Sanctae Mariae Inviolatae Templum

Canti mariani dei cori dei Gerolimini e dei Francescani nel Settecento. Concerto del Gruppo vocale Laurence K. J. Feininger

Musica , Concerto classico
Gruppo vocale Feininger [ Conservatorio di musica F.A. Bonporti]

Gruppo vocale Laurence K. J. Feininger
Fabio Bonatti
Salvatore De Salvo
Roberto Gianotti (direttore)
Ervino Gonzo
Marco Gozzi
Walter Marchi
Franco Pocher
Stefano Rattini (organista)

Programma

Ave Maria da un manoscritto settecentesco della Biblioteca Fondazione San Bernardino di Trento
Kyrie *
Stabat Mater a due voci da due manoscritti settecenteschi della Biblioteca Fondazione San Bernardino di Trento
Gloria *
Regina coeli (antiphona) a tre voci
dall’Innario di Lonigo, Convento di San Daniele, Corale 12
Credo *
Alma Redemptoris Mater (antiphona) *
Sanctus *
Ave Regina coelorum (antiphona) *
Agnus Dei *
Ave Maris Stella da M. Asola, Canto Fermo sopra Messe, Himni et altre cose Ecclesiastiche, rist. 1662, con organo alternatim
Tota pulchra es Maria (antiphona) a tre voci dall’Antifonario di Lonigo, Convento di San Daniele, Corale 13 (sec. XVIII)
* dal libro di canto di fra Ubaldo Villimpenta scritto per la chiesa dell’Inviolata nel 1758

Il lavoro che da quindici anni i componenti del Gruppo vocale Laurence Feininger svolgono è quello di recuperare, studiare e far conoscere un tesoro sinora nascosto della tradizione liturgica cattolica di rito latino: sei secoli di straordinarie melodie ormai escluse dalla prassi liturgica e dalla riflessione musicologica, principalmente a causa della cosiddetta ‘restaurazione gregoriana’, che dai primi anni del Novecento ha progressivamente portato al silenzio e all’oblio la polifonia semplice, il canto popolare in latino, il canto fratto e altri generi di canto liturgico, considerati espressioni di decadenza e sostituiti da un modo di cantare artificioso e indicato come ‘autentico’, ma in realtà senza alcun rapporto con la tradizione e quasi dovunque insegnato secondo un metodo ritmico del tutto inventato, necessario per far andare insieme cantori non professionisti. Ma gli archivi e le biblioteche di monasteri, conventi e città in Europa raccontano una storia diversa, di una bellezza semplice che ancora stupisce e fa pregare. Anche nella splendida chiesa intitolata a Santa Maria Inviolata di Riva del Garda i Gerolimini (o Gerolamiti, altrimenti detti Eremiti di san Girolamo, o più propriamente appartenenti all’Ordo sancti Hieronymi della Congregatio beati Petri de Pisis), che abitavano nel convento adiacente, sin dalla fondazione cantavano prevalentemente il canto fratto. Lo prova una recente scoperta di Mauro Grazioli e di Antonio Carlini, che ha portato alla luce un libro di canto composto e copiato nel 1758 dal maestro del coro dei Gerolimini fra Ubaldo Villimpenta mantovano. I canti che formano l’ossatura del concerto di stasera sono derivati da quel manoscritto. La ricerca scientifica su questo patrimonio dimenticato è esplosa in ambito accademico una decina di anni fa, con un pool di Università (Lecce, Padova, Parma, Pavia) impegnate insieme in un progetto di rilevante interesse nazionale cofinanziato dal Ministero sotto la guida del prof. Marco Gozzi. Ma altre persone avevano già dissodato il terreno (Antonio Lovato con le ricerche sulla musica sacra veneta, Michele Manganelli con il Convegno annuale a Radda in Chianti sul canto fratto del 1999, Giacomo Baroffio con la sua attività scientifica ed esecutiva). I repertori del canto piano tardo (il cosiddetto ‘gregoriano’), del canto fratto (il canto liturgico con il ritmo espresso dalla notazione) e della polifonia semplice (il modo usuale di eseguire il gregoriano dal medioevo in poi) hanno cominciato ad essere proposti da un numero sempre maggiore di gruppi; la Fondazione Guido d’Arezzo ha promosso pubblicazioni e ha allargato le prove del suo concorso corale a questi repertori. Il gruppo vocale Laurence Feininger è tra i capofila di questa riscoperta e propone in concerto e in disco (ma quando è possibile all’interno della liturgia) le novità di questi repertori dimenticati, che ancora possono affascinare e aiutare a pregare, ma soprattutto condurre in quella direzione che la liturgia stessa formula con insuperabile concisione all’inizio del Canon Missae: sursum corda (il cuore, cioè l’uomo interiore, tutto il suo «io» in alto, verso l’elevatezza di Dio). Nella bimillenaria storia liturgica del rito latino le forme e i modi di questo innalzamento sono mutate in continuazione e hanno conosciuto espressioni diversissime anche rispetto al contesto culturale e geografico in cui sono maturate. Riportare queste espressioni alla conoscenza dell’uomo moderno, attratto e distratto da mille altre seduzioni, non è erudizione archeologica o estetismo new age, è un servizio alla fede e alla cultura, perché qualità e bellezza possano ancora abitare e fecondare il nostro mondo.


organizzazione: Conservatorio di musica F.A. Bonporti