Oyster
Oriente Occidente 2006
Danza
Inbal Pinto Dance Company (Israele)
Oyster
Coreografia di Inbal Pinto
Prima nazionale
Direzione artistica Inbal Pinto, Avshalom Pollak
Coreografia, costumi, scenografia, suono e design parrucche Inbal Pinto, Avshalom Pollak
Disegno luci Yoaan Tivoli
Assistente costumista Gila Lahat
Arrangiamenti Zahi Patish e Avshalom Pollak
Direzione prove Efrat Mazor Goldberg
Danzatori Michal Almogi, Zvi Fishzon, Noga Harmelin, Naomi Nissim, Shi Pratt, Avshalom Pollak, Rina Rosenbaum, Dana Shoval, Hadar Yunger, Ivica Bago, Nir Tamir, Igal Furman,
Benny Eldar
Spettacolo coprodotto da Haifa Municipal Theatre, Maison de la Danse Lyon, Suzanne Dellal Center, Curtain Up International Exposure 1999
durata 60 minuti
Tra infanzia innocente e misteriosa e anormalità di mostri che appartengono ai sogni ma anche alla trasfigurazione del reale, questo spettacolo multiforme veleggia nel suo universo solatio e annuvolato a una certa distanza da tutto ciò che conosciamo o ci aspettiamo di vedere
Un'ostrica dalle perle preziose
Oyster, degli israeliani Inbal Pinto e Avshalom Pollak, ha ricordato a qualche critico doltreoceano, che ha recensito questo spettacolo del 1999 alla Biennale Danza di Lione dedicata al Mediterraneo, i ballerini trasfigurati da Maguy Marin nella celebre Cendrillon. Forse il paragone non è del tutto convincente. Inbal Pinto, coreografa e soprattutto regista, con un solido background nelle arti visive e nel design, ha sino a oggi creato un suo teatro di movimento dove la danza sconfina nel mimo e la ginnastica si confonde con le acrobazie e i trucchi circensi; dove in scena si crea un universo fantastico e lobiettivo non è quello di promuovere nuova o vecchia danza ma semmai di intrattenere con gioia, un pizzico di poesia e tante sorprese. Forse siamo più vicini allo storico e scomparso gruppo dei Mummenschanz che non alla Marin degli anni Ottanta, anche se Inbal sa governare la danza, specie quella di sala, con una sicurezza da vera professionista. E Oyster con le sue pietre preziose tutte visive e corporee lo conferma, come unostrica che poco alla volta dischiude i suoi doni occhieggiando al Carnevale, allo struggente mondo dei clown e a Fellini, nel disincanto certo appena sfiorato del film 8 ½.
Con le sue lucette natalizie, le piattaforme volanti, il palcoscenico mobile dentro il palcoscenico e gli oggetti magici e scintillanti, Oyster raccoglie una serie di numeri interpretati da tredici performer collegati tra loro da unampia varietà di suoni e musiche: dal vento che soffia allo scampanio, dagli echi di partiture classiche a pezzi folk e pop con una spruzzata di mambo. Tornano le reminiscenze del felliniano 8 ½ nei costumi: vecchi tutù sovrastati da pantaloncini rosa sgargiante e scarpette a punta coi lacci neri per le donne, frac e colletti rigidi per gli uomini. Tutti vantano acconciature eccentriche e qualcuno non esita nella pezzatura capellona e distratta a somigliare ad Albert Einstein. Certo lidentità dei personaggi è volatile, inafferrabile. Ma Inbal Pinto, che deve a questo spettacolo la sua fama sempre più tentacolare, non intende raccontare una storia anche se Oyster somiglia a una favola spezzettata o a un musical pasticcione per adulti-bambini ma piuttosto suscitare ricordi e rincorrere sorprese.
Un uomo gigante è formato da due ballerini riuniti in un unico cappotto e la ballerina con le scarpette coi lacci somiglia a quelle bambole che sovrastano i carillon o le scatole dei gioielli. Un altro uomo vuole fare il dittatore (sarà una punzecchiatura allo Stato dIsraele?) e una nonna, che potrebbe essere la guardarobiera di questo teatro nel teatro, con un paio di forbici taglia quei rigidi nastri che uniscono i danzatori in un eccitante ballo mimico di automi. Le piattaforme volanti scendono dal cielo per consentire la danza di unacrobata che cammina sulle braccia e del suo partner. Altrove la stessa circense sarà mossa come il batacchio di una campana. Forse qualcuno si chiederà se siamo per caso di fronte a una sorta di Cirque du Soleil, meno tecnologico e levigato. La risposta è semplice. Con le loro facce cosparse di biacca e i loro numeri nati da un artigianato della scena che Israele non conosceva prima della nascita nel 1992 della Inbal Pinto Dance Company gli interpreti di Oyster, spesso camuffati da automi, bambole e marionette potrebbero appartenere a un film di Tim Burton. Tra infanzia innocente e misteriosa e anormalità di mostri che appartengono ai sogni ma anche alla trasfigurazione del reale, questo spettacolo multiforme veleggia nel suo universo solatio e annuvolato a una certa distanza da tutto ciò che conosciamo o ci aspettiamo di vedere.
Marinella Guatterini
organizzazione: Ass. cult. Incontri Internazionali di Rovereto - PAT Ass. Cultura - Comune Rovereto Ass. Cultura - Ministero Beni e Attività Culturali - Regione T-AA - APT Rovereto - MART Centro Internaz. Danza - ASM Rovereto - Cassa Rurale Rovereto