“Resilienza” nel Parco delle Terme di Levico
Premiazione del concorso di idee per la realizzazione di installazioni ispirate al tema della resilienza dopo Vaia
Premiazione dei primi tre progetti classificati al concorso di idee per la realizzazione di installazioni ispirate al tema della “resilienza” nel Parco delle Terme di Levico.
La data del 29 ottobre non è stata scelta a caso: ricorre infatti l’anniversario della tempesta Vaia che si è abbattuta sul Trentino e sul parco lo scorso anno.
Per tenere viva la memoria degli alberi monumentali sradicati nel parco, conservare lo spirito del luogo e tenere alta l’attenzione sul tema dei cambiamenti climatici che hanno causato questo disastroso evento, il Servizio per il Sostegno Occupazionale e la Valorizzazione Ambientale della Provincia autonoma di Trento (soggetto organizzatore e capofila) assieme al Comune di Levico Terme, a TSM-STEP (Scuola per il governo del Territorio e del Paesaggio della Provincia autonoma di Trento), all'Osservatorio del paesaggio del Trentino e all’Azienda per il turismo Valsugana Lagorai Soc. Coop., ha bandito un concorso di idee per progettisti e artisti singoli o associati, per la progettazione e realizzazione di installazioni da realizzarsi con materiale di recupero arboreo: tronchi e radici potranno essere riutilizzati e ricollocati nel parco a evocare il senso della “rinascita”.
Nel corso dell’estate si è riunita la giuria che nel primo turno di selezione ha individuato 11 progetti finalisti su 35 partecipanti. Nella seconda fase sono stati attribuiti i punteggi definitivi e individuati i 3 progetti vincitori:
1° classificato: Antonio Boeri, Ludovico Oldini, Davide Pagano, Alessando Gloria;
2° classificato: MQAA Studio, Nicola Chiavarelli, Giuliano Orsingher, Giuliana Decesero;
3° classificato: Atelier Remoto, Valentina Merz e Lara Monacelli.
L’opera vincitrice sarà collocata nel parco: un tronco d’albero che richiama alla mente i famosi abeti di risonanza. Secondo quanto dichiarato dai progettisti:
”.., utilizza il vento per produrre un suono che, propagandosi all’interno del legno, viene udito da chi si avvicina al tronco poggiandovi l’orecchio. Lo stesso vento che ha spezzato l’albero produce il suono: vento ed albero entrano cosi in un inedito rapporto dialettico, che non distrugge, ma che anzi genera un’arcaica melodia. L’opera impiega un unico iconico tronco scavato, attraverso cui il suono si propaga per giungere all’orecchio dell’ascoltatore”.