Sordità e impianti cocleari: una sfida teorica e clinica per le neuroscienze cognitive

Convegno

Workshop organizzato dal Centro Interdipartimentale Mente/Cervello

Un cieco dalla nascita, al quale si sia insegnato a distinguere mediante il tatto un cubo da una sfera, nel caso recuperi improvvisamente la vista, sarà in grado di distinguere il cubo dalla sfera, senza far ricorso al tatto? È questo il celebre interrogativo, posto nel 1688 dallo studioso di ottica irlandese William Molyneux all'amico filosofo John Locke, che è stato oggetto di uno ampio dibattito filosofico e scientifico fino ai giorni nostri. Il tema è ancora attuale. La risposta coinvolge tutta una serie di quesiti riguardanti il rapporto tra mente e cervello, il modo in cui conosciamo il mondo esterno e come ci costruiamo una rappresentazione di esso sulla base delle informazioni multisensoriali di cui disponiamo. Soprattutto fa riferimento a cosa accade quando a seguito di una prolungata deprivazione sensoriale (es., la cecità) si recupera il sistema sensoriale che è stato mancante. Ad oggi questo contesto è comune solo per la sordità profonda, per la quale una neuroprotesi nota come ‘impianto cocleare’ offre un parziale recupero della funzionalità acustica. Precisamente di questo tema si occuperà il primo “Workshop annuale sulla plasticità cross modale: Sordità ed impianti cocleari” che si terrà a Rovereto dal 28 al 29 agosto, promosso e organizzato dal Centro Interdipartimentale Mente Cervello dell’Università di Trento.

La plasticità cerebrale è la capacità dei circuiti nervosi di modificare la propria struttura e funzione nel corso della vita in risposta a diversi tipi di stimoli. La comprensione di come avvenga questo fenomeno a seguito di una deprivazione sensoriale è un argomento di grande rilevanza per le neuroscienze cognitive moderne che proprio nell’ultimo decennio hanno dimostrato un crescente interesse nei confronti dei meccanismi di funzionamento cerebrale degli individui sordi, anche per la possibilità fornita dagli impianti cocleari di restituire loro alcune delle funzionalità acustiche. Insieme ai maggiori esperti di questo settore di ricerca, dalle immediate ricadute cliniche, al workshop di Rovereto parteciperanno due delle prime neuro scienziate ad occuparsi dell’argomento, Helen Neville, dell’Università dell’Oregon, e Daphne Bavelier, dell’Università di Rochester (USA).

“La perdita di informazioni provenienti da una specifica modalità sensoriale provoca cambiamenti nelle restanti modalità, dovuti ad una sostanziale riorganizzazione delle funzioni corticali – spiega il professor Francesco Pavani, uno degli organizzatori e speaker del convegno. ”La possibilità offerta dagli impianti cocleari di fornire segnali acustici alle persone sorde pone un’importante sfida teorica e clinica: comprendere in che modo e con quali tempi un sistema mente/cervello che si è riorganizzato durante la fase di sordità possa rispondere a questo ritorno di informazioni acustiche. Questo argomento si intreccia con il complesso tema dei cosiddetti ‘periodi critici o sensibili’, ovvero quelle fasi dello sviluppo tipico in cui le capacità percettive e cognitive si formano e si consolidano”. Grazie all’approccio interdisciplinare delle neuroscienze cognitive, in cui i metodi della psicologia sperimentale si combinano con le diverse tecniche di neuroimmagine, oggi sappiamo che alcuni sistemi neurali vengono modificati dall’esperienza più di altri e che aree distinte del cervello possono essere “reclutate” per compensare alcune atipicità dello sviluppo. “Avere l’opportunità di studiare un sistema mente/cervello che d‘improvviso reagisce a stimoli mai elaborati prima è una situazione ottimale per giungere ad una migliore comprensione del suo funzionamento”, spiega il professor Francesco Pavani, il cui gruppo di ricerca collabora con il Gruppo Rovereto Impianti Cocleari (GRIC) diretto dal direttore dell'Unità Operativa di Otorinolaringoiatria dell'Ospedale “Santa Maria del Carmine” di Rovereto, Dott. Millo Achille Beltrame.

Gli organizzatori di questo primo workshop annuale sono Francesco Pavani (CIMeC/DiSCoF), Massimiliano Zampini e Angelika Lingnau (CIMeC), Pascal Barone (Centre National de la Recherche Scientifique, Francia) e Brigitte Röder (Università di Amburgo, Germania). La sede del workshop, organizzato con il supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, del Dipartimento di Scienze della Cognizione e della Formazione, della Facoltà di Scienze Cognitive e dell’Associazione Italiana di Psicologia, sarà Palazzo Piomarta, corso Bettini, 84 (sede della Facoltà di Scienze Cognitive). I lavori inizieranno venerdì 28 agosto, alle 9. Informazioni all’indirizzo: http://www.cimec.unitn.it/events


organizzazione: CIMeC Centro Interdipartimentale Mente Cervello dell'Università di Trento a Rovereto