Son frère

Cinema

Francia, 2002
Titolo originale: Son frère
Genere: Drammatico
Durata: 95'
Regia: Patrice Chéreau
Cast: Maurice Garrel, Bruno Todeschini

Il fratello maggiore ha il sangue malato. Le sue piastrine muoiono e non si sa bene chi nel suo corpo le uccida. Da grande e protettivo, diventa, agli occhi del minore, che non vede da tempo, magro ed indifeso. La malattia porta alla morte, anche solo in presenza di una banale emorragia. Luc, il minore, accetta di occuparsi del fratello Thomas, e percorre insieme a lui il calvario che strappa al malato la carne e tutto ciò che solidamente lo lega a questo mondo...

Incipit: su una panchina che guarda verso il mare siedono due giovani ed un anziano. I ragazzi parlano tra loro, s’intuisce una certa familiarità. Dalle parole affiora una sensazione di rimpianto per un passato prossimo che forse sarebbe potuto essere diverso ma non lo è stato. Improvvisamente il vecchio si alza e se ne va, lasciando i due giovani a contemplare la vastità dell’oceano.
La storia del film fa poi un passo indietro: vediamo il trentaquattrenne Thomas confessare in lacrime al fratello minore Luc di essere affetto da una grave quanto sconosciuta malattia, che va inesorabilmente distruggendo le piastrine del suo sangue. La prima reazione di Luc è fredda, distaccata. Sono loro i due giovani sulla panchina. Ed assieme dovranno affrontare il difficile percorso esistenziale a cui li costringerà la malattia di Thomas.
Il cinema di Patrice Chéreau torna a "violare" l’intima normalità di due persone: dopo Intimacy, dove la macchina da presa si faceva prima spia degli incontri sessuali fra due sconosciuti poi testimone del loro desiderio impossibile di un rapporto più profondo, ecco ora l’altrettanto (se non più...) bello Son Frère, in cui il limpido sguardo cinematografico di Chéreau accompagna la storia qualunque (e proprio per questo straordinaria..) di due fratelli divisi dai casi della vita ma riuniti dal concreto pericolo della fine. Thomas e Luc infatti, fino alla confessione della malattia del primo al secondo, sono praticamente due estranei che vivono vite diverse, lontane sia fisicamente che dal punto di vista comportamentale, a partire proprio dalle differenti inclinazioni sessuali (Thomas è etero, Luc "prevalentemente" gay).
Il film intreccia allora il calvario medico di Thomas con la ricomposizione del rapporto con Luc, seguendone traccia dopo traccia l’evoluzione attraverso una narrazione temporale "a pendolo", capace cioè di alternare l’estremo disagio della comune vita ospedaliera (presa di coscienza simbolica di una sofferenza che contribuirà a far rinascere un rapporto tra i due) alla quiete degli ultimi giorni al mare, trascorsi nella casa di famiglia che li ha visti nascere, dove Thomas e Luc troveranno la forza di chiarirsi ed il coraggio di dichiararsi l’affetto reciproco. E finalmente,in un cinema attuale generalmente falso ed ipocrita, triste specchio del momento che viviamo, ascoltare la frase "ti voglio bene", pronunciata da due personaggi ormai divenuti persone, genera spontanea commozione e grandissimo rispetto. Tutto per merito di una concezione dell’arte, quella di Chéreau, profondamente etica e molto poco propensa a compromessi commerciali; dove la nudità del corpo malato di Thomas (l’eterna sequenza della depilazione prima dell’intervento chirurgico è insieme di impressionante realismo e di struggente artisticità) è giustamente contigua a quella di Luc, disperatamente avvinghiato al corpo nudo del suo amante Vincent. O allo straziante, lunghissimo, abbraccio tra Luc e la fidanzata di Thomas, mentre quest’ultimo riposa nella camera accanto prostrato dal male. Perchè nella vita - e Chéreau ne è perfettamente consapevole - è possibile sia trovare serenità nell’approssimarsi della morte che dolore in quello che in teoria dovrebbe dare piacere. L’importante è non dimenticare di attingere continuamente a quel patrimonio di esperienze che tutti noi ci portiamo dentro e che si chiama memoria, troppo spesso messa in ombra dall’insostenibile peso del male di vivere.
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organizzazione: Associazione Nuovo Cineforum Rovereto