Pushed

Danza

Oriente Occidente 2008
Danza

Padmini Chettur - India
Pushed
prima nazionale

Coreografia Padmini Chettur
Luci Zuleikha Chaudhari
Musica Maarten Visser
Costumi Metaphor, Chaitanya Rao
Coordinamento Kim Kwanh-Lim
Danzatori Krishna Davanandan, Anoushka Kurien, Akila, Preethi Athreya, Divya Rolla, Padmini Chettur

Coproduzione Seoul Performing Arts Festival

durata 70 min

Una danzatrice in piedi che spinge il proprio ventre lentamente in avanti, camminando in un cerchio di luce bianca. Dopo di lei ne entra in scena un’altra, similare abito corto sui toni sfumati del rosso, braccia tese all’indietro mentre cammina di schiena a perforare lo spazio reso denso dalla partitura sonora per soffi, fischi, sonori stridii creata per strumenti coreani da Marteen Visser. Inizia così Pushed di Padmini Chettur, danzatrice indiana tra le più interessanti oggi in circolazione. Una danza che è un elogio alla lentezza, all’ascolto quasi tattile dell’attrito che il corpo sente movendosi nello spazio vuoto. Come se l’aria continuasse a spingere e a richiedere una ostinata resistenza. Due danzatrici che diventano quattro, corpi che lentamente si torcono prima di trovarsi a due per due, figura in coppia che gioca con l’idea del doppio, schiena contro schiena. Passi di profilo, con le braccia che parallele oscillano e si bloccano entrando nella tensione del ritmo. Pushed è un lavoro che sembra riportare in auge la costruzione delle partiture musicali e coreografiche del minimalismo. Le danzatrice diventano sei, quattro blu e due rosse, rigorose nello sviluppo gestuale, un’India al femminile che con le dovute differenze ci viene da associare alle prime Rosas di Anne Teresa De Keersmaeker.
Pushed nasce però in Corea e si ispira alle sette emozioni teorizzate nella filosofia coreana, rancore, dolore, piacere, gioia, tristezza, amore e invidia. Il risultato è suggestivo e straniante, quasi astratto, sviluppato secondo una linea non-narrativa. Transizioni da un corpo all’altro nelle quali i soggetti lasciano il posto a una estatica oggettività nelle quali però si respira una tensione collettiva. “L’intenzione – dice la presentazione della coreografa – è di confondere le linee della emozionalità (…) L’emozione è la nostra abilità di trovare un equilibro ma anche di perderlo”.
Padmini Chettur ha danzato per dieci anni nella compagnia Chandralekha che lavora sulla decostruzione e rielaborazione del Bharata Natyam. Da quando coreografa da sola, ha approfondito in modo autonomo e non ornamentale il lavoro sulla riduzione del movimento, interrogandosi a lungo su come il danzatore affronta nel corpo il lavoro e la creazione.


organizzazione: Ass. cult. Incontri Internazionali di Rovereto