Roberto Dellera Talk & Acoustic Live

Musica

Roberto Dell' Era, uno dei più interessanti e poliedrici talenti italiani. Il ruolo di bassista negli Afterhours, una brillante carriera solista, il progetto Winstons: quella di Roberto Dell'Era è una delle migliori vie per essere cantautori oggi. Guardare al passato, raccogliere l'eredità di sixties-pop e psych-rock, miscelare il tutto in un formato-canzone intrigante e moderno, on gusto sopraffino e approccio personale.

PROGRAMMA

19:00 // Talk: intervista a Roberto Dellera (Afterhours, The Winstons) con Andrea Morandi (The Hot Corn).

21:30 // Roberto Dell' Era Acoustic LiveBIO

Roberto Dell’Era, cantautore e polistrumentista, classe 1968, si è imposto improvvisamente all’attenzione nel 2006, quando Manuel Agnelli lo scelse per sostituire Andrea Viti nel ruolo di bassista degli Afterhours. Da quel momento ha preso il via un percorso in costante ascesa, concretizzatosi in parallelo anche in una brillante carriera solista, nell’intrigante progetto Winstons e in svariate importanti collaborazioni.

Prima di quel fatidico momento, Roberto aveva scelto di fare una dura gavetta oltre Manica, respirando per una decina d’anni la scena musicale inglese, militando in band a noi sconosciute, nomi che non ci dicono molto e che non riuscirono mai a imporsi, ma che contribuirono a formarne il carattere e l’esperienza: Love Trip, Solar Flares, Phoney, Though Gang.

Roberto ha nel cassetto un bel gruzzoletto di canzoni, composto negli anni, soprattutto durante la permanenza in terra d’Albione, e nel 2007 mette in circolazione quello che può essere considerato il suo primo singolo solista, la dolce ballad “Ami lei o ami me”, realizzata proprio assieme a Diego Mancino.

Nel 2008 che Dell’Era si impone all’attenzione nazionale, attraverso la conferma negli Afterhours (accanto a lui e Agnelli ci sono Giorgio Prette, Giorgio Ciccarelli, Dario Ciffo ed Enrico Gabrielli) che quell’anno registrano I milanesi ammazzano il sabato. E’ il disco più controverso e forse il meno riuscito della band milanese, nel quale gli slanci orchestrali di Gabrielli non sempre si amalgamano ad arte con la consolidata impronta di Agnelli. Dell’Era dà un contributo importante, partecipando alla scrittura di sette tracce sulle quattordici complessive, e mettendo la voce in “Tutti gli uomini del presidente”: per la prima volta Manuel consente a un altro membro della band di cantare una canzone, testimonianza di grandissima fiducia e stima nei confronti del nuovo bassista. Ma non è finita: Roberto sarà il protagonista vocale anche in “Due di noi”, inclusa nella special edition dell’album.Nel frattempo Enrico Gabrielli dà vita ai Calibro 35, con l’obiettivo di focalizzarsi sui temi del cinema poliziottesco italiano degli anni 60. Nel disco d’esordio Roberto presta la voce nella cover del classico di Ornella Vanoni “L’appuntamento”.A inizio 2009 Dell’Era è sul palco del Festival di Sanremo con gli Afterhours, i quali presentano in concorso l’inedito “Il paese è reale”, aggiudicandosi il Premio della Critica. Il brano non prelude ad un nuovo disco della band, bensì ad una compilation omonima che raccoglie 19 brani incisi da alcuni fra i migliori rappresentanti della scena indipendente nazionale.L’anno successivo torna a collaborare con i Calibro 35 nel brano “Il beat cos’è”, che viene pubblicato in uno split (Il lato beat vol. 1) condiviso con Il Genio.

