Thaumaturgus opticus
VISIONI POLIEDRICHE di Aldo Bonomi
È il trattato di geometria dedicato al cardinale Giulio Mazzarino scritto dall’abate Jean François Niceron a calamitare l’attenzione di Aldo Bonomi, artista peraltro da sempre sensibile alla composizione geometrica, all’astratto. «Thaumaturgus opticus» il titolo (1646), ed è lo stesso titolo che ha scelto Bonomi per la sua mostra allo Spazio FoyEr di Trento dal 5 al 20 dicembre, con l’aggiunta del sottotitolo «Visioni poliedriche». All’approccio delle teorie di questo scienziato si affiancano – come spesso succede nella poetica di Aldo Bonomi – approfondimenti filosofici e letterari. Grazie anche al suo trascorso di insegnante di materie artistiche e letterarie è sempre stato attratto dal cercare di raffigurare ciò che esiste al di là dell’orizzonte visibile: da qui i suoi dipinti con figure geometriche prospettiche – ortoedri e poliedri – e anamorfiche, con effetti cioè di illusione ottica e interpretabili sono da precise angolazioni. Lasciato dunque l’iniziale stile figurativo, Bonomi si muove tra il rigore matematico e il gusto per il meraviglioso e lo stupefacente: «mi piace cambiare soggetti per sperimentare nuove composizioni» dichiara. «Thaumaturgus opticus. Visioni poliedriche» è una mostra pensata durante la chiusura dettata dalla pandemia, dove l’ostruzione fisica lo ha spinto ancor più a uscire dai confini fisici del colore, recuperando la sua ispirazione, il lirismo di sapore kleeiano, maestro a cui si ispira.
Quindici disegni ad acquerello su carta più alcuni morning sketches, come li definisce, bozzetti, idee buttate giù di primo mattino. «Preferisco l’acquerello perché è immediato, vedi subito il risultato, in più ha la leggerezza e la trasparenza» precisa l’artista aggiungendo che negli ultimi lavori gli piace intervenire con minimi ritocchi con il color oro per aumentare la luminosità del disegno.
E come l’abate Niceron partiva dall’idea che nella natura si nascondesse un codice segreto divino di cui la matematica, e in primis l’ottica potevano farsi interpreti, così anche Bonomi sembra costruire le sue composizioni geometriche frammentandole con ambientazioni naturali, ad esempio in Duo, talvolta urbane, Blockhaus, richiamandosi in parte alla teoria dei frattali come in Spirit of K. «Mi piace giocare coi volumi, la ricerca spaziale, l’ottica. La figura nei miei lavori compare poco, ma ritornerà….» commenta. Completano la mostra alcune opere plastiche che si rifanno a un’altra sua grande passione, le Wunderkammern, le raccolte di meraviglie.
Aldo Bonomi è nato a Trento, dove vive. Dopo il diploma all’Istituto Statale d’Arte nel 1972 in Graphic-design, prosegue gli studi in Storia dell’Arte presso l’Università Statale di Milano. Ha lavorato come grafico free-lance occupandosi di grafica editoriale, illustrazione, fotografia, serigrafia, ceramica, ed è stato insegnante di Educazione Artistica e Disegno e Storia dell’Arte nelle scuole.
Nel 1979 la prima mostra personale presso lo Studio d’Arte Andromeda di Trento, dopodiché ha mantenuto una regolare attività espositiva in Italia e all'estero, con personali, collettive e concorsi. Collabora con associazioni, enti e istituzioni del territorio per la promozione culturale e artistica.
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