Padre Massimiliano Kolbe. L'uomo che camminò su un arcobaleno
Stagione di Prosa di Predazzo 2005/2006
In occasione della Giornata della Memoria
Compagnia Teatrale S. Vigilio di Stenico
Padre Massimiliano Kolbe. L'uomo che camminò su un arcobaleno
regia di Sergio Bailo
«...affinché nessuno possa tapparsi gli orecchi e ciascun sia costretto a vedere il silenzio ed in quel silenzio la voce si sfìanchi e l'urlo diventi sussurro. Per non dimenticare, solo per non dimenticare!»
Così terminava la prefazione d'un testo teatrale sugli orrori generati dai sistemi concentrazionari nel secolo appena trascorso. Ma come giustamente faceva notare una giornalista, qualche tempo fa, ognuno dovrebbe anche chiedersi. «Se ogni infamia è ripetibile nella storia, sono sufficienti il conoscere ed il ricordare gli errori del passato per rafforzare da una generazione all'altra l'impegno di resistere alla negatività che cova nei singoli e nella società? Il grido di Auschwitz basta ad incrinare la lastra glaciale dell'indifferenza su cui pattina, oggi, con tanta facilità la coscienza di molte persone?». La risposta ce la suggerisce David Maria Turoldo, laddove asserisce che non c'è vera resistenza senza morale, senza una scelta radicale dell'umano contro ogni forma di disumano.
Nel suo splendido discorso alla Gioventù tedesca 1945, il grande scritt re Ernst Wiechert (1887-1950) ricordava ai giovani la disperante sofferenza di quegli anni, per il venir meno di valori come la verità, la giustizia, la libertà e soprattutto l'amore per ogni creatura sofferente. «Lasciateci pensare - diceva - a quelli che non si piegarono anche se oltraggiati e disprezzati. A coloro che seppero camminare nel mare del silenzio in una solitudine che nessun uomo è mai riuscito a misurare, rimanendo ogni notte in ascolto del passo del boia. (...) essi custodivano ciò che più spietatamente era stato falciato: l'amore!»
l "custodi dell'amore", come qualcuno gli ha definiti, sono un patrimonio dell'umanità. Ecco il senso profondo di questo spettacolo teatrale, dedicato a quell'uomo ordinariamente straordinario che fu padre Massimiliano Kolbe, in grado di rigenerare il tessuto della vita sociale persino nel campo di concentramento di Auschwitz, grazie al suo coraggio di volare alto, al suo essere inebriato di autentica libertà, al suo portare nel cuore l'amore per ogni uomo, chiunque esso fosse stato, in netta contrapposizione a qualsiasi bunker d'esclusione.