Quale pace? Sei saggi su pace e guerra, violenza e nonviolenza, giustizia economica e benessere sociale

Di Giuliano Pontara

Incontri e convegni , Presentazione libro

L’incontro, aperto alla cittadinanza, prevede la presentazione dell’ultimo libro di Giuliano Pontara “Quale pace? Sei saggi su pace e guerra, violenza e nonviolenza, giustizia economica e benessere sociale”.

Massimiliano Pilati, presidente del Forum dialoga con l’autore, particolarmente legato al territorio trentino. Infatti, Giuliano Pontara, uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale, dal 1993 al 2004 è stato presidente del comitato scientifico e direttore della International University of Peoples' Institutions for Peace- IUPIP di Rovereto. Inoltre, fra gli anni ’80 e ’90, ha insegnato in diverse università italiane, fra cui anche quella di Trento.

Seguirà un momento di dibattito con il pubblico presente, al quale l’autore risponderà ad eventuali domande.

  

Questa raccolta di scritti sulla pace, presentata in una decina di città italiane, è una nuova bella occasione che l’Autore, già meritorio per tanti lavori filosofici e raccolta di testi su nonviolenza e pace, ci offre alla riflessione profonda su aspetti vari e seri del problema pace. Con rigore analitico, e con accurati dati quantitativi dei fenomeni, l’Autore sviluppa diversi problemi.

Pontara prende in esame l’opinione di Steven Pinker: «Può darsi che oggi viviamo nell’era più pacifica dell’esistenza della nostra specie» (nel libro Il declino della violenza, Mondadori 2013, originale 2011). Dopo una rapida rassegna delle guerre in corso, dei terrorismi, dei sistemi di torture, dei conflitti ambientali, delle tendenze naziste attuali (esaminate in L’antibarbarie, Edizioni Gruppo Abele, 2006), Pontara sostituisce al criterio di calcolo di Pinker (numero di vittime in relazione alla popolazione mondiale, molto più numerosa che in passato) quello meglio proporzionato, oggi usuale (il numero di morti su 100.000 persone l’anno), in base al quale la guerra 1939-45 risulta la più violenta della storia umana. Inoltre, le violenze in corso minacciano direttamente anche le generazioni future, sicché è assai dubbio l’ottimismo di Pinker e assai certo il pericolo aggravato dalle nuove tecnologie, dalla massiccia industria bellica, dal rischio di guerra nucleare.

Dunque, quale pace? Le “paci” che abbiamo studiato a scuola sono la volontà del vincitore imposta al vinto: sono vere paci, o sospensione della guerra, eppure reale sollievo da grandi sofferenze? Per Pontara la pace è la proprietà di sistemi sociali che potrebbero essere conflittuali e riescono ad evitare conflitti armati (cfr p. 27). Tra le due nozioni di pace, quella più larga, o pace negativa, cioè assenza di guerra, e la nozione più esigente e più stretta, cioè pace positiva, assenza di ogni forma di violenza (diretta, strutturale, culturale), Pontara sceglie di adottare la prima nozione larga, in quanto più utile all’analisi, visto che la seconda nozione stretta implica un giudizio di valore, una concezione determinata della giustizia. Ciò è probabile che susciti discussione, perché la peace research internazionale (che ha in Johan Galtung il maggiore esponente) è più orientata verso la seconda nozione: pace come assenza di ingiustizie e di culture violente. Però Pontara ammette che la questione del superamento della guerra è legata alla riduzione sia delle gravi ingiuste diseguaglianze (interne ai popoli, e mondiali), che riducono la mobilità e la fiducia sociale e dunque la qualità della vita, sia delle gravi minacce all’ambiente vitale.


organizzazione: Forum Trentino per la Pace e i Diritti umani