Peteano. La strage dimenticata

Incontri e convegni

Cinquanta anni fa pochi conoscevano Peteano, una località, quattro case nel comune di Sagrado, piccolo paese della Venezia Giulia, a meno di dieci chilometri da Gorizia e Redipuglia. Nella Prima guerra mondiale quelle terre, tra l’Isonzo e l’altopiano carsico, furono teatro di violenti scontri fra l’esercito italiano e quello austro-ungarico. Nel 1921, assieme al resto della Venezia Giulia, vennero annesse al Regno d’Italia.

Cinquanta anni fa Peteano campeggiava sulle prime pagine di tutti i giornali italiani. Cinquant’anni fa, il 31 maggio 1972, una telefonata anonima segnala ai carabinieri di Gorizia la presenza a Peteano di una Fiat 500 abbandonata nel bosco. Il parabrezza è segnato da alcuni fori di proiettile. All’apertura del cofano esplode una bomba, che uccide tre dei carabinieri che la stavano controllando e ferisce gravemente un quarto.
Il colonnello dei carabinieri Dino Mingarelli, allora comandante della Legione di Udine decide di occuparsi personalmente delle indagini, dirigendo l’inchiesta verso gli ambienti di Lotta Continua di Trento. È un depistaggio: le indagini non trovano riscontri e la traccia è presto abbandonata.
A circa dieci mesi dall’attentato, sfumata la pista rossa, le indagini si orientano sulla malavita goriziana; sei giovani pregiudicati con piccoli precedenti penali. Il movente supposto si sarebbe fondato su una vendetta della delinquenza locale contro i Carabinieri. I vari processi che si succedono vedono gli imputati riconosciuti innocenti.

Per anni le indagini ignorarono i veri colpevoli, focalizzandosi su una varietà di indiziati e imputati che nulla avevano a che fare con il crimine. Le responsabilità dei veri autori dell’attentato divenne chiara molto più tardi.

Il colpevole di quella che fu chiamata la “strage di Peteano” è Vincenzo Vinciguerra, condannato all’ergastolo. Di tutte le stragi fasciste, questa è la più singolare per la presenza di un reo confesso: Vincenzo Vinciguerra di Ordine Nuovo. La sua “assunzione di responsabilità” arriva solo nel 1984, dopo una serie di inutili indagini. Successivamente si scoprì che alti ufficiali dell’Arma (ma la polizia non fu da meno) protessero i neofascisti che avevano ucciso tre loro commilitoni. Anche il segretario del Msi, Giorgio Almirante, fu rinviato a giudizio per favoreggiamento e sfuggì al processo solo grazie a un’amnistia.
Oggi Vinciguerra, unico reo confesso di tutta la strategia della tensione, continua a dichiararsi combattente contro lo Stato e non ha mai usufruito di alcun permesso.
Ma è veramente tutto chiarito o esistono ancora delle verità nascoste che meritano di essere raccontate?
Ricostruisce e si interroga su questa vicenda Paolo Morando nel suo ultimo lavoro. Con un racconto incalzante, il suo libro fa luce sugli aspetti ancora in ombra della strage e sullo stesso Vinciguerra, intervistato in carcere, svelando una storia italiana ancora oggi difficile da accettare.

In collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino, la Biblioteca Archivio del CSSEO organizza l’incontro-dibattito “Peteano. La strage dimenticata”. Felice Casson, Giuseppe Ferrandi e Fernando Orlandi discutono con Paolo Morando, autore de “L’ergastolano. La strage di Peteano e l’enigma Vinciguerra” (Laterza 2022).
L’incontro-dibattito si terrà a Trento mercoledì 18 maggio, alle ore 17,30 nella Sala Conferenze della Fondazione Caritro (Via Calepina 1).

Paolo Morando, giornalista, scrive per “Huffington Post”, “Internazionale”, “Domani”, “L’Essenziale”, sulla rivista “Il Mulino” e sul blog “minima&moralia”. Per Laterza è autore di “Dancing Days. 1978-1979. I due anni che hanno cambiato l’Italia” (2009), “’80. L’inizio della barbarie” (2016, finalista al Premio Estense), “Prima di Piazza Fontana. La prova generale” (2019, Premio Fiuggi Storia, sezione Anniversari) e “Eugenio Cefis. Una storia italiana di potere e misteri” (2021, finalista al Premio Acqui Storia, Sezione divulgativa).

Felice Casson, già giudice istruttore e parlamentare. Come giudice istruttore di Venezia nel 1980 riaprì il “caso Peteano”.

Giuseppe Ferrandi, storico, è il direttore generale della Fondazione Museo Storico del Trentino.

Fernando Orlandi, storico della Guerra Fredda, è il presidente della Biblioteca Archivio del CSSEO.

In ottemperanza alle normative vigenti, per la partecipazione all’incontro-dibattito è necessario indossare la mascherina FFP2

L’incontro-dibattito può essere seguito on-line sulla piattaforma Zoom al seguente link:

https://us02web.zoom.us/j/83040344893