Quanti denti ha il pescecane?

Musical

ArtealCentro

Quanti denti ha il pescecane?
Omaggio a Brecht
Frammenti di un laboratorio multidisciplinare su “L’opera da tre soldi”

CAST
Elena Bizzotto: Jenny delle Spelonche
Matteo Cortelletti: Gionata Peachum
Andrea Franzoi: Jack Brown
Michela Fedrizzi: Celia Peachum
Lucia Poli: Lucy Brown
Gabriella Sinella: Polly Peachum
Mirko Battisti: Mattia della Zecca
Daniel Bassetti: Filch
Angela Giacomoni: Vixen
Davide Ropelato: Smith

Danzatrici in video: Angela Giacomoni, Lorenza Toffolon
Comparse in video: Luca Casagranda, Alessandro Pedrotti, Lorenzo Ropelato, Carlo Ropelato, Victor Bornaz
Realizzazione interviste: Giorgia Endrici e Francesco Ghilardi
Assistente alle riprese delle interviste: Ilir Kertusha
Si ringraziano in particolare gli intervistati: Leonardo Franchini, Cristian Zendri, Federica Ricci Garotti, Zeno Lorenzo Verlato, Karin Del Vecchio
Adattamento testo: Francesco Ghilardi
Arrangiamenti musicali: Manuel Moretti
Progetto luci: William Trentini
Coreografie: Angela Giacomoni
Costumi: Marina Sfregoli con la collaborazione di Sara Campestrini e Griselda Giraudo
Realizzazione ed allestimento scenico: Andrea Franzoi e Marina Sfregoli
Assistenti di scena: Silvia Zanon, Paola Zanon
Progetto Grafico: Aurora Weber
Coordinamento Generale: Carmine Ragozzino
Regia e Produzione Video: Francesco Ghilardi

Per un laboratorio come il nostro, sempre alla ricerca di nuove scommese, cimentarsi con il teatro brechtiano, rappresentava una tappa quasi “obbligata”. Brecht come promotore del teatro canzone (che non va assolutamente confuso con il musical tradizionale), ma soprattutto Brecht come ideatore del famoso effetto di straniamento che coinvolge sia l’attore che lo spettatore, nel mantenere la distanza critica rispetto al mondo rappresentato in scena.

La scelta del testo è caduta su “L’opera da tre soldi”, forse uno dei testi più rappresentativi dell’autore, e indubbiamente il più conosciuto.
La prima sfida è stata capire quanto il testo scelto potesse essere per i partecipanti al progetto “attuale” o attualizzato; mi son chiesto: è possibile comunicare un Brecht che parla delle cose che pensiamo e che sentiamo oggi?
Per cercare la risposta abbiamo lavorato su gesti, azioni e parole cercando quelli che potevano esserci utili. I partecipanti al progetto, indipendentemente dalla loro esperienza “artistica” di provenienza, sono stati coinvolti in diverse discipline quali la recitazione, il video, la musica, il canto, la danza. Abbiamo visionato diverse versioni teatrali e cinematografiche tratte dall’”Opera da tre soldi”, o da altri testi brechtiani, o ispirati alla musica di Weill. Abbiamo lavorato molto sull’improvvisazione, in una ricerca/sperimentazione che non può considerarsi ad oggi conclusa, ma che rende il progetto sempre in ipotetica evoluzione.
Il titolo fa riferimento a quel pescecane, tanto caro a Brecht e ricorrente in diversi suoi testi, che mostra le sue armi (i denti appunto) e quindi palesa la sua ferocia, al contrario di chi le armi le nasconde per estrarle solo al momento opportuno.

L’allestimento racconta e analizza il testo, mettendone “in scena” molti frammenti, in teatro o in video. Li alterna con osservazioni, divagazioni, interviste-riflessioni, che coinvolgono dall’uomo della strada, fino ad appassionati e/o esperti che si sono resi gentilmente disponibili a dire la loro, e a supportarci in questo viaggio attraverso il mondo brechtiano.
Lo scopo di tali interviste e/o interventi in video, è certamente far da raccordo tra le varie scene, ma anche sostituire le didascalie, i cartelli, o le scene a sipario chiuso di Brecht, portando lo spettatore a sperimentare la “giusta distanza critica”.

