Sale di lettura. Giulio Paolini interpreta la collezione permanente

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L'intervento che Giulio Paolini ha pensato per il Mart si svolge all' insegna della novità assoluta, ma riassume anche il modo stesso dell'artista di intendere l'arte.
Le opere di Paolini sono state sempre, a partire da quel suo primo " Disegno geometrico" del 1960, altrettanti spunti di riflessione sull' arte stessa, i suoi linguaggi, i suoi ambiti di senso, la sua storia e la sua legittimità, costantemente messa in discussione, nell'assetto culturale della nostra società.
Paolini è stato un protagonista dell'Arte Povera, il gruppo costituitosi a Torino alla fine degli anni Sessanta e presto giunto ad un ampio riconoscimento internazionale. L'artista tuttavia non ha mai avuto bisogno di essere etichettato in questo o in altri movimenti. La singolarità della sua ricerca si è imposta con chiarezza fin dai primissimi momenti. Del resto, la natura speculativa, mentale, che motiva la totalità delle sue opere, spesso accompagnate da dichiarazioni di poetica di notevole rilievo teorico, lo avvicinano anche alle correnti dell'Arte Concettuale, e in genere alle tendenze auto-riflessive tipiche degli anni Settanta.
Le opere pensate appositamente per le sale espositive della collezione permanente del Mart ripropongono tutto questo, e si presentano come complesse installazioni tipiche del modo di procedere di Paolini. La novità del suo intervento sta tuttavia nel fatto che le installazioni che vedremo non saranno vere e proprie opere di Giulio Paolini, ma piuttosto proposte di lettura di altre opere presenti in collezione, create da autori a cui l' artista guarda, o ha guardato in passato, testimoniandolo nelle sue opere, come a punti di riferimento essenziali.
Tutta l'opera di Paolini è attraversata da una simile volontà ; di commento, che sfocia spesso nella vera e propria citazione, a ricordarci che ogni opera d'arte nasce sempre a partire da un'altra opera, in un confronto ininterrotto di contributi diversi che tornano sempre al punto di partenza. Con la consapevolezza, però, che ogni commento, ogni glossa, muta ogni volta il testo da cui si origina, mutando il punto di vista di chi interpreta.
L'intervento pensato per il Mart (su Thèbes di Giorgio De Chirico, Amalasunta su fondo cinabro di Osvaldo Licini, Natura Morta di Giorgio Morandi, Scultura n° 21 di Fausto Melotti, 5 porte numerate di Alighiero Boetti, Concetto spaziale di Lucio Fontana) non fa che portare questa consapevolezza alla scelta radicale di far coincidere totalmente l'opera di oggi con il commento all'opera di ieri, fino al punto da lasciar fluttuare i segni, quelli di oggi e quelli di ieri, in una dimensione indeterminata, e ancor più decisamente di prima aperta all'interpretazione dell'osservatore.
Ad accompagnamento della mostra, il Mart editerà una pubblicazione, con un testo inedito di Giulio Paolini, e un'introduzione di Giorgio Verzotti che verrà presentato dopo l'inaugurazione per consentire la riproduzione delle installazioni una volta realizzate nei nostri spazi. Il volume è una co-produzione del Mart e dell'editore Nicolodi di Rovereto.
In collaborazione con la Fondazione Querini Stampalia di Venezia inoltre, il nostro museo collaborerà all'organizzazione di una giornata di studi, che si terrà a Venezia il giorno 4 giugno 2004, sul tema della classicità e del suo rapporto con la contemporaneità, un tema che è sempre stato al centro dell'opera di Giulio Paolini.

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