Rilke ad Arco

Convegno

XII Settimana della Cultura

La presentazione in anteprima avviene all'interno del programma MAG per la settimana della cultura, venerdì 23 aprile alle ore 21 a Palazzo dei Panni: il volume «Rainer Maria Rilke ad Arco», a cura di Elena Filosi, fa parte della collana «Emersioni» promossa dal Dipartimento storico archeologico del Museo Alto Garda assieme all'associazione culturale «Il Sommolago» con l'intento di «far emergere» dal passato (da qui il nome del progetto) e dalle pagine di scrittori più o meno celebri le tracce del territorio alto gardesano nella storia.
Appendice nel pomeriggio di sabato 24 aprile alle 15 sulle orme del grande poeta: Franco Farina conduce la passeggiata lungo la «Rilke Promenade», nell'olivaia arcense.

Rainer Maria Rilke frequenta Arco quando la città percorre la parabola del Kurort, negli anni a cavallo fra Ottocento e Novecento: l’Alto Garda non rappresenta però solo una piacevole meta di viaggio, ma per Rilke sono luoghi di fervente ispirazione poetica, come dimostrano le numerose citazioni colte dall’epistolario, le note del taccuino di viaggio, un paio di interessanti racconti e soprattutto le liriche giovanili. D'altronde, i viaggi ad Arco di Rainer Maria Rilke appaiono, ad un'attenta analisi della biografia e degli scritti del poeta, inscindibilmente legati alla figura della madre, Sophie Entz Rilke, donna ambiziosa ed inquieta. Rainer Maria Rilke si recò varie volte nella zona dell’Alto Garda: nel 1897, nel 1898, nel 1899, nel 1901 e nel 1910. Lo fece sempre per visitare la madre Phia, che soggiornava abitualmente in quei luoghi.

Proprio dal rapporto con la madre e dai soggiorni ad Arco prende avvio la ricerca di Elena Filosi, che prosegue con testimonianze tratte dai diari giovanili, dalle quali la conferma che l’Alto Garda non fu per Rilke solo un’abituale tappa di viaggio o un luogo di ricreazione fisica e spirituale, ma anche un luogo d' ispirazione poetica. Lo provano le tante poesie composte in località gardesane, 25 liriche datate fra il 1897 e il 1901, che recano tutte nell’intestazione i nomi di Arco, Riva, Malcesine, Tenno. A queste s'aggiungono le poesie «Nacht. Von den Treppen hängt das welke Haus», di datazione attribuibile al soggiorno ad Arco del 1901, e «Die Kirche von Nago», composta a Zoppot nel luglio 1898. Se la maggior parte di questi componimenti appartiene alle «Verstreute und nachgelassene Gedichte» di Rilke, altri sono stati pubblicati in raccolte giovanili come «Advent» (1897), «Mir zur Feier» (1898) e «Christus Visionen» (1896-1898), che la critica considera determinanti per la maturazione della lirica rilkiana. In particolare, i titoli dei cicli nei quali tali poesie sono state incluse: «Fahrten», «Landschaft» e «Lieder der Mädchen», rimandano a momenti tra i più innovativi nella produzione giovanile di Rilke. Che i periodi trascorsi ad Arco e dintorni abbiano lasciato, insieme ad altre esperienze coeve, un segno tangibile nella poesia e nell’evoluzione spirituale del giovane Rainer è dimostrato anche da tre testimonianze riportate nei «Tagebücher aus der Frühzeit», i diari giovanili. Collocate negli anni 1899-1900, esse risultano cronologicamente assai vicine al terzo soggiorno di Rilke sul Garda.

Elena Filosi dedica poi due capitoli al Kurort: il primo a quello di Arco, il secondo al Kurort inteso quale orizzonte poetico. «Registrato nelle Kurlisten come residente prima a Villa Mantovani, poi a villa Florida – scrive l'autrice – Rainer Maria Rilke risulta, a tutti gli effetti, un “ospite di cura” (Kurgast) della cittadina del Sudtirolo. Il poeta vive nel cuore del Kurort, in questa specie di colonia tedesca, economicamente e culturalmente indipendente dal vecchio borgo di Arco, nella città di cura più elegante e rinomata della monarchia austro-ungarica. Lungi dall’essere solo una conseguenza del fortuito arrivo dell’Arciduca Alberto d’Austria, la fondazione del luogo di cura fu il risultato di un’articolata operazione economica con la quale i “terrieri” vollero fare di Arco una nuova e più bella Merano».

Quindi, un capitolo approfondisce la figura di Rilke in relazione al mito dell’Italia: da quando, nel settembre 1786, Goethe scoprì il Garda, infatti, il lago e i suoi dintorni sono stati descritti da moltissimi scrittori tedeschi come un tipico paesaggio italiano, nel quale il clima, la luce e la vegetazione rappresentano agli occhi del viaggiatore d’oltralpe il paese del sole e della vita. Conclude la ricerca un'incursione nel tema della concezione rilkiana del paesaggio: dal paesaggio come «immagine» (Bild) al paesaggio come «cosa» (Ding).

Nella corposa appendice, Giancarla Tognoni conduce il lettore alla riscoperta di alcuni angoli del paesaggio altogardesano e a recuperare le mete care agli ospiti del Kurort, e a rivivere il territorio attraverso le suggestioni evocate dal poeta. L’itinerario propone undici luoghi, ai quali sono stati affiancati altrettanti scritti o liriche che Rilke ha composto durante i suoi soggiorni arcensi. Un percorso che partendo dalla città si sviluppa dall’eremo di San Paolo, a Chiarano e Vigne, dove si trovavano la chiesa di Sant’Antonio e il «müde, morsche Mühle», il mulino stanco, descritto nella lettera inviata all’amica Nora Goudstikker. Segue poi un racconto in forma di lettera datato da Riva, a significare il fine di un viaggio poetico che spazia oltre la Rilke Promenade. Ad illustrare questo itinerario vengono riproposti anche alcuni frammenti tratti dalle guide turistiche dell’epoca: opere che Rilke mostra di conoscere e che gli ospiti del Kurort solevano consultare per le loro passeggiate.

I luoghi consigliati possono essere visitati in una o più giornate, non necessariamente uno di seguito all’altro: l’importante è ripercorrerli in simbiosi con la natura. Il fascino della
Promenade consiste infatti nel respirare l’atmosfera arcense; significa guardare alle cose e rivivere il paesaggio attraverso le suggestioni evocate da Rilke. In alcuni casi la scelta dei luoghi è stata obbligata, giacché il poeta ne parla esplicitamente. In altri si sono recuperate le impressioni che emergono dai suoi scritti: la visione del meridione, il sole e i colori, le case dai tetti rossi distese ai piedi della rupe del castello, dove egli stesso confessa di aver udito le voci delle donne o gli strilli dei bambini che animavano le contrade del borgo. Ripercorrendo questo itinerario è ancora possibile rivivere la meraviglia degli ospiti che nelle stagioni del Kurort si sono affacciati in un ambiente verde e solare, capace di anticipare il Mediterraneo. Rilke ci accompagna dunque in una sorta di viaggio dell’anima, al di sopra del tempo e del grigiore della quotidianità .


organizzazione: Comune di Arco