Soluzione finale

Teatro

Per il progetto "Memoria: immagini, suoni e voci", La Corte Ospitale propone la "Soluzione finale", per la regia di Franco Brambilla con Roberta Biagiarelli e Filippo Plancher.

La Corte Ospitale
Soluzione finale
da In quelle tenebre di Gitta Sereny
regia di Franco Brambilla

Soluzione finale è la messa in scena dell’intervista di Gitta Sereny a Franz Stangl, sovrintendente di polizia dell’istituto di eutanasia dal 1940 al 1942, tratta dal racconto In quelle tenebre, della stessa autrice. Franz Stangl fu comandante di Treblinka nel 1942-4.
Nei mesi di aprile e giugno del 1971 acconsentì a farsi intervistare da Gitta Sereny per conto del Daily Telegraph Magazine all’interno del carcere giudiziario di Düsseldorf dove era in attesa della sentenza di appello contro la condanna all’ergastolo. Sessantatre anni, alto, ben piantato, rilassato e controllato insieme, in prigione da quattro anni, trascorsi per quasi tutto il tempo in isolamento, poiché il Direttore del carcere temeva ritorsioni degli altri prigionieri nei suoi confronti. Era stato arrestato in Brasile dove viveva tranquillamente con la sua famiglia. Il lungo e toccante racconto della Sereny raccoglie integralmente l’intervista condotta dalla giornalista di origine viennese all’uomo di cui Simon Wiesenthal, il “cacciatore dei nazisti” diceva: “se non avessi fatto altro nella mia vita che quello di catturare quest’uomo malvagio, non sarei vissuto invano”. Da questa drammatica testimonianza il regista Franco Brambilla ha tratto un dialogo denso e serrato, su una scena volutamente essenziale, che ricostruisce l’intera vicenda di Franz Stangl e dei tragici avvenimenti di cui fu artefice e protagonista, eventi e fatti circostanziati che rivivono nelle domande incalzanti di Gitta Sereny e nelle sue dolenti riflessioni. Ricostruendo uno dei primi episodi di sopraffazione di cui si era reso complice, Stangl si lascia andare ad una passionale esclamazione : “Li odio… odio i Tedeschi.. Sono loro che mi hanno spinto.. Avrei dovuto suicidarmi nel 1938.. Fu allora che cominciò tutto per me. Devo riconoscere la mia colpa” e, puntuale, Gitta Sereny annota: “Il secondo giorno delle nostre conversazioni, fin quasi alla fine di esse, fu l’unica volta in cui Stangl riconobbe le sue colpe in modo diretto…Quando pronunciò spontaneamente questo riconoscimento di colpa per le sue relativamente innocue mancanze a questo punto della sua vita fu perché voleva e aveva bisogno di dire - sono colpevole -, ma non riuscì a pronunciare queste parole quando parlò dell’assassinio di quattrocentomila, seicentomila, novecentomila o un milione e duecentomila persone… Solo un mostro, nessun uomo che abbia effettivamente partecipato a questi eventi (anziché averli semplicemente organizzati di lontano) può riconoscersi colpevole, come aveva detto un giovane funzionario della prigione di Düsserdolf, consentire a rimanere vivo”. Stangl, giunto al termine dell’intervista in tono pacato aveva affermato: “Per quello che ho fatto la mia coscienza è pulita. (pausa) Io non ho mai fatto del male a nessuno, intenzionalmente. (lunga pausa, si afferra al tavolo con entrambe le mani, poi, secco, rassegnato, stanco) Ma ero lì. E perciò, sì…. in realtà, condivido la colpa… perché la mia colpa… la mia colpa… solo adesso, in queste conversazioni… ora che ho parlato….. ora che per la prima volta ho detto tutto… pausa, voce atona) la mia colpa è di essere ancora qui. Quella è la mia colpa. Comunque basta così. Porterò a termine questa conversazione con lei e poi… che sia finita. Che sia finita”. Franz Stangl morì per un attacco di cuore diciannove ore dopo la fine dell’intervista.


organizzazione: Comune di Rovereto Assessorato alla Cultura e ai Giovani