Musica Astratta Musa
Omaggio a Carlo Belli, in occasione del convegno "I mondi di Carlo Belli. Da Rovereto alla Magna Grecia"
Concerto
Pianista Cosimo Colazzo
con la collaborazione di
Maria Rosa Corbolini (pianoforte quattro mani)
e Giovanni Todaro (baritono)
PROGRAMMA
Erik Satie (1866-1925)
Parade (1917) ballet réaliste per pianoforte a quattro mani
Prelude du Rideau Rouge
Prestidigitateur Chinois
Petite Fille Americaine
Rag-Time du Paquebot
Acrobates
Alfredo Casella (1883-1947)
Pupazzetti (1915) op. 27 cinque pezzi per pianoforte a quattro mani
Marcetta
Berceuse
Serenata
Notturnino
Polca
Carlo Belli (1903-1991) Tre preludi melensi per pianoforte (da eseguirsi di malavoglia e soprapensiero)
Mollemente sottovoce
Pigramente in 4/4
Sottovoce, soprapensiero
Sonatina liberty per pianoforte
Spleen
Promenade
Circus polka
Alfredo Casella (1883-1947)
Sonatina (1916) op. 28 per pianoforte
Allegro con spirito
Minuetto
Finale
Cosimo Colazzo (1964)
Tre liriche (1998) per baritono e pianoforte su testi poetici di Fausto Melotti (da “Il triste minotauro”)
Le colombe dal viso di fanciulla
Anche gli alberi hanno paura
Col tramonto in silenzio
Gianfrancesco Malipiero (1882-1973)
Preludi asolani (1916) per pianoforte
La notte dei morti
Dittico
I partenti
NOTE AL PROGRAMMA
Carlo Belli (1903-1991) avverte sin da giovane l’urgenza di rinnovare l’arte: s’avvicina prima ai futuristi, ma presto individua una propria linea di riflessione estetica, che lo porterà a teorizzare la necessità storica di un’arte astratta: ritrovare il senso della forma depurata, che vive in se stessa, senza legami o funzioni di realtà, fuori da ogni retorica del sentimento o dell’espressione soggettiva. Arte pura, come la musica, che è linguaggio assoluto, auto-referente, pura forma. La musica è modello per l’arte astratta, soprattutto nelle espressioni innovative di quegli autori che, con l’avvio del nuovo secolo, hanno operato un salto contro l’Ottocento, e hanno saputo portare in primo piano la materia sonora per se stessa, prediligendo costruzioni sonore pure, precise, nello spirito dell’angolo retto. In questo senso costituiscono un’avanguardia feconda autori come Satie, Stravinskij o Casella.
Erik Satie (1866-1925), di cui si propone nel concerto la provocatoria Parade (1917), ha saputo esprimere con un linguaggio volutamente ridotto all’essenziale e scheletrico, di un biancore che non lascia spazio a ombre o prospettive, un netto superamento dell’Ottocento, contro il gusto del ripiegamento individualistico.
Carlo Belli, con i Preludi melensi e con Sonatina liberty è in questa linea, della riduzione di ogni enfasi e di ogni morbidezza, e, invece, del gesto ironico.
Le partiture di Alfredo Casella (1883-1947), negli anni ’10, tra cui ritroviamo Pupazzetti (1915) op. 27 e Sonatina (1916) op. 28, sono molto avanzate, tendono a ribaltare ogni stato convenzionale del suono. Pupazzetti sarebbe poi confluito, nella versione per orchestra, nel progetto ampio, coordinato per la parte musicale da Casella con altri compositori, dei “Balli plastici”, per i Balletti Russi di Djaghilev, protagoniste le scene di Depero e le sue figure di “automi” in dimensione umana. Un ulteriore motivo di relazione con Belli, che amò Depero e ne sostenne la causa futurista, nella comune battaglia per un rinnovamento radicale dell’arte e delle visioni di essa. Le partiture di Casella ricercano l’urto, la dissonanza, e sentono l’armonia come esperienza timbrica. La ritmica a volte è ossessiva, primitiva. Il sogno della forma precisa e oggettiva, polemicamente anti-romantica, cui rinviano alcuni sottotitoli con il loro richiamo a formule storiche (si veda, ad esempio, nella Sonatina, il movimento interno, Minuetto), si mescola a questa ricerca che appare invece sostanzialmente aperta, dai confini non dati. E’ musica complessa, fortemente interrogativa.
Anche Gianfrancesco Malipiero (1882-1973) fu tra gli autori richiamati da Belli, come esempio di una nuova arte. Nella sua ansia, anche ideologica, di un nuovo che fosse fortemente astratto, vedeva con circospezione certa tendenza all’impressionismo, che è propria dell’arte di Malipiero. Tuttavia ne ammirava la cultura e l’indubbia qualità compositiva. Malipiero possiede una sensibilità spiccata per il suono e il timbro. La sua ricerca, il suo stile si sostanziano, come si coglie in Preludi asolani (1916), della capacità di cogliere gli sfumati del colore sonoro e di valorizzare la risonanza.
Carlo Belli fu sodale di Fausto Melotti. Della stessa generazione, cresciuti insieme da ragazzi, perseguono l’idea di un’arte nuova, che sappia esprimere equilibri diversi da quelli consueti, e una nuova condizione dei rapporti di senso. Melotti predilige strutture sospese capaci di dialogare con il vuoto. Negli anni ’30 è accanto a Belli nella sua idea di sostenere una nuova arte, di segno astratto. Melotti sarà anche autore di alcune prove poetiche: come la sua arte, essenziali nella cura di una radice silenziosa della parola. Cosimo Colazzo ha composto nel 1998 Tre liriche su versi di Melotti (dal volume “Il triste minotauro”). La musica di Colazzo, in quest’opera, si lega all’atmosfera evocativa e sospesa che traspare dai versi, con un lirismo che prende movenze dolci, nondimeno sorvegliate nelle curve realizzate, affinché esso si dia in rapporti sempre piuttosto essenziali, raccolti, misurati. Il pianoforte effonde sonorità rarefatte, sospese; oppure accompagna con figure ricche di valori timbrici, preziose nel dettaglio sonoro trovato.
Note biografiche
Cosimo Colazzo
Cosimo Colazzo, nato a Melpignano (Lecce) nel 1964, compositore, pianista, direttore d’orchestra, è autore di una vasta produzione, premiato in concorsi nazionali e internazionali. La sua musica è stata eseguita in vari paesi europei, negli Stati Uniti, in America Latina, in Giappone, ed è pubblicata da Rai Trade – Contemporary. Come pianista ha tenuto concerti in Italia, in vari paesi europei, negli Stati Uniti, impegnato sulle letterature del ‘900 e contemporanee, con particolari apporti interpretativi e di ricerca artistica rispetto ad autori come Mjaskovskij, Schulhoff, Ustvolskaya, Lopes-Graça, Mompou, ecc. È membro dell’équipe di ricerca del CESEM, Centro de Estudos de Sociologia e Estética Musical, della Universidade Nova di Lisbona. Attualmente è docente di Composizione al Conservatorio di musica di Trento, in Italia. Dello stesso Conservatorio è stato direttore dal 2005 al 2011. Faculty Member e artist in residence, a partire dal 2012, presso la Italian School del Middlebury College, negli Stati Uniti.