Orchestra di Piazza di Vittorio

Musica

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Concerto

Quindici musicisti provenienti da 11 paesi diversi, portatori di storie incredibili, continuano a far ballare le piazze con grinta e allegria impensabili nel grigio teatro di questi giorni

Il futuro del rock'n'roll?
L'Orchestra di Piazza Vittorio
È una possibilità, non uno scherzo. 15 musicisti, 11 paesi, 3 continenti, 8 lingue, e un solo direttore, Mario Tronco (Avion Travel) che, insieme al gruppo di Apollo 11, l’ha tirata su a partire da un sogno di suoni e integrazione nato in un quartiere di immigrati.
Musica che fa battere il tempo a chiunque, capace di catturare ogni gamma di orecchio, dal più raffinato al più distratto. Musica da canticchiare, da ballare, da gustare in santa pace. Blues, jazz, etnoworld? India, Africa, Latinoamerica? Tutto questo e niente di tutto questo. Una Babele che, dopo la punizione divina, si è organizzata, come si è detto sopra. Un ensemble pieno di frontmen capace di far scrivere di sé dal musicologo, al sociologo, al giornalista di costume.
L’Orchestra di Piazza Vittorio è un “prodotto” senza target, è il vero pop, o meglio quello che il pop era una volta. Pop come si disse dei Beatles nei lontani anni ’60. Qualità e democrazia. Insomma, a costo di sembrare ripetitivi o,meglio, rafforzativi, desideriamo ribadire come L’Orchestra di Piazza Vittorio è il modello di un mondo possibile e migliore nelle orecchie: un mondo pieno di diversità in cui però i Caschi Blu timbrano il cartellino e muoiono di noia.
Il simbolo di Piazza Vittorio che dell’incontro/scontro, della babele linguistica e culturale dell’immigrazione è l’emblema, il crocevia, in una Roma che, come l’Italia intera, ogni giorno di più cambia faccia e colore della pelle. Ventuno professionisti la cui scena abituale in molti casi sono le strade o i ristoranti. Ventuno voci che si incontrano parlando lingue diverse, ma fondono le proprie musiche, le proprie influenze classiche o popolari, le proprie tradizioni, i propri ritmi. Un’orchestra di immigrati, un’orchestra del mondo, per viaggiare sulle note dalle Ande al Gange passando per i Balcani e i profumi dell’Africa, per danzare allo sfinimento, per vedersi riflessi in maniera diversa, per ascoltare l’unico esperanto capace di amalgamare le emozioni e abbattere le frontiere: la musica. Un’orchestra da vedere e da sentire. A tutti i costi.

Formazione
Mario Tronco (Italia, Direttore Artistico)
Houcine Ataa (Tunisia, voce)
Rahis Bahrti/Amrit Hussain (India, tabla)
Mohammed Bilal (India, armonium, castagnette, voce)
Peppe D’Argenzio (Italia, sax)
Omar Lopez Valle (Cuba, tromba)
John Maida (Stati Uniti, violino)
Abdel Majid Karam (Marocco, violino Andaluso, gambrì)
Gaia Orsoni (Italia, viola)
Carlos Paz (Ecuador, flauto andino, chitarra, voce)
Giuseppe Pecorelli (Italia, contrabasso)
Eszter Nagypal (Ungheria, violoncello)
Raul Scebba (Argentina, percussioni)
Marian Serban (Romania, cymbalon)
El Hadji Yeri Samb (Senegal, percussioni)
Ziad Trabelsi (Tunisia, oud, voce)
Musiche: Mario Tronco, Maurizio Martusciello, Carlos Paz,
tradizionali Rajastane, tradizionali arabe


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