Rinascimento e passione per l'antico. Andrea Riccio e il suo tempo
La mostra mette in luce la straordinaria congiuntura artistica venutasi a creare fra Padova e Venezia intorno allanno 1500, nel momento in cui i modelli elaborati da personalità come Donatello, Mantegna e Bellini cedono gradualmente il passo alle novità che si vanno affermando con Giorgione e il giovane Tiziano.
La mostra, realizzata in collaborazione tra Castello del Buonconsiglio, Soprintendenza per i Beni storico artistici e Museo Diocesano Tridentino, intende mettere in luce quella straordinaria congiuntura artistica venutasi a creare a Padova e Venezia sul crinale fra Quattro e Cinquecento, nel momento in cui i modelli elaborati da personalità come Donatello, Mantegna e Bellini cedono gradualmente il passo alle novità che si vanno affermando con Giorgione e il giovane Tiziano. Dipinti, disegni, incisioni, marmi, bronzi, terrrecotte, cristalli e oreficerie realizzati da questi e altri artisti faranno così rivivere, nelle sale del Buonconsiglio, uno dei momenti più emozionanti del rinascimento italiano.
La mostra inaugurerà il 4 luglio 2008 e sarà curata da Andrea Bacchi dell'Università degli studi di Trento, Francesca de Gramatica conservatore del Museo del castello e Luciana Giacomelli della Soprintendenza provinciale, avrà due sedi il Castello del Buonconsiglio e il Museo diocesano.
Nel corso dellestate è prevista una giornata di studi con l'obiettivo di ascoltare ricercatori e studiosi, discutere e confrontarsi su tematiche, problematiche e risultati della mostra.
Le manifestazioni dedicate alla scultura rinascimentale sono state, negli ultimi tempi, numerose e importanti. Basti ricordare, tra tante, quelle su Antonio Lombardo a Ferrara, su Matteo Civitali a Lucca, su Giambologna al Museo del Bargello a Firenze e da ultimo lesposizione tenutasi nel 2006 a Verona, Mantova e Padova dedicate alla scultura allepoca di Andrea Mantegna. Uno tra i maggiori protagonisti di questa stagione fu senza dubbio Andrea Briosco detto il Riccio, scultore che si vuole nato a a Trento nel 1470, grande esponente della scultura rinascimentale, sia per quanto riguarda la produzione in terracotta che quella bronzistica.
Nel 1927 Leo Planiscig pubblicò a Vienna una monografia a lui dedicata che rimane ancora oggi un volume di riferimento. Da allora, a parte un breve studio di Francesco Cessi uscito nella Collana artisti trentini, della sua opera non si è più trattato in modo sistematico. I numerosissimi bronzi che ne qualificano la produzione, le opere in terracotta e una sistematica ricognizione sul contesto padovano ma anche trentino in cui crebbe e operò, hanno suggerito lopportunità di tornare sullargomento e di dedicargli una mostra che possa farci vedere riunite opere di altissima qualità (non sempre di facile accesso), testimonianze formidabili di quella rinascita dellantico che fu la chiave di volta della cultura rinascimentale.
Per questo la mostra prenderà in considerazione non solo Riccio ma anche quegli artisti che gli furono maestri, compagni di strada o seguaci. Verranno inoltre presentate allattenzione del pubblico figure di committenti e umanisti e affrontate alcune tipologie artistiche (quale ad esempio il bronzetto allantica) che ebbero uno sviluppo decisivo in questa congiuntura.
Nella sezione che si terrà al Museo Diocesano la formazione di Riccio verrà indagata soprattutto in rapporto alla cultura umanistica di Giovanni Hinderbach, principe vescovo di Trento dal 1465 al 1486 ma anche dei suoi successori: da Giorgio di Neydeck a Bernardo Clesio. Le opere esposte, tra cui le portelle d'organo dipinte dal veronese Falconetto in occasione dell'incoronazione a imperatore di Massimiliano I (avvenuta a Trento nel 1508), offriranno la possibilità di indagare anche le vicende, solo in parte sino ad oggi ricostruite, di quel complesso intreccio tra civiltà rinascimentale veneta e nordica che contraddistinse in quegli anni la storia dell'arte in Trentino.
