Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, Fabrizio Ventura (direttore), Orchestra della Toscana, Nemanja Radulovic (violino)
Stagione Sinfonica 2012/2013
Fabrizio Ventura
Orchestra della Toscana
Nemanja Radulovic, violino
Alfredo Casella
Paganiniana, op. 65
Niccolò Paganini
Concerto per violino e orchestra n. 1 in re maggiore, op. 6
Ludwig van Beethoven
Sinfonia n. 4 in si bemolle maggiore, op. 60
Arriva a Bolzano e Trento Nemanja Radulovic: il ventisettenne artista serbo si esibirà martedì 29 gennaio all'Auditorium di Bolzano (ore 20.00) e mercoledì 30 gennaio all'Auditorium di Trento (ore 20.30) nel Concerto n. 1 in re maggiore per violino e orchestra di Niccolò Paganini. Lo accompagnerà l'Orchestra della Toscana, che sarà ospite della Stagione concertistica dell'Orchestra Haydn. Alla direzione Fabrizio Ventura. La locandina presenta inoltre Paganiniana op.65 di Alfredo Casella e la Quarta Sinfonia di Ludwig van Beethoven.
Il divertimento per orchestra Paganiniana, composto nel 1942, è una delle opere più note di Alfredo Casella e senza dubbio una delle sue cose migliori e più rappresentative. Rifacendosi alla tendenza neoclassica che tanto aveva influenzato le poetiche musicali del Novecento, Casella si rifà a uno dei nomi più mitici della tradizione strumentale italiana, Paganini appunto, interpretandone liberamente con spirito moderno e geniale abilità, temi e moduli stilistici caratteristici.
Degli otto concerti per violino e orchestra di Nicolò Paganini oggi ne sopravvivono solo sei. Il Concerto op.6, conosciuto come numero 1 è databile al 1816. Il suo organico non è stabilito irrevocabilmente: in origine era pensato per un'orchestra di stampo classico; però, laddove si trovassero musicisti in numero adeguato, è accertato che l'autore non disdegnava di aggiungervi, per far più chiasso, un secondo flauto, un secondo trombone, un trombone basso, serpentone e cimbasso (due ottoni ormai in disuso), timpani, piatti, grancassa e banda turca, ossia un roboante armamentario strumentale comprendente anche sonagli, triangolo e altre percussioni. Ciononostante pare di stare all'opera, con un violino-primadonna che sa piegarsi a mille sfumature espressive passando in men che non si dica dal registro patetico alle colorature più impervie.
La collocazione della Quarta nel percorso delle nove sinfonie di Ludwig van Beethoven è stata fino a pochi decenni fa ferramente stabilita dalla celeberrima definizione di Schumann che la definì una snella fanciulla greca fra due giganti nordici (la Terza e la Quinta, naturalmente), e dalla persistenza critica nel discorso su Beethoven dello schema generale sinfonie pari versus sinfonie dispari, ossia fedeltà e ritorni all'ordine classico contro innovazione, sperimentazione, slancio titanico. Siamo nell'estate del 1806, durante la quale Beethoven è ospite della residenza estiva dei Brunswik (aristocratica famiglia le cui due rampolle Teresa e Giuseppina fanno parte del manipolo di figure femminili fra cui i biografi hanno tentato di identificare l'Immortale Amata della celeberrima lettera del 1812). Come il Quarto Concerto per pianoforte, anche la Quarta fu eseguita per la prima volta a palazzo Lobkowitz, nel marzo del 1807.
organizzazione: Fondazione Orchestra Haydn di Bolzano e Trento