Smontagne: dal mito al gioco

Convegno

dott. Duccio Canestrini, docente Trento School of Management - antropologo

Smontagne, perché? Sono forse snaturate? È tempo di smontarle, o di smitizzarle? E ancora, esistono montagne sviluppate e montagne inviluppate o sottosviluppate? Giocando un po' con le parole, per dissipare un lessico nebbioso, automatico e spesso partigiano, la conferenza corre in parallelo con un piccolo show di immagini: antiche e contemporanee, comiche e drammatiche. Ma gli interrogativi sono sempre seri: luna park in quota, museo del folklore o riserva di biodiversità? Come ci giocheremo, in futuro, la montagna?
Nell'immaginario collettivo la montagna è silenzioso paradiso, cura per i mali della civiltà, rifugio dei valori. Ma tale immaginario, paradossalmente, cozza proprio con gli effetti del nostro comune desiderio di salirci, di andare a "ricrearci". L'antitesi tra la montagna mi(s)tica e la montagna ludica non è una contraddizione dei nostri tempi: nasce circa un secolo e mezzo fa, sulle Alpi svizzere. Che per escursionisti bizzarri, e celebri scalatori come Leslie Stephen, padre della scrittrice Virginia Woolf, sin dall'Ottocento furono playground of Europe, il parco giochi d'Europa.
Sin dalla sua nascita, il turismo alpino si è rivelato un potente agente di mutamento delle realtà locali, sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista etnografico. Lo sviluppo dei territori montani è oggi una sacrosanta impresa. Ma anziché come crescita della qualità della vita, dell'ecologia, della comunicazione e dell'armonia nel tessuto sociale delle comunità indigene, viene talvolta inteso come crescita dimensionale di strutture e d'investimenti. Si operano, così, scelte strategiche che in sostanza non mirano a un bene-essere, ma a un molto-avere. Non è precisamente la stessa cosa.
In particolare, non bisogna dimenticare che le dinamiche di interazione tra cultura ospitante e cultura visitante, cioè tra indigeni e forestieri, hanno quale campo un territorio ripido ed "equivoco", nel senso che per i residenti è tradizionalmente associato al lavoro, mentre per i turisti è associato alla vacanza. La coesistenza di diversi modelli di fruizione del territorio montano - quello legato alle tradizionali attività lavorative, quello ecoturistico e quello ludico-ricreativo - ha sempre creato frizioni, proporzionalmente alla quantità delle persone interessate e agli impatti ambientali e sociali delle politiche economiche, tra cui quelle turistiche. Questi diversi vissuti si presentano a tutt'oggi ricchi di contraddizioni e di malintesi, ma anche di sorprese, di potenziale creatività, e persino di umorismo.
L'intelligenza dell'ambiente alpino e un approccio antropologico allo sviluppo precedono naturalmente il marketing del territorio.
Altrimenti la stessa idea di sostenibilità dello sviluppo turistico rischia di essere inflazionata, ancora prima di esser applicata.


organizzazione: Università degli Studi di Trento Dipartimento di Informatica e Studi Aziendali