Informazioni sulla prevendita

presso le casse rurali trentine
Cassa Teatro Auditorium

Le porte che il Centro Servizi Culturali Santa Chiara ha spalancato alla creatività e alla sfida artistica dei giovani è arrivato ad un'altra svolta, ad un'altra tappa ambiziosa ed entusiasmante. È il percorso nato da una scommessa che il Centro S. Chiara ha voluto giocare con un investimento, convinto del bisogno di tanti giovani musicisti, attori, ballerini, cantanti di misurarsi con la contaminazione delle loro attitudini ed esperienze artistiche dentro progetti multimediali.
Progetti che in questi anni hanno conquistato l'attenzione e il favore del pubblico nei più prestigiosi palcoscenici cittadini, Auditorium e Sociale, in tutti i più importanti teatri della provincia e anche all'estero, (la recente trasferta a Budapest de "I senzatetto dell'amore").
Un percorso ormai lungo e ricco di una soddisfazione che ancora non ha appagato. Un percorso che è incominciato nella rivisitazione dell'universo rock - gli Who e i Pink Floyd - per deviare verso la miscellanea del musical di Teen Spirit e poi, ancora, nelle escursioni letterarie di "Non vorrei crepare", (Boris Vian) e di "Ballata in rosso", (Edgar Allan Poe).
Un moto di andata e ritorno tra la musica, e il teatro. Un continuo scambio tra le arti; (dal canto alla recitazione al video), per dimostrare che dare continuità e spazio alle idee e alle sfide dei non professionisti può portare a risultati invidiabili anche per i professionisti. E' stato un coinvolgente percorso laboratoriale quello che è arrivato fino ad oggi. Un percorso di conoscenza, di aggregazione tra decine e decine di artisti che sono entrati ed usciti dai progetti.
Artisti di ogni età ed ogni preparazione perchè lo scambio generazionale è stato e vuole essere una caratteristica di tutti i progetti.
Artisti che hanno accettato sempre di mettersi in gioco su terreni di volta in volta più insidiosi: nei "Senzatetto", ad esempio, c'è stato un interscambio continuo di ruoli che ha rappresentato la vera forza dello spettacolo viaggio nella canzone d'autore italiana dopo che "Onde e Frequenze" lo era stato nel pop rock internazionale.
Il percorso partito dal Centro Musica di Trento che due anni fa ha preso il nome di Artealcentro - diretto con professionalità e abnegazione da Francesco Ghilardi e coordinato dal sottoscritto - aveva bisogno di un'ulteriore sfida. La sfida è quella di Brecht, di un "lavoro" sull'"Opera da tre soldi" che più ancora degli altri progetti ha messo al centro la capacità di ogni protagonista di "costruire" passo dopo passo uno spettacolo che è anche l'occasione di non porre limiti e barriere alle proprie ambizioni.
Fare un Brecht, lo slogan che proponiamo per presentare con orgoglio questo "Quanti denti ha il pescecane", non significa però né fare pause nella strada iniziata né, tantomeno, cambiare strada. Fare un Brecht significa per Artealcentro e per il Centro Santa Chiara fermarsi e riflettere, assieme al pubblico, sulle prospettive di un'esperienza laboratoriale vissuta fino ad oggi con la dedizione di chi sa di avere in qualche modo aperto una strada che spera di poter far percorrere in futuro a molti altri giovani artisti a Trento e nella provincia. Non è la strada del teatro, nè quella della musica, della poesia e della letteratura; né, ancora, quella dei video. E' una strada di contaminazioni artistiche, ma prima di tutto di personalità e caratteri, che ha prodotto esperienze indimenticabili per i protagonisti e suggestive per i pubblici che le hanno seguite. Il laboratorio Artealcenro - in questo senso - ricomincerà il suo viaggio a settembre cercando ancora una volta di stupire con scelte inedite e coraggiose, aprendo le proprie porte a quanti più artisti e a quante più proposte possibili.

Carmine Ragozzino


organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara