Paesaggi di Guerra

Mostra fotografica

Per la prima volta proposte dal MAG in un'esposizione organica, circa 130 fotografie storiche recuperate nei più importanti archivi italiani e trentini ricostruiscono i «Paesaggi di guerra» della zona del Basso Sarca e della valle di Ledro: la prima guerra mondiale con le terribili vicende militari e umane, le fortificazioni e i bombardamenti, le evacuazioni e la ricostruzione. Uno zoom che mette a fuoco un tempo già lontano, in cui per lunghi anni la vita di milioni di persone fu sconvolta da un’immane tragedia, e che osserva da vicino le vicende locali di un conflitto che per la prima volta nella storia fece seguire al termine «guerra» l’aggettivo «mondiale». Allestita nelle due sedi espositive del MAG, in collaborazione con la Rete Trentino Grande Guerra>/a>, la mostra s’inaugura venerdì 12 novembre alle ore 17.30 alla Rocca di Riva del Garda e prosegue fino al 9 gennaio 2011. L’ingresso è libero.
Immagini di rara, immediata e drammatica forza che provengono dagli archivi dell'Istituto di Storia e Cultura dell'Arma del Genio (Roma), dell'Istituto per la Storia del Risorgimento italiano presso il Museo Centrale del Risorgimento (Roma), del Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, del Museo di Riva del Garda e dall’archivio fotografico e storico del Comune di Riva del Garda. Immagini che nella mostra sono accompagnate da pannelli con un'attenta ricostruzione delle vicende: un lungo lavoro di ricerca che rientra nell'attività coordinata dal Museo storico della Guerra di Rovereto, con uno studio svolto da Mauro Grazioli (suoi anche i testi) dell'associazione culturale Il Sommolago. Realizzato anche un catalogo, dal titolo «Fra le rovine della guerra. Il Basso Sarca e la Valle di Ledro alla fine del primo conflitto mondiale».
Un lavoro, nel caso specifico, che si caratterizza per riguardare una zona di confine, dunque una posizione particolarmente difficile che pagò un prezzo immenso. A partire dall’evacuazione di massa di intere comunità, costrette nel giro di poche ore ad abbandonare le case, gli animali e le attività per mete lontane: le «città di legno» dell’Austria, i paesi e le fattorie della Boemia e della Moravia. Nelle città vuote e nelle frazioni si schierarono i militari che trasformarono il territorio in un campo di battaglia. Non erano però solo le fortificazioni a dominare la scena, ma la riva del lago e le campagne dell’entroterra furono solcate da trincee e postazioni di tiro che cambiarono il volto al paesaggio. Nel frattempo l’esercito italiano occupava le cime e le pendici settentrionali del Baldo e teneva il Basso Sarca sotto il tiro delle artiglierie.
Da qui le pesanti distruzioni: «Chi vide Riva di Trento subito dopo l’armistizio la trovò massacrata», scrisse Ottone Brentari nel suo libro «Le rovine della guerra». Ma a subire le conseguenze più gravi furono i paesi: presi di mira dalle opposte artiglierie e dai saccheggi, alla fine risultarono in buona parte distrutti. Uno spettacolo che si propose in tutta la sua drammaticità alle migliaia di persone tornate, al ritorno dalla terribile esperienza dell’evacuazione, dopo un esilio che per i più superò i 40 mesi. Ad Arco Prospero Marchetti, il primo sindaco italiano, registrava oltre alle ferite alle case quelle morali alle persone, i danni all’agricoltura, alle piccole manifatture e al turismo. Ad intervenire subito dopo l’armistizio fu il Genio militare, che si fa carico dei lavori di ricostruzione fino al graduale subentro del Genio civile

Sono del gennaio 1919 i riattamenti dell’albergo Corona, delle scuole popolari, del macello pubblico; del marzo e dell’aprile successivi gli interventi all’arcipretura, alla piazza delle Canoniche, all’asilo infantile, alla casa di ricovero, alle scuole di San Giorgio e alla maggior parte degli edifici privati. Così nell’Oltresarca, nel Romarzollo e a Dro, dove ancora i militari e i prigionieri di guerra, coadiuvati da imprese e cooperative edilizie, cercano di tamponare le ferite del conflitto.

Anche in valle di Ledro, che prima della guerra contava 4.800 abitanti, ben pochi al ritorno dalla Boemia e dal fronte trovarono una dimora accettabile: i profughi che avevano conservato qualcosa si erano ridotti a dormire nelle stalle o nei fienili; quelli privi di tutto si erano fermati a Riva e ad Arco, ospitati negli alberghi e in altre strutture d’accoglienza. In valle non solo le case erano distrutte, ma anche gli acquedotti, gli opifici, le centrali elettriche e le vie di comunicazione.

La mostra, corredata da testi che ripercorrono le vicende di un passato la cui memoria sta scomparendo assieme ai suoi protagonisti, si spinge fin oltre la guerra, agli anni cioè della ricostruzione, a Riva con i progetti dell’architetto Giancarlo Maroni e ad Arco con il piano regolatore che ridisegnava interi tratti di città.

A cura di:
MAG – Museo Alto Garda
Rete Trentino Grande Guerra
Museo storico italiano della Guerra di Rovereto

Con la collaborazione di:
Comune di Arco - Galleria Civica Segantini, Comune di Riva del Garda - Museo di Riva del Garda, Archivio Storico del Comune di Riva del Garda. Le immagini esposte e pubblicate sono state messe a disposizione da: Archivio dell'Istituto di Storia e Cultura dell'Arma del Genio (Roma), Archivio dell'Istituto per la Storia del Risorgimento italiano - Museo Centrale del Risorgimento (Roma), Archivio Museo Storico Italiano della Guerra (Rovereto), Museo di Riva del Garda - Archivio Fotografico, Archivio Storico del Comune di Riva del Garda

Ricerche e testi
Mauro Grazioli e associazione culturale Il Sommolago

Sedi espositive
Riva del Garda, Museo, piazza Cesare Battisti, 3/A
Arco, Palazzo Panni, via Giovanni Segantini, 9

Orario di apertura
Da martedì a domenica, 10.00-12.30 e 13.30-17.00
Chiuso nei giorni 25 e 26 dicembre, primo gennaio


organizzazione: MAG Museo Alto Garda - Rete Trentino Grande Guerra - Museo storico italiano della Guerra di Rovereto