Shakespeare. I tradimenti della parola

Mostra fotografica

Dalla guerra dei nomi in 'Romeo e Giulietta', al tradimento in 'Otello', fino all'impossibilità di abitare i luoghi del pensiero logico di 'Amleto'.
40 immagini, di grande formato, ripropongono il dramma dei personaggi shakespeariani.
Immagini di Roberto Conz.
A cura di Emanuela Rossini.

"Ci sono autori per i quali la ricerca non è tanto un apetto della propria attività creativa quanto un'autentica e profonda necessità vissuta con grande intensità. Roberto Conz appartiene sicuramente a questa categoria di autori: alla fotografia è approdato dopo altre importanti esperienze e vi ha portato quella meditazione e quella forza interiore che lo contraddistinguono. Ciò che stupisce in Roberto Conz è il perfetto equilibrio che riesce a stabilire tra la linearità della ricerca e la complessità di risultati sempre di grande3 bellezza, carichi come sono di rimandi colti [...]. Conz non perde il filo del suo discorso personale e il risultato finale è un pecorso che continua ad essere decisamente originale nel panorama fotografico italiano" (Immagini n. 327)
Roberto Mutti (critico fotografico e direttore di Immagini)

L'installazione "Shakespeare. I tradimenti della parola" di Roberto Conz, curata da Emanuela Rossini, propone per la prima volta l'intera trilogia shakespeariana dell'artista roveretano, dedicata ai tre grandi capolavori tragici Romeo e Giulietta, Amleto e Otello. Le immagini nascono dalla collaborazione di Conz con il regista Antonio Latella nel corso di due produzioni teatrali: l'Otelio e Romeo e Giulietta, e dal lavoro con Giovanni Battaglia e Maria Listur per un Amleto cinematografico sperimentale. Il risultato non è quello, come ci si potrebbe aspettare, della fotografia di scena, fondata sul principio della rappresentabilità del reale e della sua replicabilità. Da quasi un decennio Conz sta infatti indagando sull'idea stessa del vedere, giungendo ad una rottura con il linguaggio della fotografia "obiettiva" e alla negazione dello sguardo del fotografo come "autore" dell'immagine. Mentre lavora a Otello e al Romeo e Giulietta, Conz elabora una poetica che lui stesso definisce dell'accecamento, in cui fondamentali diventano il non vedere cosa si sta fotografando e l'annullamento della distanza di sicurezza tra l'attore e la macchina fotografica. "Non guardavo mai dentro la macchina. Lasciavo a quell'oggetto tecnologico l'incarico di vedere". Conz rinuncia alla vista in nome della visione.
"Se non guardo più, se mi acceco, se acceco il mio sapere, il mio punto di vista, forse c'è una speranza che emergano visioni. Se non da me, Roberto Conz, almeno dalla pellicola. lo non c'entra. La pellicola, forse, può accogliere visioni". L'accecamento diventa così, per Conz, la via per entrare dentro il mondo di Otello, di Romeo e Giulietta, di Amleto, dove la parola - quella logica, razionale - svela il suo essere luogo di tradimento e menzogna, di fraintendimento e simulazione, di apparenze. La parola che distorce la "realtà", rendendo la relazione impossibile e portando alla catastrofe. Le immagini di Conz, proprio perché nascono dal suo stesso stare dentro le azioni, anche le più violente, permettono al mezzo fotografico di cogliere l'inatteso. Il risultato sono immagini di rara drammaticità, capaci di trattenere i grumi del dolore, le trasparenze della grazia e della bellezza, la confusione dell'amore, il caos, gli sprofonda menti e la perdita di controllo, la cecità della ragione e gli abbagli dell'estasi. Conz riesce a ripercorrere le vie di Amleto, Ofelia, Romeo, Giulietta, Desdemona, Otello, collocandosi con loro, sul confine, tra realtà e finzione, fino ad accompagnarli "fuori scena" nel buio dei loro abissi, dei loro confondimenti, nelle loro estasi, dove si confondono le parole e le identità dei corpi, mostrandoci visioni di una bellezza, forse, ancora possibile.
Conversazioni con Roberto Conz