Presentazione del restauro della cappella di San Rocco
É terminato in questi giorni il delicato restauro della cappella di San Rocco, degli apparati decoratici parietali e della cupola dell'abside: l'intervento, eseguito dalla Soprintendenza per i Beni architettonici della Provincia autonoma di Trento, sarà presentato martedì 16 agosto alla presenza dell'architetto Cinzia D'Agostino, autrice del progetto e responsabile della direzione lavori, nel corso di una cerimonia che si aprirà alle ore 11 con la Messa. La cittadinanza è invitata.
La chiesa di San Rocco fu eretta nel Cinquecento per un voto della comunità al santo taumaturgo Rocco, durante la pestilenza del 1512; la consacrazione porta la data del 24 maggio 1574. La cappella ne costituisce un settore superstite, precisamente la parte absidale, dopo che la navata fu demolita in sèguito ai danni causati dai bombardamenti della prima guerra mondiale, i quali furono l'occasione per attuare un'intenzione già ventilata, per motivi di ordine pratico, fin dall'inizio del Novecento.
L'abside settecentesca scampata alla demolizione è ora inserita nel nuovo assetto urbanistico della piazzeta, come progettato dall'architetto rivano Giancarlo Maroni, molto attivo nella ricostruzione postbellica. Maroni ne rielaborò l'assetto esterno, inserendo l'abside nel contesto del nuovo fronte occidentale dell'antico palazzo «dei Provveditori», già sede municipale della città. L'abside di San Rocco divenne così la cappella municipale e il teatro di tutte le manifestazioni patriottiche della città. Eppure rischiò nuovamente di scomparire quando si lavorò alla revisione viaria della Gardesana occidentale: la nuova circonvallazione (il cui progetto preliminare risale al 1936) avrebbe infatti attraversato il centro storico con un'ampia trincea, attraversando piazza Catena e sfondando la chiesa di San Rocco. Ma l'iter procedurale fu rallentato dalla seconda guerra mondiale e, nel 1949, alla ripresa del progetto, il percorso fu spostato più a monte.
L'abside presentava evidenti fenomeni di degrado degli apparati decorativi, in particolare erosione, degradazione ed alterazione cromatica, spesse stratificazioni di polvere, nerofumo e guano. Le cause sono specialmente legate all'azione degli agenti atmosferici e a precedenti restauri di cattiva qualità, meno alle infiltrazioni dalla copertura, limitate a poche zone circoscritte. In pessimo stato di conservazione, in particolare, i dipinti, dei quali alcuni erano praticamente illeggibili. Anche le opere in pietra, in particolare la lapide eseguita da Andrea Malfatti, dedicata all'arciprete Giuseppe Ciolli, e l'altare realizzato da Cristoforo e Sebastiano Benedetti, hanno richiesto interventi di notevole complessità. L'intervento è stato eseguito dalla ditta Nerobutto di Grigno.
organizzazione: P.A.T. Soprintendenza per i beni architettonici