Requiem per soli, coro ed orchestra di istrumenti da fiato di Giovanni Simone Mayr

Musica

Gran finale trentino per la 48ma edizione del Festival Regionale di Musica Sacra, che conclude il calendario del 2019 presentando una produzione sinfonico-vocale di significativo spessore musicale intitolata a quel testo del Requiem che da tre anni funge da filo conduttore della programmazione artistica. Sabato 8 sera a Trento (Chiesa di San Francesco Saverio, ore 21.00) e domenica 9 sera ad Ala (Chiesa di San Francesco, ore 21.00) infatti verrà eseguito il Requiem per soli, coro ed orchestra di istrumenti da fiato di Giovanni Simone Mayr (1763-1845) compositore tedesco d’origine e bergamasco d’adozione, maestro di Gaetano Doinizetti, autore di melodrammi ma anche di una imponente mole di musica sacra ancor lontana dall’essere conosciuta ed apprezzata per il valore estetico ad essa riconosciuto dagli studiosi. Il Requiem composto negli anni Venti dell’Ottocento è stato recuperato alla modernità e realizzato in prima mondiale nel 2014 alla Basilica de’ Frari a Venezia grazie ad un progetto dell’Orchestra San Marco di Pordenone, che ne ripropone gli esiti per la presente edizione del festival trentino atesino. L’ allestimento prevede accanto alle voci soliste di specialisti del settore come Gian Paolo Fagotto, “una delle glorie del canto italiano barocco”, Giulia Bolcato, Nina Kuk, Sikai Lai, la collaborazione del Coro da Camera del Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento diretto da Lorenzo Donati, in un’ottica di collaborazione e confronto con le risorse artistiche del territorio. La concertazione è affidata all’esperienza di Paolo Faldi, specialista nella prassi esecutiva antica: infatti il pregio della realizzazione consiste anche nella scelta degli strumenti a fiato d’epoca andando quindi a realizzare una timbrica vicina all’originale. L’interesse della pagina si concentra naturalmente sulla singolarità dell’organico, che esclude gli archi dall’ensemble strumentale, accoppiando i fiati all’organo. Una scelta motivata probabilmente dalla grande diffussione in anni seguenti la Rivoluzione francese dei complessi bandistici e comunque adatta a valorizzare la scrittura di Mayr, grande esperto proprio di strumenti a fiato. Lo straordinario successo della prima veneziana lascia sperare nell’analogo interesse da parte del pubblico regionale e in un futuro radioso per la riscoperta dell’archivio mayriano, testimone di quella cultura di confine tipica del territorio trentino.