Nomadelfia
Le danze sono tratte dal folklore di tutto il mondo, e ad interpretarle sul palco ci sono 130 persone, di cui 100 ballerini da 6 anni a 21 anni, preparati da una maestra-coreografa professionista
Le danze sono tratte dal folklore di tutto il mondo, e ad interpretarle sul palco ci sono 130 persone, di cui 100 ballerini da 6 anni a 21 anni, preparati da una maestra-coreografa professionista. Lo spettacolo di danze e figurazioni acrobatiche di Nomadelfia – che dal 1966 ha avuto più di mille repliche in Italia e all'estero, con oltre un milione di spettatori – si svolge al parcheggio al Ponte ad Arco martedì 11 e mercoledì 12 agosto con inizio alle ore 21.30 e ingresso libero. Si tratta di uno spettacolo con cui Nomadelfia, una popolazione comunitaria di famiglie che vivono insieme con lo scopo di costruire una nuova civiltà fondata sul Vangelo, invita a divenire costruttori di reti di fraternità. E nella serata di lunedì 3 agosto all'oratorio San Gabriele c'è stato il saluto e il benvenuto del sindaco Alessandro Betta e dell'assessore alla cultura Stefano Miori.
Sindaco e assessore hanno voluto accogliere e incontrare il gruppo di ballerini e acrobati (circa 130 persone, di stanza parte all'oratorio e parte in un'ala della scuola media di Prabi) per un caloroso benvenuto. Gli spettacoli di Nomadelfia sono un modo originale e coinvolgente per portare alla società di oggi un messaggio di fraternità, giustizia e speranza, e sono state ideate da don Zeno, fondatore di Nomadelfia. La tournée compie quest'anno mezzo secolo e per la speciale ricorrenza lo spettacolo propone delle novità: una ventina di presentatori interagiscono per una vivacità ricca di stimoli, e presenta una danza in stile moderno che trova impegnati tutti i giovani di Nomadelfia, che vuole esprimere «l'onda» di un popolo che vuole vivere la fraternità.
Lo spettacolo intende suggerire i valori universali su cui la comunità imposta le relazioni umane, contrapponendo all’individualismo la fraternità, alle logiche economiche la giustizia sciale, al pessimismo sul futuro la speranza di un mondo migliore. La forza del messaggio consiste proprio nella testimonianza di ciò che si cerca di vivere. La proposta che potrebbe emergere, animati dalla fiducia di un futuro migliore è di divenire costruttori di reti di fraternità, per creare un mondo più giusto. Tutto ciò è reso visibile dalla bellezza delle danze e delle figurazioni acrobatiche eseguite dai suoi giovani.
I giovani artisti si occupano di tutto, compreso il montaggio degli impianti, divisi in squadre, ognuna con proprie mansioni: pubblicità, pubbliche relazioni, addetti al palco, all'impianto sonoro ed elettrico, alle sedie, ai costumi, alle pubblicazioni, alle riprese video, alle pulizie della piazza. Non si tratta solo di uno sforzo organizzativo, ma di una testimonianza di fraternità e di unità che la gente può cogliere al di là di ciò che fa spettacolo.
Nomadelfia
Nomadelfia (il termine deriva dal greco e significa legge di fraternità) è una popolazione comunitaria di famiglie che vivono insieme con lo scopo di costruire una nuova civiltà fondata sul Vangelo, dove non circola denaro e tutti i beni sono in comune. Oggi è una popolazione di circa 300 persone, 60 famiglie, con sede in Toscana, vicino a Grosseto. Le famiglie sono aperte all'accoglienza di minori in stato di disagio o di abbandono, la paternità e la maternità sono esercitate “in solido” da tutti gli adulti, che si impegnano ad amare e a collaborare nell'educazione di tutti i figli secondo una linea pedagogica comune ispirata al Vangelo. Per superare l’individualismo familiare, don Zeno ha creato i “gruppi familiari”, composti ciascuno da quattro o cinque famiglie che vivono insieme. In un’abitazione centrale hanno in comune sala da pranzo, cucina, laboratori, mentre ciascuna famiglia ha le camere da letto in casette separate. Ogni tre anni i gruppi familiari vengono ricomposti per fraternizzare le persone e le famiglie.
