Nan Goldin. Fotografie

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L’opera di Nan (Nancy) Goldin è inseparabile dalla sua vita, segnata com’è dal suicidio della sorella diciottenne, avvenuto nel 1965 e spacciato inizialmente come incidente dalla famiglia perbenista. In seguito a questo evento, Nan sviluppa un desiderio quasi ossessivo e insanabile nei confronti della verità, anche la più dolorosa. A fronte del ricordo sempre più fievole della sorella, Nan inizia a fotografare per salvare se stessa e le persone più intime dall’azione dissolvente del tempo. Ed è immortalando i propri familiari che Nan Goldin diventa fotografa, facendo dell’“album di famiglia” uno stile vero e proprio. Trasferitasi a Boston per studiare alla School of the Museum of Fine Arts, viene introdotta nella subcultura delle drag queens e nei nightclub, dove riprende un mondo parallelo, fatto di frivolezze e di eccessi, di lusso e miseria, di lussuria ed innocenza, ma autentico nella sua essenza. Nei lavori della Goldin è spesso difficile distinguere ciò che è spontaneo da ciò che è messo in posa, ciò che è costruito da quello che è colto al volo. La sensazione che prevale è che infanzia, amore, vecchiaia e morte si succedano da un istante all’altro, nel travaglio della vita che ha visto tante persone a lei vicine scomparire, quasi in congiura orchestrata dal destino