Ritmo, parole e musica: Ettore Romagnoli traduttore dei poeti
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Ritmo, parole e musica:
Ettore Romagnoli traduttore dei poeti
Con un seminario dedicato alla figura poliedrica di Ettore Romagnoli (1871-1938) l’Accademia degli Agiati intende soprattutto valorizzare il fondo dei libri e l’archivio, donati dagli eredi, favorendo al contempo un aggiornamento degli studi sulla sua prediletta e instancabile attività di traduttore dei classici. Docente universitario a Catania, Pavia, Padova, Milano e Roma, filologo, esegeta, traduttore e musicista Romagnoli, nei primi decenni del secolo scorso nell’ambito del dibattito fra ‘scuole’ di diverso indirizzo filologico, fu protagonista di aspre polemiche e soggetto ad altrettante pungenti critiche. Allievo del grecista Enea Piccolomini e, all’inizio della carriera universitaria, assistente dell’archeologo Emanuel Loewy, coltivò la passione per la storia dell’arte e per lo studio delle immagini ed inaugurò, forse per primo in Italia, il metodo di coniugare l’indagine letteraria a quella archeologica, in particolare allo studio della ceramica che offre significative testimonianze del mito e delle espressioni primitive del teatro. Come traduttore ebbe il merito di intraprendere un’opera di divulgazione degli autori latini e greci, da Omero ai poeti dell’età ellenistica, e di renderli familiari ad un pubblico più vasto di lettori: la versatilità e la capacità di restituire alla traduzione dei testi sia il pathos lirico che la vis comica gli permisero di ridare vita alle rappresentazioni classiche nella splendida cornice del teatro di Siracusa, mantenendo per molti anni la direzione artistica. Studioso di metrica e musica antica, arti complementari al teatro greco, affiancò alla regia anche l’attività di compositore, integrando il testo con brani musicali, nel tentativo di trovare nuovi paradigmi più attuali, ben consapevole dell’impossibilità di riprodurre tragedia e commedia secondo i canoni antichi.
Il seminario illustrerà aspetti inediti della sua figura intellettuale, al centro di una rete di relazioni pubbliche che si evincono anche dai libri con dediche, alcune solo cerimoniali, altre specchio di rapporti più intimi e cordiali con scrittori di alto profilo.
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