Paolo Dalponte. Sotterranea - Mente
Progetto "Arte e scuola 2011/12"
Mostra personale di
PAOLO DALPONTE
Sotterranea - Mente
Paolo Dalponte è nato a Poia di Lomaso il 15 aprile 1958. Ha frequentato LIstituto Statale dArte Applicata A. Vittoria di Trento, dove si è diplomato con il massimo dei voti. Dalla metà degli anni settanta si interessa di pittura ad olio ed una decina di anni dopo anche di grafica. Dal 1989 è membro dello studio dArte Andromeda di Trento e si occupa con successo di grafica umoristica, ottenendo numerosi riconoscimenti e premi in Italia ed allestero (Belgrado, Antalya-Turchia, Kaliningrad-Russia, Marostica, Bordighera, Presov-Rep. Slovacca, Iran, Pechino,Odessa. Nel 1992 realizza per le Edizioni Arca di Trento il gioco Trentatretrentini. Nel 1998 realizza il libro Disegni di segni con il quale vince la Palma dOro a Bordighera. Dal medesimo anno è collaboratore di Smemoranda sino al 2008. Nel 2001 realizza le illustrazioni del testo di storia locale sulla comunità di Praso.
Nel 2001-2002 tiene un corso di disegno allinterno del progetto del Fondo Sociale Europeo LArte del legno nella Valle del Chiese. Nel medesimo periodo tiene un laboratorio di educazione visiva e creatività presso lIstituto Comprensivo Rovereto Centro. Nel 2002 tiene un corso di disegno al Centro Estivo della Scuola Media Statale N. Dalle Laste di Marostica. Nel 2005 ha illustrato il libro Porgi laltra guancia per le Edizioni Monti (MI) e le illustrazioni per il libro La voce delle radici di N. Cozzio, edito da Curcu e Genovese (TN). Nello stesso anno realizza il calendario per lIstituto Trentino delle Assicurazioni ITAS. Nel 2006 cura limmagine del Congresso Provinciale SAT. Nel 2009 realizza le illustrazioni per il calendario della Cassa Rurale del Lomaso Realizza calendari per biblioteche pubbliche e per privati. Ha tenuto corsi di disegno a Praso, Ponte Arche, Pranzo, Riva del Garda. Collabora con Edizioni Rendena, Akena, Edizioni Curcu e Genovese.
L ARTE DI PAOLO DALPONTE: ALLA SCOPERTA DELLIMPREVEDIBILE
La prima domanda che vale le pena porsi di fronte alla ricerca di Paolo Dalponte è quella che attiene alla dimensione più propriamente artistica del suo impegno come vignettista e come illustratore e non possiamo che rispondere subito, prima di ogni altra argomentazione, sgomberando il campo da qualsiasi possibile equivoco estetico, figlio di una cultura statica e tradizionalista. Infatti la vignetta e lillustrazione sono entrate ormai da più di un secolo nel panorama canonico delle arti e senza voler citare il mago Folon, certo padre non solo putativo anche del nostro Dalponte, basta pensare al percorso creativo di un Lyonel Feininger che passava con indifferenza e divertimento dalla copertina di una rivista ad un manifesto pubblicitario, da una vignetta satirica ad un incisione impegnativa o ad un quadro ad olio affascinato dalle architetture futuriste.
Paolo Dalponte riesce a ribaltare la realtà reinventandola fantasticamente, eppure il suo disegno di impronta surrealista rivela della realtà molto più di quanto potremmo aspettarci. Limmagine creata da Paolo Dalponte, sempre ludica e apparentemente bizzarra, riesce ad estrapolare dai particolari meno appariscenti, ogni volta, una sorta di storia, una speciale e avvincente narrazione, condensata in un solo o in pochi frammenti.
Consideriamo in ogni caso prima di tutto la base tecnica dalla quale si sviluppa la creatività dellartista giudicariese, basata su quelle fondamenta costituite dal disegno, quel disegno che oggi non è così considerato come quando più di un secolo fa, per restare in territorio trentino nella reale scuola elisabettiana di Rovereto manipoli di giovani che poi sarebbero diventati grandi nomi dellarchitettura e della pittura si esercitavano per anni nel disegno geometrico e nel disegno a mano libera arrivando poi naturalmente alla concezione e allinterpretazione artistica non solo più genuina, ma parallelamente spesso di assoluta avanguardia.
Il disegno di Paolo Dalponte è la struttura portante della sua creatività, che ovviamente si nutre di stimoli culturali approfonditi e diversi, di suggestioni oniriche e di divertite ironie critiche non prive di una ripetuta, sardonica e graffiante risata. Senza il disegno il sogno e la costruzione satirica dello sguardo svanirebbero in un imbuto pieno di ripetizioni troppo elementari e narcisistiche come non di rado ci succede di vedere. Certo che le comunicazioni, gli incastri, gli intrecci che il nostro artista riesce a costruire appartengono anche a una sorta di meccanica personale che sa trovare i pezzi, le bordure, le congiunzioni e i colori di immagini, che riescono a stupire per la loro carica di imprevedibilità e per la loro energia vitale. In un panorama esplicitamente grafico il colore acquista una carica linguistica propria che riesce a moltiplicare e a ampliare leffetto del segno.
Le immagini di Paolo Dalponte sembrano scaturire spontanee e veloci come dei conigli bianchi dal cappello di un prestigiatore, ma sono frutto di un ingegno mentale e manuale di notevole spessore e si avvalgono di una relazione empatica continua con la realtà e con la storia. Nulla sfugge al segno ora dissacrante ora affettuoso di Paolo Dalponte e in esso ritroviamo leco della fiaba che ci accompagnava a letto bambini, il brulichio delle notizie tragiche dei notiziari quotidiani, il calore degli scorci più caratteristici della terra trentina, la manifestazione orgogliosa delle altre culture del villaggio globale nel quale siamo immersi. A questo proposito non può sfuggire il dialogo che Dalponte ha intrecciato nel suo viaggio creativo con altri paesi, altre mentalità, registrando un riscontro positivo, oltre le previsioni. E non vi è dubbio che la sua arte oggi si nutra della consapevolezza che la mappa del mondo è cambiata e che si è formata una nuova mappa del mondo, una mappa colorata, variopinta, ricca e incredibilmente complessa, come ci spiega il grande, compianto Kapuscinski.
Il continuo cambiamento, la continua evoluzione nella quale noi tutti, consapevoli o no, siamo immersi, sono testimoniati lucidamente dal segno e dalle invenzioni di Dalponte e la prova del nove di quanto stiamo affermando non sta solo nella curiosità antropologica di estenuato viaggiatore che lo contraddistingue, ma ancor più nel grado dellaccoglienza ricevuta dalle sue opere in festival, concorsi e rassegne che avvengono a migliaia di chilometri dalla piccola e amena Poia, in cui vive.
È difficile sezionare questarte, in fondo è difficile e forse anche pretestuoso definirla, è meglio cercare di affrontarla scoperchiandola ogni volta per rivelare i tesori che contiene: il passato che non passa, il pregiudizio che brucia, la memoria che si rinnova, il nuovo che appare, accolto con entusiasmo o con timore, il pianto e il riso che, smentendo la saggezza di Spinoza, completano il viaggio della ragione.
Mario Cossali