La mostra di Trento presenterà per la prima volta al pubblico una ricchissima selezione delle opere di Riccio, considerando sia la sua produzione in bronzo sia quella in terracotta, con pezzi provenienti dallItalia e dalle più prestigiose istituzioni straniere: dalla Ca dOro di Venezia al Museo del Bargello di Firenze, dalla National Gallery di Washington al Louvre di Parigi. Il percorso si articolerà in 4 sezioni visitabili al Museo del Castello mentre la sezione dedicata ai rapporti con la cultura trentina troverà spazio, come già detto, nel Museo Diocesano.
La prima sezione sarà dedicata allo studio della Civiltà del Rinascimento a Padova da Donatello a Riccio. Dopo la grande stagione di Donatello che porta nellItalia settentrionale un linguaggio fervido di nuovi stimoli che confluiranno in quelle ricerche antiquarie di cui Andrea Mantegna offrirà una testimonianza altissima, ma non isolata la personalità artistica di Bartolomeo Bellano, primo maestro di Riccio e di cui si esporranno qui per la prima volta i due putti reggiscudo conservati nella chiesa di san Francesco di Padova, insieme a dipinti e incisioni di Andrea Mantegna e Giovanni Bellini
Nella seconda sezione si studieranno i particolari rapporti istituitisi tra Umanesimo cristiano e cultura classica. Gli umanisti infatti, non solo amavano circondarsi di oggetti dal forte sapore antiquario quali i bronzetti ma credevano in unarte sacra dove anche i Santi (è il caso del magnifico SantEnrico proveniente da San Canziano a Padova e che sarà esposto a Trento) venivano raffigurati come eroi classici. Ecco dunque che anche nelle chiese compariranno sfingi, satiri e personaggi mitologici. Di lì a pochissimo riforma protestante e successiva controriforma cattolica porranno definitivamente fine a una tale contaminazione. Centro di questa sezione saranno le opere giovanili di Riccio: i rilievi con la Leggenda della Croce ora alla Cà dOro ma provenienti da Santa Maria dei Servi di Venezia e quelli, più tardi ed ora al Louvre, provenienti dal monumento Della Torre di san Fermo a Verona.
Nella terza sezione dedicata alla Devozione privata e al collezionismo antiquario: il trionfo del bronzetto all'antica si analizzerà il rinnovato interesse per la tecnica della fusione in bronzo riscoperta nel Quattrocento, troveranno quindi spazio i bronzetti, un genere artistico pressochè autonomo di cui il più grande interprete nella Padova rinascimentale fu proprio Andrea Riccio. Saranno esposte alcune tra le opere che meglio esprimono la personalità artistica di Riccio tra cui ricordiamo solo il bellissimo bronzetto, oggi al Bargello di Firenze, raffigurante il Pastore con la capra Amaltea.
Nella quarta sezione infine dedicata a Padova tra il 1515-1530: Da Riccio ai Grandi: erudizione e classicismo si prenderanno in considerazione le influenze reciproche tra i maggiori scultori attivi tra la fine del Quattrocento e il primo quarto del Cinquecento fra Padova e Venezia: dallaulico classicismo di Antonio e Tullio Lombardo, che certo Riccio non mancò di meditare, fino alle esperienze padovane di Minelli nella terracotta e nel marmo, di Mosca nel marmo e del sofisticato Pirgotele, del quale si potranno ammirare preziose sculture non solo in marmo ma anche in cristallo di rocca come la bellissima Testa femminile del museo di Budapest. In chiusura troveranno spazio le opere di Vincenzo Grandi, veneto di nascita ma che eseguì le proprie opere più memorabili alla corte di Beranrdo Clesio a Trento, negli anni che precedettero lapertura del concilio, che segnò una cesura definitiva con luniverso culturale preso in esame in questa mostra.
organizzazione: Castello del Buonconsiglio Monumenti e collezioni provinciali - in collaborazione con il Museo Diocesano Tridentino e con P.A.T. Soprintendenza per i Beni storico-artistici