Ombre gialle sulle rive del Noce
Incontri con l'autore in biblioteca:
Renato Chierzi: Morti e mele in Val di Non;
Candido Rizzi: Il posto maledetto
Renato Chierzi, Morti e mele in Val di Non, Pendragon, 2010
Tuenno è un laborioso paese di montagna dove tutto si regge sulla monocultura della mela. Su un tir diretto a Colonia, occultato tra i frutti, viene ritrovato il cadavere decapitato di un anziano possidente. Nessuna traccia dell'arma del delitto né altri indizi aiutano il solerte maresciallo Dallaserra nel suo lavoro di investigazione, che conduce coadiuvato da Bergamo e Slomp, bizzarri e maldestri carabinieri da barzelletta. Pur alzando spesso il gomito, anche l'irascibile medico del paese, dottor Wegher, contribuisce alle indagini, così come il dottor Holznecht, magistrato curioso, talvolta vittima di alcune sue fissazioni. Tra depistaggi e false prove, la ricerca dell'assassino si complica con l'uccisione del testimone principale del caso e con la comparsa sulla scena di numerosi personaggi, di opposta estrazione sociale ma tutti legati alla vittima da oscure e torbide relazioni. Saranno il fiuto e la scaltrezza del maresciallo, uniti a una fortunata serie di coincidenze, ad accelerare la scoperta del colpevole e di un movente fino all'ultimo indecifrabile.
Candido Rizzi, Il posto maledetto, Youcanprint, 2011
Una giovane donna viene trovata priva di vita nella sua abitazione in località Fucine, località che dista un chilometro dal paese di Cavizzana, dove un tempo si lavorava il ferro, ecco il perché del toponimo Fucine. Questo fatto di cronaca ha destato ancestrali paure e tristi ricordi di quel posto, il posto maledetto, a detta degli anziani del paese.
Lavvicendarsi di altre morti e di fatti negativi avvenuti sempre in questo luogo, mi ha spinto a una ricerca storica, che mi ha portato alla conoscenza di una maledizione lanciata dal prete del paese nel lontano 1813, per colpa di una bella donna, tanto bella, tanto spietata e cinica, amante della ricchezza e di se stessa più di ogni altra cosa. Questo romanzo racconta di un giovane ricco che, dopo negative vicissitudini, da Brescia si trasferisce a Masi di San Martino (Cavizzana) e qui costruisce delle fucine, approfittando della risorsa idrica del posto. La fiorente attività attira operai, fabbri ferrai, maniscalchi, dando loro la possibilità di avere uno stipendio, quindi disponibilità di denaro, cosa rara a quei tempi, poiché si usava il baratto come moneta.
Una bella e avida donna, sposata in terze nozze con un vecchio e ricco commerciante, dotata di uno spiccato senso degli affari, intuisce la possibilità di arricchirsi alle spalle degli ignari operai. Apre alle fucine una locanda, che presto diventerà una casa da gioco e di piacere, dove i malcapitati operai dissiperanno i loro stipendi. Ma a questa donna la ricchezza non basta, sinnamora del giovane imprenditore Tobia, il quale però non corrisponde essendo lui, a sua volta, innamorato di una giovane e bella abitante del villaggio, con la quale vuole unirsi in matrimonio. La bella e perfida locandiera farà di tutto per impedire che questo accada, sarà leterna lotta del bene contro il male, dellegoismo contro laltruismo, dellodio contro lamore.
Nel romanzo, gli elementi della natura avranno un ruolo determinante, soprattutto il vento che, in una magica sequenza, farà da filo conduttore in circostanze misteriose.