Poi ancora tour con gli Afterhours, prima nei teatri, dove vengono riproposti pezzi vecchi e nuovi riarrangiati, poi sia nel 2010 che nel 2011 in due affollati tour estivi che stuzzicano l’appetito dei vecchi fan grazie al rientro nel gruppo del chitarrista storico Xabier Iriondo, evento che imprime una sferzata al sound, riportandolo su binari più elettrici e viscerali rispetto alla pretenziosità degli arrangiamenti frutto delle registrazioni de I milanesi ammazzano il sabato.Il 2011 segna l’esordio ufficiale solista, con quella che diventerà la sua band, Dellera. Colonna sonora originale (edito da MArteLabel) mostra un cantautore già maturo, dal talento sopraffino, che oltre a cantare (alternando sapientemente italiano e inglese) suona in maniera egregia la chitarra. In questi solchi a volte sceglie, con fare artigianale, di operare per sottrazione, lasciando soltanto l’indispensabile; altre volte si muove per accumuli progressivi, disegnando scenari di grande intensità emotiva, ma quasi sempre senza proporsi sopra le righe, eccezion fatta per l’accelerazione rock di “Per niente al mondo”. Per completare le registrazioni si è circondato dei propri amici: da Rodrigo D’Erasmo (da poco entrato negli Afterhours), che si occupa di violino e cori, a Enrico Gabrielli (che ne è appena fuoriuscito), fino a Cesare Basile, co-autore in due delle undici tracce poste in sequenza. L’animo sixties di Roberto traspare in maniera inequivocabile, l’approccio è fondamentalmente retrò, volutamente vintage, dedito a quelle atmosfere anni 60 tanto care a chi è cresciuto consumando i 45 giri dei propri genitori.

In Colonna sonora originale finiscono pezzi tenuti in serbo per anni (compresa la già citata “Ami lei o ami me”) e molte tracce scritte per l’occasione. C’è tanta psichedelia, che emerge nei brani gemelli “Oceano Pacifico Blue”/“Fine bobina”, nella beatlesiana “Il tema di Tim e Tom” e nella conclusiva “Giorno dopo giorno”. Elementi sperimentali si scorgono fra le pieghe di “Io e te”, arricchita da registrazioni ambientali dal vago sapore pinkfloydiano, un affare a due condiviso con Tommaso Colliva, con il quale ha curato la produzione dell’intero lavoro. E poi ci sono i brani immediati, quelli che hanno la capacità di catturare al primo ascolto, i potenziali hit, vale a dire “Il motivo di Sima” e “Le parole”, entrambi corredati dal relativo videoclip. Citazione a parte merita il libretto interno, recante note scritte di pugno da Roberto, attraverso le quali spiega la genesi di alcune canzoni, le ispirazioni e la propria estetica musicale.

Colonna sonora originale è un disco convincente e seducente, nel quale Dell’Era inizia a lavorare su un’immagine alternativa rispetto a quella che lo caratterizza negli Afterhours. Uno di quei lavori destinati a non invecchiare col passare del tempo, perché non intende inseguire mode, bensì essere moderno rileggendo il passato, plasmando nel nuovo millennio i suoni che ci hanno condotti fin qua: il blues, il folk, il rock, il beat, il groove, e la miglior scuola cantautorale tanto italiana quanto di lingua inglese. Non a caso entrerà nella cinquina in nomination nella categoria “Miglior Opera Prima” delle Targhe Tenco.Il tour a supporto di Colonna sonora originale prevede esibizioni in spazi raccolti, diversi dalle arene frequentate con gli Afterhours. E lì il quartetto Dellera emerge con forza, sfruttando la prossimità con il pubblico. La band vede la presenza stabile di Rodrigo D’Erasmo al violino e di Milo Scaglioni al basso, che esordirà qualche anno più tardi con il disco solista “Simple Present”.

Roberto, oltre ai brani del suo esordio e ai due pezzi cantati con gli Afterhours (“Tutti gli uomini del presidente” e “Due di noi”), inserisce spesso azzeccate riletture di brani dei Manic Street Preachers (“A Design For Life”) e degli Sparklehorse (“Good Day”), a sottolineare l’amore viscerale nutrito nei confronti del rock alternativo degli anni 90.A fine 2011 gli Afterhours si imbarcano in un nuovo tour negli Stati Uniti, che consente loro di tornare a esibirsi in locali di piccole dimensioni, e si consuma l’emozione di eseguire alcune session in studi di fama internazionale, come gli Electric Audio di Steve Albini a Chicago. Alla fine del “Jack On Tour” viene realizzato un documentario a puntate programmato su un canale satellitare, e un disco dal vivo (Meet Some Freaks On Route 66) con sette tracce riarrangiate per l’occasione e una cover (“Dolphins”) interpretata assieme ai Majakovich, loro gruppo di supporto nelle date americane.Roberto è ormai una certezza negli Afterhours, che ad aprile del 2012 pubblicano Padania, il quale sancisce il ritorno ufficiale nel gruppo di Xabier Iriondo. Padania si aggiudicherà la Targa Tenco come miglior disco dell’anno.Nel 2012 arriva il secondo lavoro a firma Dellera: Stare bene è pericoloso, di nuovo su etichetta MArteLabel. Roberto anche stavolta ci mette voce e chitarra, coadiuvato da un parterre di tutto rispetto, che va da Rodrigo D’Erasmo (violino) e Xabier Iriondo (chitarre e noise) agli amici Fabio Rondanini (batteria) ed Enrico Gabrielli (sax), passando per Lino Gitto (si aprono qua le premesse per i futuri Winstons?), Andrea Pesce, Rob Diaz, Tom Livermore e John Large.

La vena cantautorale dell’autore resta influenzata dal pop e dalla psichedelia degli anni 60, soprattutto di derivazione british: un approccio che intende attingere dal passato per costruire una forma-canzone sempre ben trapiantata nella contemporaneità.

Roberto si muove fra derive sixties-pop (“La repubblica dei desideri”) e chitarroni energetici (l’irresistibile “The Constitution”, uno dei due pezzi in inglese), passando attraverso il garage-psych di “Testa floreale”, le cristalline rotondità della title track e il falsetto sul tappeto pianistico di “Un ultimo saluto”, che sfocia nelle orchestrazioni a tinte dark della conclusiva, quasi baustelliana “Siamo argento”). Da segnalare i featuring di Rachele Bastreghi in “Non ho più niente da dire” (con un closing strumentale da applausi) e di Nic Cester dei Jet in “Maharaja”, la seconda traccia non cantata in italiano. L’album contiene anche “Ogni cosa una volta”, dalla colonna sonora del film prodotto da Pierfrancesco Favino “Senza nessuna pietà”.L’attività live continua intensa, il progetto Dellera si muove in lungo e in largo per la penisola con differenti soluzioni: full band, in duo con l’accompagnamento di Rodrigo D’Erasmo, e all’occorrenza in solitario, con Roberto pronto a esibirsi in intensi set per soli chitarra e voce.
A marzo del 2014 viene immessa sul mercato una special edition del classico Hai paura del buio?, composta oltre che dal disco originale rimasterizzato, da un bonus disc nel quale ogni traccia della tracklist viene risuonata dagli Afterhours assieme a ospiti italiani e internazionali, fra i quali spiccano i nomi di Mark Lanegan, Joan Wasser, John Parish e Il Teatro degli Orrori. A tale pubblicazione fa seguito un tour commemorativo nel quale la band ripropone i brani nella stessa sequenza dell’album, e un Dvd che immortala le riprese live.Fra Afterhours e attività solista, Roberto viene finalmente riconosciuto come uno dei più interessanti e poliedrici talenti italiani, apprezzato sia come musicista che come autore. Le collaborazioni si moltiplicano, e merita di essere menzionata almeno quella con Daniele Silvestri, il quale lo chiama a mettere la voce su due tracce del fortunato "Acrobati": “Un altro bicchiere” e “Spengo la luce”.

Non solo musicisti affermati, ma anche band emergenti cercano i suoi featuring, come accade ad esempio nella divertente "La donna giusta", contenuta in "Sat Nam", l'esordio dei romani Le Mura.

Nel frattempo si era concretizzato un nuovo colpo da maestro. All’inizio del 2016 viene pubblicato il debutto di una nuova formazione a tre, i Winstons, una sorta di supergruppo costituito da Dell'Era al basso, Enrico Gabrielli alle tastiere e Lino Gitto alla batteria. Nato come progetto estemporaneo per riempire le pause fra i lavori delle rispettive band di appartenenza e dei numerosi progetti paralleli, diventa velocemente un affare tutt’altro che secondario per i tre protagonisti.

The Winstons è un caleidoscopio di suoni, catapultato nella contemporaneità direttamente dai primi anni 70, con dentro psichedelia, sixties-pop, prog e scuola di Canterbury. Dell’Era divide le parti cantate con Lino Gitto.

“Play With The Rebels” fa molto Beatles, “…On A Dark Cloud” è Pink Floyd allo stato puro, così come “She’s My Face” pare un apocrifo dei Doors e “A Reason For Goodbye” coniuga prog e psych. “Nicotine Freak” è un trattato di armonizzazione, “Diprotodon” spazia dallo space-rock al jazz, “Dancing In The Park With A Gun” ha una parte centrale che sembra scippata a Emerson, Lake & Palmer, e aguzzando le orecchie vi si può scorgere una citazione di “Money”.
The Winstons è un disco gradevolissimo, dal tiro internazionale, suonato in maniera inappuntabile, che mostra la pazzesca capacità di ricreare alla perfezione le atmosfere di un’epoca.Parte subito un tour diviso in due tranche, incastrato fra i molteplici impegni dei tre musicisti coinvolti. Il successo è notevole, tanto che la band decide di immortalare la data romana tenuta il 22 gennaio all’Angelo Mai nel disco dal vivo Live In Rome, resoconto integrale della serata, corredato anche dal Dvd con la ripresa video della performance.

A settembre del 2016 segue la pubblicazione di un 7 pollici in vinile color oro, edito in appena 450 esemplari numerati. I due brani contenuti sono il frutto di qualche giorno libero trascorso in terra d’Albione, sfruttato per una proficua session di registrazione presso gli studi Tilehouse di Londra. Per il lato A la scelta cade sulla personale rivisitazione di Golden Brown (cantata da Roberto e già proposta spesso dal vivo), cover del maggior successo commerciale degli Stranglers.
Sul lato B trova posto un’inedita traccia autografa – con Gitto e Dell’Era intenti a dividersi le parti cantate – che si inserisce alla perfezione nello stile ben delineato nell’esordio del gruppo: un sontuoso mix di sixties-pop e psych-rock. Black Shopping Bag è un brano corale che parte come un pezzo di Emerson, Lake & Palmer, schiudendosi a metà in un intermezzo strumentale che (complice la presenza del sassofono) si approssima ai Van Der Graaf Generator di "Pawn Hearts", tutto condensato in un formato che non sfora i cinque minuti.Nel 2019 i Winstons pubblicano il secondo album, Smith, nuovo eccellente mix di psych-pop, jazz, prog e Canterbury sound, con il quale si confermano fra le migliori formazioni europee di pop psichedelico sixties oriented.Ma facciamo un passetto indietro: dopo l’esordio dei Winstons, il 10 giugno del 2016 era arrivato sul mercato Folfiri o Folfox, il decimo album degli Afterhours, il terzo con Dell’Era in line-up, disco che vede il bassista fra le colonne portanti della formazione milanese e che sancisce due avvicendamenti importanti: Stefano Pilia dei Massimo Volume sostituisce alla chitarra Giorgio Ciccarelli, Fabio Rondanini dei Calibro 35 prende invece il posto del batterista Giorgio Prette.

Folfiri o Folfox è un disco torrenziale (diciotto tracce suddivise in due cd), ambizioso, complesso, con dietro un’idea forte, una sorta di concept su morte e rinascita, che ha preso il la dalla malattia e dalla scomparsa del padre di Manuel Agnelli.L’instancabile Roberto non si ferma: dopo la promozione live estiva con gli Afterhours e una serie di date con i Winstons, annuncia un tour a due di una trentina di serate spalmato nei mesi di ottobre e novembre condiviso con Gianluca De Rubertis, che tocca praticamente tutta la penisola. Il viaggio continua...

Costi

 INGRESSO GRATUITO (con prenotazione consigliata)

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