Rendez-Vous 2200

Spettacolo teatrale nell'ambito di Life WolfAlps

Teatro
Scena dello spettacolo Rendez vous 2200

Con Stefano Pietro Detassis, Maura Pettorruso e Sara Rosa Losilla
drammaturgia Maura Pettorruso
scene e costumi Tessa Battisti
light design Alice Colla
tecnica Claudio Zanna
organizzazione Daniele Filosi
regia Lorenzo Maragoni

  

  

"Il lupo è la radura dell'anima – scrive il filosofo Mark Rowlands ne ‘Il lupo e il filosofo. Lezioni di vita dalla natura selvaggia’ -. Svela ciò che rimane nascosto nelle storie che raccontiamo a noi stessi. Noi siamo nell'ombra del lupo. L'ombra che noi creiamo ostacolando la sua luce."

Quale lotta oggi l'uomo ingaggia contro il lupo? Chi è il lupo?
L'animale che torna a popolare le nostre terre o il diverso che cerchiamo di addomesticare?

Tre personaggi si muovono in un bosco al crepuscolo. Un biologo, una fotografa e una turista. Il lupo è tornato sulle Alpi e loro si trovano, ognuno con la propria storia, ad affrontare questa nuova convivenza. I tre scrutano la natura, avvertono suoni, presenze. Uno strano rendez-vous in alta quota.
E parlano: di loro e del lupo. Come se attraverso le loro vite potessero incontrare il lupo, e come se attraverso il lupo potessero conoscere se stessi. È notte e i tre si fermano in un punto potenzialmente ideale per avvistare il lupo. Hanno sensazioni differenti, un’eco della propria vita, mediata dall’esperienza reale, oppure frutto di immaginazione, credenze, superstizione o della paura. La paura del bosco, di un suono, di un fremito. La paura di ciò che non si vede e non si conosce. La paura dell’estraneo, dell’altro da sé, lupo o uomo che sia.

Nel corso della notte, il luogo prescelto per l’avvistamento si fa denso, il bosco incombe e penetra nell’animo dei tre personaggi. Parlano, osservano, tacciono. E sentono, come una presenza, lo sguardo del bosco su di sé. Una suggestione si insinua con forza: il lupo è vicino, terribilmente vicino. Una suggestione che prende forma, rendendo il bosco un teatro sinistro e crudele. Si uccide il selvaggio, il diverso, per dominare noi stessi. Ma rimane una domanda: che futuro ci attende?