un processo conoscitivo attraverso un canale sensoriale, quello del tatto, facilmente fruibile da parte di tutti i visitatori senza distinzione
Nella mostra, gli organismi preparati da Peter Morass raccontano momenti di vita che, se osservati con sufficiente cura, non solo rivelano lestrema accuratezza della resa di posture ed atteggiamenti, ma suggeriscono anche il significato adattativo, il valore di sopravvivenza dei vari comportamenti cristallizzati in questi scatti fotografici. Al visitatore spetta di cogliere e interpretare la narice che si allarga nel cavallo di Przewalski in corsa, in modo da permettere un maggior apporto daria ai polmoni e consentire una fuga più rapida, fermata nel guizzo dei muscoli sotto la pelle; le palpebre che si socchiudono allindietro mentre le labbra si arricciano un poco ed i canini si scoprono leggermente nello sbadiglio del cane-procione che si stiracchia flettendosi sulle zampe anteriori; la sincronia del movimento fluido e sinuoso delle due lontre che assieme inseguono sottacqua i guizzanti pesci che vivono in prossimità del fondo del fiume. Nella volpe rossa che atterra con il naso nella neve, mentre le quattro zampe si stanno raccogliendo sulla preda nascosta sotto il bianco manto, cè tutta lattenzione del predatore solitario che ha localizzato la sua preda con il fine udito grazie agli squittii raccolti dalle grandi orecchie rivolte in avanti; nellalzavola che si invola pressoché verticalmente, le penne delle ali si flettono nello sforzo di staccare rapidamente il corpo della piccola anatra dalla superficie dellacqua; nellorchetto marino che si immerge a piombo in mare seguendo la cima di una barca, le zampe si aprono allindietro e le membrane tra le dita si tendono allo spasimo per generare la propulsione che porta giù, verso le profondità, questanatra tuffatrice dalle forme tondeggianti
Lopera di Morass, al di là dellinnegabile bellezza delle creature preparate, va quindi percorsa come una serie di inquadrature etologiche, una teoria di citazioni sul comportamento degli animali che, tramite specie diverse, toccano tutti gli aspetti del ciclo biologico: la preparazione non è che un fotogramma della sequenza, ma nei dettagli di musi ed occhi, zampe ed ali, code e criniere debitamente arrangiate, vi sono infinite accurate allusioni al modulo comportamentale nella sua interezza e nel suo significato per la vita dellanimale che lo mette in atto, vita vibrante che in esso si è come magicamente arrestata.
Va sottolineato che per realizzare la mostra, non è stato ucciso nessun animale; finita lera in cui gli organismi selvatici venivano appositamente abbattuti per essere tassidermizzati, i moderni preparati sono una modalità per preservare nel tempo animali morti per altri motivi e farne degli strumenti estetici di narrazione e di divulgazione della bellezza e complessità dei comportamenti in vita.
organizzazione: Parco dello Stelvio - in collaborazione con il comune di Peio ed il Tiroler Landesmuseen Ferdinandeum di Innsbruck