Presentazione del nuovo cd de I Marascogn

Musica

Nel prossimo mese di febbraio giungeranno a compimento, con singolare sincronismo, tre iniziative discografiche destinate ad arricchire notevolmente il panorama culturale della comunità ladina: si tratta di tre prodotti molto diversi tra loro, accomunati tuttavia dall’intento di misurare le possibilità espressive del ladino a contatto con particolari forme del linguaggio musicale proprie del mondo contemporaneo.
Sperimentazioni coraggiose in questo campo non sono mancate in passato, basti ricordare la piccola opera lirica Conturina (2001), composta da Claudio Vadagnini sulla scia del lavoro pionieristico di Luigi Canori nel campo del teatro musicale, ma anche le impegnative composizioni di Emilio Galante, afferenti alla musica colta contemporanea, realizzate su testi folclorici o su testi di poeti ladini contemporanei (Larjines, 2003, Amèr volesse 2006), o l’ancor più recente versione dei “Quadri per un’esposizione” di Mussorgskij per 4 sassofoni, percussioni e voce narrante (con testo di Vittorio Caratozzolo, edizione illustrata Istituto ladino 2007), segnalata anche dalla prestigiosa rivista specializzata “Amadeus” (n. 1, gennaio 2009).
Ora la scommessa sembra volgersi (non a caso) in direzione di generi musicali più “popolari”, frequentati in modo particolare dalle giovani generazioni, ma non solo. L’Union di Ladins de Fascia presenterà il 7 febbraio p.v. il nuovo cd de “I Marascogn”, formazione “storica” nel campo di musica ladina d’autore, che con questa nuova produzione intende celebrare il trentesimo anno di attività. “L poet e la vivana” (questo il titolo dell’album) presenta 12 brani per lo più inediti, alcuni composti o ri-arrangiati per l’occasione, altri (delle autentiche sorprese) recuperati tra gli abbozzi incompiuti di L. Canori. I brani, caratterizzati da testi poetici di autori ormai consacrati come Luciano del Garber, appaiono per lo più legati tra loro da un filone tematico ben riconoscibile, mentre le atmosfere sono ancora una volta segnate dal caratteristico sound dei “Marascogn”, che si rifà esplicitamente alla “musega da stua”, qui ulteriormente raffinato grazie anche all’apporto di musicisti di consolidata esperienza nel campo della musica barocca.
Nel corso del mese di febbraio uscirà il tanto atteso cd realizzato in occasione del concerto “Cjantâ Vilotis con Antonella Ruggiero”, presentato dall’Istitut Cultural Ladin nel settembre scorso a Canazei e a Trento, prodotto da Roberto Colombo per “Liberamusic” (l’etichetta della stessa Ruggiero) in un cofanetto che conterrà in dvd anche la registrazione video del concerto tenutosi al Teatro Santa Chiara di Trento.
Il pubblico ha già riservato un ampio successo all’operazione che ha visto la grande pop star italiana cimentarsi insieme con musicisti ladini, friulani e trentini (“Destràni Taràf”, “MarMar Cuisine”, Loris Vescovo e Caia Grimaz) nel recupero di canti della tradizione popolare (oggi documentati nell’imponente raccolta i tre volumi “Il canto popolare ladino nell’inchiesta Das Volkslied in Österreich”) e nella loro libera reinterpretazione in chiave world music. Al di là del valore culturale in sé, la partecipazione di Antonella Ruggiero a questa operazione ha sicuramente fornito un surplus in termini di qualità, soprattutto per l’efficacia del messaggio in favore del prestigio della lingua presso le giovani generazioni.
Su di un altro versante della musica moderna, assai meno consueto per le lingue di minoranza ma non per questo meno “intrigante”, si colloca il progetto “Encresciadum” proposto dall’Associazione di Cultura e Musica “La Grenz” di Moena, da tre anni attiva nell’animare il panorama musicale locale con proposte di musica dal vivo dei generi più diversi. Qui è la musica jazz che incontra la cultura e la lingua ladina, dove la “nostalgia” diventa blues e saudade nel rivisitare figure e miti della tradizione ladina colti nella loro dimensione simbolica con gli occhi disincatanti del presente.

