SilenziosaMente

Convegno

Aperitivi neuroscientifici

Valeria ANNA SOVRANO - neuroscienziato cognitivo
SilenziosaMente
I pensieri (o le abilità cognitive) delle creature senza linguaggio verbale

Quante volte ci siamo trovati a pensare: “Gli manca solo la parola”? Eppure è proprio della nostra cultura occidentale considerare gli animali esseri inferiori dal punto di vista delle capacità cognitive e del pensiero, proprio perché privi delle abilità comunicative tipicamente umane, come quelle verbali. Ancora oggi il binomio linguaggio – pensiero è difficile da sconfiggere.

La neurobiologia e le neuroscienze, l’etologia e la psicologia comparata confermano quanto già lo stesso Charles Darwin aveva affermato sulla “differenza nei processi mentali tra gli uomini e gli animali”: “per quanto grande, certamente è una differenza di grado e non di qualità”. Gli animali possiedono la capacità di pensare, eccome, e dimostrano grandi abilità cognitive, che sono spesso superiori a quelle degli stessi esseri umani e che permettono loro di sopravvivere nei diversi habitat. Dopotutto, l’intelligenza intesa come adattamento biologico è qualcosa che condividiamo con il resto del mondo naturale, nel quale troviamo tante intelligenze quante nicchie di adattamento evolutivo.

Torniamo al linguaggio. La sua acquisizione richiede grandi capacità cognitive ma non può essere slegata da un tipo di intelligenza che non è prerogativa umana e che chiamiamo intelligenza sociale. Infatti, la vita sociale può essere per alcune specie, non solo per la nostra, la fonte di pressione selettiva più forte. Secondo alcuni, il linguaggio umano si sarebbe evoluto proprio in relazione alla dipendenza della nostra specie dal contesto sociale e alla necessità di gestire relazioni con conspecifici decisive per la nostra vita. Tuttavia, molti animali – pensiamo ai primati non umani, per i quali si parla proprio di “intelligenza machiavellica” - vivono in sistemi sociali davvero complessi, che richiedono abilità cognitive avanzate, pur senza possedere il linguaggio verbale.

Per concludere. Quello che ai nostri occhi ci rendeva unici in natura, l’uso di strumenti, è stato osservato anche nel mondo animale; la storia si è ripetuta con un’altra caratteristica che credevamo tipicamente umana, la trasmissione culturale. L’ultimo candidato rimasto pare essere il linguaggio verbale, senza il quale tuttavia gli animali anche evolutivamente più vicini a noi se la cavano benissimo.

Allora, quali sono, se esistono, i vantaggi adattativi nell’incrementare le abilità comunicative? Il linguaggio verbale cosa aggiunge alle capacità cognitive? Quali sono le capacità comunicative e cognitive degli animali non umani? Possiamo trovare nei sistemi comunicativi specie-specifici di altri animali dei precursori del linguaggio umano? Esiste nell’uomo un “istinto” al linguaggio? Qual è il ruolo da attribuire a interazione sociale, insegnamento e ricompensa?

Di questo si discuterà nel corso del prossimo Aperitivo Neuroscientifico del CIMeC dal tiolo “SilenziosaMente. I pensieri delle creature senza linguaggio verbale” che si svolgerà giovedì 18 marzo, alle 18, alla caffetteria Le Arti del MART, con Valeria Anna Sovrano, ricercatrice del CIMeC. Gli Aperitivi neuroscientifici sono organizzati dal CIMeC con il supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto e moderati da Nicla Panciera. Agli insegnanti e a tutti coloro che lo richiederanno verrà rilasciato un attestato di partecipazione. L’entrata è libera e il buffet offerto dal CIMeC. Per informazioni: www.cimec.unitn.it/aperitivi


organizzazione: CIMeC Centro Interdipartimentale Mente Cervello dell'Università di Trento a Rovereto