Nel lavoro è nata una soluzione sociale che supera il dualismo padrone-operaio ed anche le più avanzate esperienze di compartecipazione e di cooperativismo: la fraternità. I Nomadelfi lavorano nelle aziende, nei laboratori, negli uffici, nelle scuole della comunità. Per risolvere il problema dei lavori stagionali, pesanti, ripetitivi si organizzano "lavori di massa" ai quali partecipa tutta la popolazione. Non esiste disoccupazione. Nomadelfia ha una sua “scuola familiare” (riconosciuta dalla legge italiana) in cui insegnanti sono gli stessi Nomadelfi; i figli frequentano fino alla maturità e vengono presentati come privatisti agli esami nelle scuole statali. Una volta raggiunta la maggiore età sono liberi di rimanere oppure di lasciare Nomadelfia.
Le risorse economiche provengono dal lavoro dei Nomadelfi, dai contributi di legge per i figli accolti e dalle attività di apostolato: ospitalità, incontri, pubblicazioni, spettacoli. L'organizzazione interna è strutturata come democrazia diretta, nella quale tutti i membri effettivi partecipano attraverso l'Assemblea ad approvare le leggi, a prendere le decisioni più importanti, a rinnovare le cariche costituzionali. Nomadelfia non è chiusa in se stessa ma vive per gli altri e invita i cristiani a vivere coerentemente il Vangelo e i non cristiani a vivere la legge della solidarietà umana universale. Fondatore è da don Zeno Saltini (1900-1981) il quale, diventando sacerdote nel 1931, ha accolto come figlio un giovane che usciva dal carcere. Da allora quasi 5.000 figli sono stati accolti nelle famiglie di Nomadelfia. Giovanni Paolo II, visitando Nomadelfia nel 1989, la definì “Una parrocchia che si ispira al modello descritto negli Atti degli Apostoli” e “Una società che prepara le sue leggi ispirandosi agli ideali predicati da Cristo”. Oltre 10 mila persone visitano Nomadelfia ogni anno.
Don Zeno
Don Zeno Saltini, fondatore e padre di Nomadelfia, nasce a Fossoli di Carpi nel 1900. A 14 anni rifiuta la scuola e a 20, dopo una violenta discussione con un amico anarchico, decide di cambiare civiltà in se stesso. Riprende gli studi e si laurea in legge. A 30 anni entra in seminario: nel 1931 celebra la prima Messa e si fa padre di un ragazzo che esce dal carcere, il primo di cinquemila figli. A S. Giacomo Roncole (Modena) fonda l'Opera Piccoli Apostoli. Nel 1941 una giovane studentessa di 18 anni, Irene, accetta di farsi mamma di questi figli. Nascono le prime famiglie di mamme di vocazione, donne che rinunciano al matrimonio per accogliere come figli fanciulli senza famiglia. Alcuni sacerdoti si uniscono a don Zeno e danno inizio ad un clero comunitario. Nel 1947 i Piccoli Apostoli occupano il campo di concentramento di Fossoli e si formano le prime famiglie di sposi, disposti anch'essi ad accogliere figli abbandonati. Decisi a costruire una nuova civiltà fondata sul Vangelo, i Piccoli Apostoli, diventano un popolo e si danno un nuovo nome: Nomadelfia, che significa “legge della fraternità”.
Dopo che i Nomadelfi hanno proposto al popolo una nuova politica con il “Movimento della fraternità umana”, nel 1952 si tenta di sciogliere Nomadelfia e don Zeno viene allontanato. Nel 1953 ottiene pro-gratia la riduzione allo stato laicale per poter continuare a vivere come padre di questo popolo nuovo. Nove anni più tardi, nel 1962, può riprendere l'esercizio del sacerdozio e Nomadelfia, trasferitasi nella Maremma grossetana, viene eretta a parrocchia. Don Zeno riprende il suo apostolato nel popolo proponendo Nomadelfia come fermento di una nuova civiltà fraterna. Nel 1966 inventa le “Serate di Nomadelfia”, presentate sulle piazze di tutta Italia ed anche all'estero, e il 12 agosto 1980 a Castelgandolfo per il Papa Giovanni Paolo II. Nel 1968 dà vita alla “scuola familiare”, gestita dai genitori di Nomadelfia, che presentano i figli come privatisti agli esami di Stato. Muore in Nomadelfia il 15 gennaio 1981.
organizzazione: Comune di Arco