Undici brani di raffinata fattura, musicati da Roberto Soggetti su testi di Fabio Chiocchetti, interpretati mirabilmente da Silvia Donati e da un gruppo di affermati musicisti, locali e non, formatosi per l’occasione quali Pietro Tonolo (sax), Paolino Trettel (tromba), Roberto Rossi (trombone), con lo stesso Roberto Soggetti al piano, Marco Privato al contrabbasso e Enrico Tommasini alla batteria. Il cd verrà presentato in anteprima live a Trento il giorno 28 febbraio e costituirà il concerto di chiusura della rassegna “Dolomiti Ski Jazz” che si terrà a Canazei il 22 marzo presso il Teatro Marmolada.

“Il poeta e la vivana”, summa di un percorso iniziato trent’anni fa, quando quattro giovani di Moena si presentarono per la prima volta davanti al pubblico, il 10 agosto 1978, con l’intento di rinnovare il panorama della canzone ladina, cantando “di cose antiche” ma anche “di temi nuovi”. Tradizione e innovazione, guardare avanti senza dimenticare le radici antiche della cultura ladina, sulla via già segnata dal Luigi Canori, al secolo Ermanno Zanoner (1907-1991).
“Il poeta e la vivana”: da un alto, l’uomo ispirato che interpreta il mondo e le sue contraddizioni, capace di cantare i sentimenti, le paure e le passioni; dall’altro, la creatura sapiente e bellissima di un mondo misterioso, lontano e sempre presente, potenza della natura e promessa di felicità mai interamente concessa. Su questa legame che riunisce e separa, motivo fondamentale di tanti racconti e leggende, si gioca il percorso tormentato della civiltà umana, il conflitto eterno tra Natura e Cultura, contrasto ancora più vivo in una piccola comunità ancora legata alla propria terra e alla propria storia come quella ladina.
Dunque Oswald von Wolkenstein, nobile poeta e cantore, frutto ancora acerbo della nostra terra (R. Verra). Del Minnesänger realmente vissuto nel secolo XV viene presentata una dolce “Ave Mater”, ma il suo alter ego fantastico, il mitico Cavaliere “Man de Fier” (mano di ferro), segnato dal destino e dall’amore sfortunato per la vivana del Lago di Dona, rispunta nuovamente in “Sauta soricia” e “Lai de l’amor perdù”, rielaborazioni su musiche recuperate dai manoscritti di Canori da poco riscoperti, frammenti inediti dell’opera “Antermoia”, rimasta incompiuta.
Per converso, Luciano Jellici del Garber (1928-2006), il poeta moderno che più di ogni altro, con le sue tematiche universali (la guerra, l’ingiustizia, la sofferenza, le cose buone dell’esistenza e quelle tristi) ha dato la spinta e l’ispirazione per la nuova produzione dei Marascogn, fin dall’inizio del loro percorso: quattro brani musicati su testi di Luciano Jellici, due di nuova composizione, uno con nuova strumentazione, l’ultimo proveniente anch’esso dal primo repertorio del gruppo, ma mai inciso finora.
Poeta moderno anche Stefano Dell’Antonio, protagonista della prima stagione dei Marascogn, che qui ci porge il dono ritmato del suo “Piccolo strumento”, che continua a emanare bagliori senza tempo nell’eterna rotazione del mondo. E le Vivane, simbolo e metafora della Natura che si ribella di fronte alle malefatte dell’uomo ingrato, diventano il tema fondamentale del “Lament” e della suite strumentale che segue, “Pian dal bal”, luogo dove secondo le leggende si riunivano uomini e vivane, di tempo in tempo, in una comunione primordiale di sentimenti e azioni, in un era di pace e di rispetto ormai perduta per sempre.
Anceh la Fata del mito fondativi del paese, creazione leteraria di canori, si congeda da questo mondo sconsiderato d’oggi (“addio Moena”) e ugualmente sembra prender congedo il Poeta che l’ha cantato, ma che forse è stato troppo poco considerato: “Io lo ascolto il vostro dire”…


organizzazione: Istituto Culturale Ladino di Fassa