Sulla riva del fiume

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Sulla riva del fiume. Dialoghi tra la città e l'acqua
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Lo sguardo oltre la riva
Fotografie di PAOLO CALZÀ
Sin dall’inizio di questa ricerca fotografica mi sono posto come obiettivo quello di guardare non solo al fiume Adige ma anche ai margini,
alle rive e oltre le rive, al limitare del paesaggio costruito dove il nostro sguardo di viaggiatori quasi mai, o a volte solo distrattamente, si posa. Le rive non costeggiano solo il fiume ma vivono in stretta relazione con esso.
Molto importante per me è stato il “ritornare” negli stessi luoghi per instaurare una certa vicinanza, un’assiduità, un rapporto che mi consentisse di coglierne i mutamenti nel tempo.
Ci sono poi cambiamenti strettamente legati al territorio. Nel tratto del fiume Adige che scorre all’interno del comune di Trento, peraltro abbastanza limitato in lunghezza, questi mutamenti sono vari. Tanti aspetti si sovrappongono e si intersecano, manufatti tecnologici
quali ponti, strade e altre infrastrutture, rendono sempre più difficile distinguere tra naturale e artificiale.
Alcuni luoghi hanno catturato in maniera particolare la mia attenzione e il mio sguardo. In particolare il tratto di fiume alla confluenza tra Adige e Avisio, dove coesistono tanti elementi, sia naturali sia innaturali, in un crescendo di sovrapposizioni che da tempo sono al centro di una mia personale ricerca tra ambiente naturale e innaturale.
Questo dualismo del fiume si può percepire, rimanendo immobili, anche solo e semplicemente girando lo sguardo di 180 gradi.
La vista verso il fiume ci trasmette il senso di un ambiente primordiale. Poi basta un movimento minimo come quello di volgere le spalle all’Adige, per osservare le contaminazioni cui esso e l’ambiente circostante sono stati oggetto.
E infine la città che si sviluppa lungo le rive dell’Adige. Lì il fiume appare quasi un corpo a essa estraneo. L’acqua scorre lungo un percorso che non le appartiene, tra barriere artificiali e naturali.
La città appare indifferente e distante al contatto con il fiume e solo rare presenze fanno percepire l’esistenza, attorno, di un’umanità silenziosa.

Trento e il suo fiume
La memoria fotografica dell'Adige
È una mostra che documenta non solo la visione di fine Ottocento di una città verso il suo fiume in un momento di grande trasformazione geografica ed urbanistica come è stato lo spostamento del tracciato dell'Adige, ma anche e soprattutto il rapporto intimo che univa il fiume alla città. La gente amava farsi ritrarre sulle rive del fiume riconoscendo la magia ed il significato di quei luoghi, ben sapendo che quegli stessi luoghi potevano anche ospitare ricordi tragici e dolorosi, come era accaduto per il ponte di san Lorenzo abbattuto durante i bombardamenti del 1943 o per le alluvioni che periodicamente e nonostante la deviazione del corso d'acqua devastavano la città.
Una sezione importante della mostra è dedicata all'alluvione del 1966, la più riccamente documentata dai fotografi dell'epoca. Si è voluto puntare l'attenzione sulle “nuove rive” che il fiume, uscendo dall'alveo, aveva ricreato: finestre che l'acqua aveva trasformato in argini, con le persone che si affacciavano per ricevere i primi aiuti, nuovi approdi nelle zone più alte della città per accogliere cittadini che sbarcavano, attesi da gruppi che immaginiamo attoniti e infreddoliti, in porti improvvisati in fondo ad un canale.
Più tardi, dalla fine degli anni Settanta fino ad arrivare ai giorni nostri, la scarsa attenzione della popolazione verso il tratto cittadino del fiume da un punto di vista fotografico appare quasi imbarazzante, nonostante il ritorno della gente sulle rive per scopi salutistici e sportivi. Speriamo che queste mostre e gli incontri che compongono l'intera iniziativa possano aiutare il fiume a ritrovare la strada verso il cuore della città e dei suoi abitanti.

L'Adige: sguardi contemporanei
Fotografie di GIANLUCA BENACCHIO, ANDREA BOMBARDELLI, LUCIA GENNARI, STEFANO RUBINI, MARINO TRENTINI
Sguardi contemporanei intende offrire una visone globale del paesaggio attraversato dal fiume, indagando dal punto di vista dei cinque autori la natura del rapporto che esiste tra l’Adige cittadino e quella parte di popolazione che è solita frequentarlo. Gli argini vissuti come palestra sportiva, il cemento dei ponti che nel gioco dell’acqua diventa astrazione oppure il fiume visto come periferia dei corpi e dell’anima: sguardi differenti per descrivere un luogo che è, nonostante tutto, qualcosa di più di un’espressione geografica.

Immagini:
1. Nereo Pederzolli - Trento - sulla riva fine anni ’70
2. Paolo Calzà 2009
3. Anonimo - pescatore sul fiume anni ’30 collezione Dorigoni
4. F.lli Pedrotti - lavandaie sull’Adige fine anni ’30 Archivio Fotografico Storico Soprintendenza per i Beni Storico-artistici Provincia Autonoma di Trento
5. Stefano Rubini 2009


organizzazione: P.A.T. Assessorato alla Cultura - Club fotoamatori Mattarello