Oriente Occidente 2003. Danza

Ancora una volta a Oriente Occidente si intersecano le linee di punta della danza di oggi. Crocevia di culture e linguaggi che ogni anno si rinnova il Festival di Rovereto ha presentato nei suoi ventitré anni di attività importanti Compagnie internazionali, ha portato in Trentino 'assaggi di mondo', ha scelto la strada delle collaborazioni e del connubio delle diversità. In programma dal 26 agosto al 6 settembre l'edizione 2003 non smentisce questa vocazione. Anzi ne amplia gli intenti, estendendo il crocevia culturale ad altri poli e avviando importanti relazioni e scambi con significative entità quali il Festivaletteratura di Mantova, il Teatro Nuovo di Verona e il Mart: questo per creare e consolidare, sull'asse del Brennero che collega il Trentino alla Pianura padana, una Strada dei Festival che consenta la libera circolazione di arte e cultura tra le manifestazioni, le istituzioni e i territori di Rovereto, Trento, Verona e Mantova.

L'apertura è riservata a Brygida Ochaim che ritorna a Oriente Occidente a presentare i suoi studi e le sue ricostruzioni filologiche dei lavori di Loie Fuller, la pioniera dell'illuminotecnica teatrale e della multimedialità. Pensano alla Fuller anche altri 3 autori chiamati a renderle omaggio attraverso tre creazioni firmate per la versatile compagnia francese CCN -Ballet de Lorraine diretta da Didier Deschamps.
Sono i Paesi Bassi le terre d'elezione di 0riente Occidente 2003. Dal Belgio giungono infatti al Festival Anne Teresa De Keersmaeker e Koen Augustijnen con i Ballets C. de la B. mentre dall'Olanda ritorna il nostro 'emigrante' Emio Greco.
Nell'ottica delle diversità e degli 'assaggi di mondo' Oriente Occidente esplora quest'anno tre continenti: l'America centrale (Messico), l'Asia (India) e l'Australia, rappresentati da tre esponenti di eccezione nel loro genere. Tania Perez-Salas è la più promettente coreografa contemporanea messicana e il suo gruppo Mnemosine - composto da giovani e versatili danzatori - è stato una rivelazione per l'Europa nella scorsa Biennale Danza di Lione, l'indiano Raghunath Manet è considerato il Nureyev del bharata-nâtyam, così come gli australiani Strange Fruit sono al top della hit parade del teatro di strada mondiale con le loro performance visionarie sviluppate a cinque metri dal suolo su pertiche flessibili.
Largo spazio anche alla danza italiana e all'ultima generazione di coreografi del nostro panorama coreutico. Sono Michele Di Stefano con il suo gruppo MK e Alessandra Sini (SDAI) gli autori che il Festival presenta come rappresentativi di un rinnovato filone di ricerca: il primo fautore di una singolare 'spaesamento del corpo danzante', la seconda decisamente più attenta all'ambientazione e al multimediale. Entrambi sono anche conduttori di due laboratori creativi all'interno del CID il nuovo Centro Internazionale di Formazione, Produzione e Promozione della Danza di Rovereto che prende le mosse quest'anno. Una terza presenza italiana concerne la coreografa milanese Ariella Vidach che, in qualità di docente di un seminario di danza interattiva presso il neonato CID condurrà gli allievi selezionati, affiancati ad alcuni membri della sua Compagnia, alla presentazione pubblica di Globoremake, una curiosa tappa spettacolare scaturita dall'attività laboratoriale.
L'evento finale è un mix di danza, cucina e cultura in perfetto stile Oriente Occidente. Per la sezione Cibi del Festival lo chef romano Antonello Colonna con una équipe di cuochi fidati proporrà una cena-spettacolo sul tema del Futurismo nostro contemporaneo, su come potrebbe essere attualizzato e riproposto oggi in tavola il rapporto tra il movimento di Marinetti e i prodotti tipici trentini.
I Direttori Artistici Lanfranco Cis e Paolo Manfrini
Il Presidente Paolo Baldessari