Otello

Danza

Trento a Teatro
InDanza

Balletto di Roma
Otello
coreografia Fabrizio Monteverde
musiche Antonin Dvorak
scene Fabrizio Monteverde
costumi Santi Rinciari
light designer Emanuele De Maria
maitre de ballet Piero Rocchetti
costumi realizzati da Sartoria Tailor's & Co. di Spatafora Angela Liana

Ha festeggiato cinquant’anni di attività nel 2010 il Balletto di Roma. Cinquant’anni di successi ininterrotti che lo annoverano a pieno titolo tra le compagnie indipendenti più quotate del nostro paese. Nato nel 1960 dal sodalizio artistico di due icone della danza italiana, Franca Bartolomei (prima ballerina e coreografa nei principali enti lirici italiani) e Walter Zappolini (étoile e direttore per quindici anni della Scuola di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma), il Balletto di Roma ha all’attivo più di cento produzioni firmate da coreografi di fama, italiani ed internazionali.
Il suo profilo artistico nell’ultimo decennio è sensibilmente cambiato grazie all’incontro con il Balletto di Toscana e alle sinergie artistiche con l’animatrice di quest’ultimo Cristina Bozzolini, oggi alla direzione di Aterballetto. Sinergia artistica che ha condotto Fabrizio Monteverde - coreografo principale della compagnia toscana - a riallestire per l’ensemble romano due opere “cult” del passato nate appunto per il BdT: Romeo e Giulietta (’89) e Otello (’94).
Coreografo capace di creare forti suggestioni visive nel tramite di un linguaggio di danza dominato da linee classiche, Monteverde ama permeare la sua danza “formale” con il racconto e l’intensità drammatica del gesto. E’ così che nel suo triplice incontro con Otello (dopo la creazione della versione danzata della tragedia shakespeariana per il Balletto di Toscana su musiche originale di Federico Benetti Amendola, ha curato la regia dell’omonima opera di Verdi e Boito per il Teatro Pergolesi di Jesi, fino all’attuale riallestimento coreografico per il Balletto di Roma su musiche di Antonin Dvorak) Monteverde trova l’ennesima chiave di lettura drammaturgica e coreografica all’intramontabile testo shakespeariano.
Una lettura, la sua, incentrata sul tema della triangolarità delle dinamiche emozionali, erotiche e psicologiche che converge su Otello e che coinvolge tre figure principali: Desdemona, Cassio e Iago. Otello è l’outsider, colui che non conosce o non vuole applicare le regole del luogo in cui si trova; Cassio è il fantoccio di Jago, consapevole però del proprio ascendente su Desdemona e Otello; Jago è il tessitore di intrighi.
“Il gioco – spiega Monteverde – è quello di svelare il sentimento che si cela dietro la ragione, dato che mai come in Otello è la parola a scatenare gli eventi”. Così il coreografo trasforma in canto struggente sull’amore e il desiderio la tragedia del moro di Venezia. Con un Otello bianco e una scena che rimanda agli sgargianti fotogrammi fassbinderiani di Querelle de Brest. In quel porto di mare che Monteverdi riprende, nessuno è straniero, diverso o barbaro. Il cinema, antica passione del coreografo marchigiano, torna ancora una volta ad arricchire il plot già brulicante di persone provenienti da mondi diversi che intrecciano le loro storie, le loro passioni proibite e le loro menzogne.
Un gioco di intrighi e sentimenti eccessivi accompagnato da straordinarie pagine musicali di Antonín Dvorak che a tratti sottolineano languidamente e sensualmente le passioni, a tratti si contrappongono con la loro enfasi all’irrazionale, e sanguinaria, “commedia delle parti”.


organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara