Sacco e Vanzetti

Teatro

XIII Edizione "Chi è di scena?"

GAD Città di Trento
Sacco e Vanzetti
Regia e impianto scenico Alberto Uez
Datore luci Giuliana Goller
Fonico e tecnico video Renata Fedrizzi
Montaggio audio - video Jacopo Roccabruna
Ricerche musicali Daniela Dellagiacoma
Costumi "La sartoria" di C. Senter
Foto di scena Michele Fronza
Grafica Chiara Uez
Costruzioni in legno Lino Martinelli

Personaggi interpreti:
GLI ITALIANI
Nicola Sacco Mauro Gaddo
Rosa Sacco Giuliana Germani
Bartolomeo Vanzetti Gabriele Penner
Cesarina Rossi Giuliana Luise
Luigia Vanzetti Giovanna Tomasi

LA POLIZIA
Sergente Connoly Ivo Morandini
Tenente Stewart Mauro Nicolodi
Agente Cristian
Direttore del carcere Simone Crespiatico

IL TRIBUNALE
Giudice Thayer Bruno Pieroni
Cancelliere Bruna Giordani
Avvocato Moore Jacopo Roccabruna
Procuratore Katzmann Bruno Vanzo

GLI AMERICANI
Reduce Simone Crespiatico
Sig. Allyson Michele Tonezzer
Sig.ra Allyson Angela Endrizzi
Mary Splaine Nadia Rossi
Louise Pelser Angela Endrizzi
Michael Levangie Andrea Moauro
Brown Ivo Morandini
Smith Andrea Moauro
Medeiros Michele Tonezzer

Questa versione della storia di Sacco e Vanzetti si attiene rigorosamente alla realtà della cronaca. I fatti si sono svolti così come li raccontiamo, i nomi e i personaggi sono tutti reali. Le date e i luoghi sono scrupolosamente rispettati.
L'opera teatrale descrive uno dei più gravi delitti “legali” americani del ‘900, un misfatto giuridico che ha provocato scioperi e manifestazioni di protesta in tutto il mondo civile. Solo nell’Italia fascista, il fatto passò sotto silenzio.
Il pubblico viene coinvolto dall'idealismo e dalla forza d’animo dei due operai anarchici italiani emigrati negli Stati Uniti e condannati alla sedia elettrica da un tribunale nel 1927, sebbene innocenti, dopo sei anni di inutile e angosciosa attesa nel braccio della morte. Ideali e forza che emergono dai documenti dell’epoca, dall’istruttoria, dalle risultanze processuali e dai colloqui che ebbero in carcere col proprio avvocato e con i familiari.
Romain Rolland (premio Nobel per la letteratura 1915) a proposito della condanna dichiara:
Io non sono americano, ma amo l’America e accuso di alto tradimento verso gli Stati Uniti quegli uomini che hanno insudiciato la bandiera di questo paese davanti agli occhi del mondo commettendo questo crimine giudiziario.
É un teatro della realtà, un “dramma documento” dal grande valore simbolico e civile che ci ricorda come persino le istituzioni democratiche più avanzate possano essere causa di incomprensibili ingiustizie sociali.
La messa in scena, che si serve di immagini d’epoca alternate a quadri teatrali e video proiezioni, mantiene la vocazione documentaristica del testo.