Sanguinare inchiostro

Teatro

Stagione di Prosa di Bolzano 2014/2015
La Grande Prosa

Teatro Stabile di Bolzano / Csc- Centro Servizi Culturali S.Chiara Trento
Sanguinare inchiostro
di Andrea Castelli
regia Carmelo Rifici
scene Guido Buganza
costumi Margherita Baldoni
musiche Daniele D'Angelo
luci Lorenzo Carlucci
con Andrea Castelli, Emiliano Masala, Francesca Porrini

L’esperienza della guerra è sempre un grido disperato

A cento anni dallo scoppio della Grande Guerra, il Teatro Stabile di Bolzano e il Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento propongono uno spettacolo che ripercorre la perversa follia della guerra, di quel conflitto che ha cambiato il XX secolo segnando la storia europea in modo indelebile.
Il testo è a cura di Andrea Castelli che da anni desiderava riflettere con il linguaggio del teatro su questo tema spaventoso, la regia è di Carmelo Rifici, da sempre molto interessato a portare sulle tavole del palcoscenico le riflessioni sulla Storia, grande o piccola che sia. Basta pensare a due spettacoli davvero riusciti come Avevo un bel pallone rosso di Angela Demattè e La Rosa Bianca di Lillian Groag, anch’essi voluti da Marco Bernardi e prodotti dal Teatro Stabile di Bolzano con l’interpretazione dello stesso Castelli.
Con queste parole Andrea Castelli descrive la sua nuova esperienza teatrale: «Chi scrive in tempo di guerra sanguina sul foglio la propria sofferenza, quella che vede e quella che si porta dentro. Di questa stessa sensazione - il dolore, l’orrore, l’efferatezza e la ripugnanza (parole standard per chi non ne ha avuto un’esperienza viva) – trattano tutte le scritture di guerra, siano esse le pagine di autori famosi o quelle di semplici soldati e contadini gettati nella disumana fornace. La scrittura vista come via di salvezza, impeto liberatorio e rigeneratore, anche per chi con essa ha poca dimestichezza. Scrivere a casa, scrivere ciò che si vede, quello che si prova, un romanzo che poi diventerà celebre o un diario sgrammaticato che leggeranno solo i nipoti: l’esperienza della guerra è sempre un grido disperato. Con questo spettacolo si è voluto dare vita alle scritture di guerra dentro una sorta di museo degli orrori; far rivivere sulla scena pagine di guerra di scrittori famosi nella prima parte (Paolo Monelli, Erich M. Remarque; Fritz Weber; Robert Musil…) e testimonianze di semplici contadini trentini arruolati con l’Austria nella seconda. Contadini che prendono la penna in mano per scriverci quello che provano, ma anche il disagio di essere tirolesi di lingua italiana nell’esercito Austro-ungarico. Per questo ultimo aspetto mi è stato fonte di ispirazione il libro di Quinto Antonelli I dimenticati della Grande Guerra, che tratta principalmente di questo argomento.
Un viaggio ad incontrare uomini che scrissero della peggior esperienza del mondo».