Oh, oh, oh, oh, oh. I Righeira, la playa e l’estate 1983
Sarà presente l'autore Michele Turazzi in dialogo Luca Guadagnini
Estate 1983. Siamo ormai lontani dal campo gravitazionale del ’77, lontanissimi dal ’68, ma al tempo stesso non ancora soggiogati dal rampantismo e dal disimpegno che detteranno legge dal 1984 in avanti.
Il presidente americano Reagan promette uno “scudo spaziale”, a Napoli nasce la prima “bambina in provetta” italiana, in casa Fiat o meglio a Cape Canaveral si lancia la Uno e dalle radio di tutto il paese esce l’inconfondibile “oh, oh, oh, oh, oh” di Vamos a la playa dei Righeira. Una delle tante canzonette in cima alle classifiche di vendita dei 45 giri? Non proprio, perché Vamos a la playa è diversa da qualsiasi altra canzonetta mai sentita prima. Ha una linea melodica irresistibile, che subito si ficca in testa e non va più via. Un testo (in spagnolo!) che parla di una bomba atomica e della fine del mondo.
E due ragazzi a cantarla, Johnson e Michael Righeira, che per poter partecipare alla finale del Festivalbar, l’evento estivo per eccellenza, devono chiedere una licenza dal servizio militare. Nell’estate 1983 quel tormentone lo conoscevano (e lo cantavano) tutti, anche e soprattutto chi lo detestava. Un caso oggi inimmaginabile di pop realmente universale, onnipresente, che parlava a tutti, in ogni occasione.