Quale futuro per il patrimonio culturale?

Nel contesto di processi innovativi di grande rilievo, sia a livello nazionale che europeo, quali la riforma del titolo V della Costituzione, la trasformazione dei sistemi di welfare, la privatizzazione di molti enti pubblici, l'evoluzione delle politiche comunitarie, i numerosi interventi normativi che negli ultimi dieci anni hanno interessato il settore dei beni e delle attività culturali inducono l'interprete ad interrogarsi sull'impatto che simili cambiamenti producono sul modo di guardare alla cultura nel nostro Paese e di garantire la conservazione e la valorizzazione di quel patrimonio universale, intorno al quale si aggregano gli interessi della collettività presente così come delle generazioni future. Guardare al problema dal punto di vista delle forme di gestione dei beni e delle attività culturali non significa voler prescindere dal piano dei diritti ed, in particolare, da quello della proprietà sul bene culturale. Tutt'altro. Quanto più i diritti si differenziano e se ne differenziano gli statuti, tanto più è importante riflettere sulle diversità delle forme organizzative in cui tali diritti sono in concreto esercitati, amministrati, gestiti nell'interesse della collettività. Mediante la combinazione tra alcuni contributi scientifici, sia giuridici che economici e talune esperienze che, nel nuovo contesto normativo, riflettono il cambiamento insito nei processi in corso, il convegno intende così favorire un dibattito di tipo multidisciplinare che, attraverso la lente delle forme di gestione, torni ad interrogarsi sugli obiettivi e sulla congruenza tra questi e gli strumenti che legge e autonomia privata mettono a disposizione dell'interprete e dell'operatore.