Sentieri dello stile

Mostra

Sentieri dello stile: Carlo Belli/Riccardo Schweizer
a cura Elio Vanzo

Il Centro d'Arte Contemporanea di Cavalese quest'anno dedica il progetto espositivo a due coppie di artisti trentini(i pittori Riccardo Schweizer e Carlo Belli e gli scultori Livio conta e Mariano Vasselai)la cui alta qualità artistica e impronta stilistica è stata marcatamente segnata dall'assiduo contatto con i grandi personaggi della storia dell'arte del '900 assumendo così l'importante ruolo di importatori, all'interno del nostro territorio, delle idee e dello spirito che hanno caratterizzato gli anni di grande fermento artistico del secolo passato. Le opere metteranno in evidenza da un lato la trasmissione dello stile e la sua interpretazione da parte dei nuovi maestri secondo le diverse sensibilità, dall'altro l'influenza del particolare territorio in cui essi vivono ed operano. Uno sguardo su un "fare arte" diverso, quasi "di bottega", rispetto all'attuale situazione di frammentazione della scena artistica dove la ricerca della novità e la scomparsa delle correnti artistiche rende il succedersi delle esperienze ed il loro tramandarsi una pratica quasi scomparsa.

Carlo Belli
Teorico e critico d’arte, giornalista, scrittore, musicologo e pittore Carlo Belli nasce a Rovereto, nel 1903. Intellettuale dalla complessa personalità, amico di Fausto Melotti e Fortunato Depero, Carlo Belli era un militante del Futurismo. Le sue opere pittoriche erano prima di tutto riflessioni intellettuali infatti si va dal contenuto metafisico ad esercizi “di maniera” giocati con i tratti di Modigliani, di De Chirico o di Klee. L’intellettuale roveretano era vivace, la sua produzione artistica variegata. Belli fu tra i principali referenti per l’Astrattismo in Europa e a questo propostito fondamnentale è il testo Kn, secondo Kandinskji “il vangelo dell’arte astratta” che contiene la sua riflessione teorica.

Riccardo Schweizer
Nato nel 1925 a Mezzano, paese delle valli trentine del Primiero. Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia dove insegna pittura dal 1954 al 1960 in qualità di assistente di Bruno Saetti.
Nel 1950 lascia l'accademia per recarsi a Vallauris sulla costa Azzurra per conoscere Picasso diventando così il più precoce e sensibile interprete italiano della lezione del Maestro spagnolo nel secondo dopoguerra. Qui incontra Chagall, Cocteau, Tamayo, Pignon e Paul Eluard. Influenzato da questi incontri, ma allo stesso tempo lontano da qualsiasi corrente artistica, Schweizer rimane fedele all'idea che l'arte debba invadere tutti i campi della realtà e coincidere il più possibile con la vita. Capace di coniugare avanguardia e tradizione realizza ambienti ed oggetti di uso comune come se fossero delle vere e proprie opere d’arte.
Dopo una lunga vicenda artistica trascorsa tra le valli del Trentino, la laguna veneziana e il sud della Francia, muore nel 2004 a Casez in Val di Non.


organizzazione: Centro Arte Contemporanea di Cavalese