Summa Iru

Danza

Cie Post-Retroguardia/Paco Dècina Francia
SUMMA IRU (Prima nazionale)
Creazione per quattro danzatori

Il Festival Oriente Occidente dedica quest'anno una retrospettiva al coreografo napoletano Paco Dècina, dal 1984 attivo a Parigi. Tre i lavori che il Festival ospita, tutti risalenti all'ultimo periodo creativo: Lettre au silence un solo del'98, Neti-Neti (Né questo, Né quello) un duo del 2000 e il quartetto Summa Iru, la sua penultima creazione datata maggio 2001.
Dalla nascita della sua Compagnia Post-Retroguardia, nel 1986, a oggi, la scrittura coreografica di Paco Dècina si è progressivamente orientata alla semplicità e alla purezza, astraendosi da temi più concreti che avevano ispirato lavori come Carnet de Voyage ('86) e Circumvesuviana ('88). A partire dagli anni Novanta con Scilla e Cariddi ('90), Vestigia di un Corpo ('91) e Ciro Esposito fu Vincenzo ('93) elementi più impalpabili legati al sogno e all'evocazione divengono le linee portanti del sui lavori insieme all'essenzialità del corpo sulla scena, immerso in uno spazio scolpito dalla luce.
Paco Dècina, danzatore dell'immobile, come l'hanno definito, riflette la sua danza nel raccoglimento, lontano dalla narrazione. Il suo è un lavoro che chiede di estraniarsi dal rumore del mondo per abbandonarsi al silenzio. Dichiara Dècina a proposito di Neti-Neti: "Sono ad una tappa della mia ricerca in cui ho bisogno di lasciar sfuggire tutte le parole, i progetti e le idee costruite per inventare e proiettare al corpo uno "spazio bianco". Uno spazio dedicato a ciò che non è né affettivo né psicologico, libero dal desiderio e dalla paura e in ascolto del movimento.
Ogni movimento è cambiamento e in un processo di crescita il cambiamento passa attraverso la rottura della solidarietà con la memoria (la materia). Il movimento danzato emerge dalla tensione tra un'energia sottile che ha bisogno di una forma per costituirsi e un'organizzazione compatta che cerca invece di vaporizzarsi (la memoria).
La danza è dunque il luogo della forma che cerca la libertà del senza forma. È un ritorno alle rive". Anche in Lettre au silence il corpo del danzatore evolve nella ricerca della forma, della postura.
Ispirato alle opere dello scultore italiano Raffaele Biolchini - lettere che si presentano sotto forma di tavolette di terracotta su cui l'artista ha inciso dei segni astratti - lo spettacolo approfondisce l'esperienza del solo come forma compositiva, accentuando l'esigenza creativa di una diversa tipologia di espressione, più intima e silenziosa, in cui l'interprete, lo stesso Dècina, avanza nello spazio come fosse un geroglifico segreto, trattenendo relazioni misteriose con l'intero mondo sensibile.
Il terzo e ultimo lavoro presente al Festival è invece una creazione corale. Summa Iru nella lingua del Tamil Nadu, uno Stato dell'India del Sud, significa rimanere tranquilli: perché niente si può fare. Lontano dall'essere una rinuncia al mondo, questa formula pedagogica, utilizzata dai maestri Veda, invita il ricercatore ad essere permeabile, affinché lo spazio relazionale che lo circonda possa rivelarsi come un campo di forze libere che si svolgono aldilà di ogni proiezione personale.
Stessa libertà trasferita alla danza, che non deve essere altro che "movimento" al servizio della "drammaturgia del vuoto". E il coreografo riesce, nel corso del lavoro, a veicolare i suoi quattro interpreti a quella fonte, a quello spazio dal quale nasce la danza e dove l'attenzione dello spettatore è portata nella contemplazione del silenzio

COMPAGNIA: Cie Post-Retroguardia / Paco Dècina Francia


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