The Black Saint and the Sinner Lady

Musica jazz

Stagione Jazz 2013/2014

Prima Assoluta
The Black Saint and the Sinner Lady
di Charles Mingus
con la Lydian Sound Orchestra diretta da Riccardo Brazzale
e la Compagnia Abbondanza/Bertoni
Robert Bonisolo sax alto, soprano e tenore
Matt Renzi sax tenore, flauto e oboe
Rossano Emili sax baritono e clarinetti
Fulvio Sigurtà tromba e flicorno
Gianluca Carollo tromba e flicorno
Roberto Rossi trombone
Dario Duso tuba
Juan Lorenzo chitarra flamenca
Paolo Birro pianoforte
Marc Abrams contrabbasso
Mauro Beggio batteria
Arrangiamenti e direzione: Riccardo Brazzale
Regia e coreografia (per 4 danzatori): Michele Abbondanza e Antonella Bertoni

In Prima assoluta, nella produzione del Centro Servizi Culturali S. Chiara, la versione per danzatori e orchestra dell'Opera Jazz di Charles Mingus.
Il calendario della Stagione 2013/14 di musica Jazz del Centro Servizi Culturali S. Chiara, propone per mercoledì 16 aprile all'Auditorium “Melotti” di Rovereto la messa in scena dell'Opera Jazz di Charles Mingus «The Black Saint and The Sinner Lady», uno dei lavori più significativi e ambiziosi del compositore e contrabbassista statunitense, figura di assoluta preminenza nel panorama del jazz moderno. Si tratta di una produzione del Centro Servizi Culturali S. Chiara, realizzata in collaborazione con la Lydian Sound Orchestra e con la Compagnia di danza Abbondanza/Bertoni.

Mingus concepì quest'opera come un'ampia composizione, formata da più motivi tematici, ritmici e timbrici, innestandovi suggestioni provenienti da altre culture, come il flamenco. Le soluzioni di impasto timbrico degli strumenti e di contrasto dialettico tra solisti e insiemi restano ancora oggi esempi di assoluta originalità nel jazz contemporaneo. Con questo album, considerato tra i migliori di tutti i tempi e da lui stesso definito “il suo più bello”, Mingus interpreta il conflitto perpetuo del popolo afroamericano contro un destino avverso che da secoli ne impedisce l'emancipazione e dà origine a quella che egli chiama “ethnic-folk-dance music”. Così afferma lo stesso Mingus: «Ho scritto la musica per la danza e per l'ascolto. È musica sincera, che esprime una parte ampia dei miei pensieri».
«The Black Saint and The Sinner Lady» fu registrato nel 1963, ma non ebbe mai una presentazione dal vivo, per cui l'intenzione dell'autore di abbinare alla musica la danza sviluppata in solo, duetto, trio e gruppo, non venne mai realizzata.
«Il progetto di Mingus - ha spiegato Francesco Nardelli - viene ora proposto per la prima volta nella sua versione integrale all'interno della Stagione di Itinerari Jazz di Trento e Rovereto, nella produzione realizzata dal Centro Servizi Culturali S. Chiara in collaborazione con Lydian Sound Orchestra, che sarà diretta dal suo fondatore Riccardo Brazzale, e con la Compagnia Abbondanza/Bertoni che porterà in scena quattro danzatori. In questa inedita realizzazione artistica, l'inserimento dell'elemento danzante scardina il sistema , proponendo una significativa novità nella produzione concertistica Jazz.
Tutta la creazione artistica di Charles Mingus è impregnata della sua vicenda biografica. Ma «The Black Saint and the Sinner Lady», come ha sottolineato Riccardo Brazzale, il musicista e direttore d'orchestra che realizza per la prima volta questa versione dal vivo, «è un unicum anche per i riferimenti autobiografici: è una specie di racconto della psiche di Mingus, capace di svelare, direttamente con la musica, il suo io multiforme. Più che ogni racconto, persino più del celebre incipit in “Beneath the Underdog”, la sua ruvida e drammatica autobiografia, dove egli esordisce con una affermazione fulminante, divenuta celebre: “In altre parole, io sono tre”.»

Vincenzo Costa ha poi spiegato che questa produzione può essere definita un'operazione di “artigianato artistico”, in quanto è stato preso qualcosa che già esisteva in modo incompiuto e lo si è rifinito e concluso. Cercando sempre di immaginare cosa Mingus avrebbe potuto vedere se avesse avuto la possibilità di realizzare compiutamente, anche nella parte coreutica, la sua composizione.
«Si tratta di un'opera ricca di sonorità nuove - ha commentato Michele Abbondanza - che stimola la creatività di un danzatore con ritmi che “urlano e piangono” dove si confrontano il bene e il male, il bianco e il nero.»
«C'è stato per la prima volta - ha concluso Antonella Bertoni - un intervento di composizione coreografica, mentre di solito nei contesti musicali jazz si interviene unicamente con l'improvvisazione.»
Scrive al riguardo il critico Giuseppe Segala: «Le impronte autobiografiche di Mingus in questa musica sono rintracciabili nel contrasto di episodi lirici e drammatici, nella coralità delle voci differenti e nella varietà degli impasti timbrici, nella stratificazione di culture diverse, ivi compresa quella del flamenco, riferita al fratellastro del musicista, che suonava la chitarra. Nel gusto viscerale per la danza e nell'attrazione per l'azzardo, la scommessa. Come la scelta di realizzare tutto il lavoro su un unico impianto tonale, giocando piuttosto sulla polifonia e sulla variazione di metri e timbri per creare una narrazione densa, ricca di colpi di scena. La musica di Charles Mingus rappresenta un corpus tra i più importanti nella storia del jazz: lavori come “Tijuana Moods”, “Blues and Roots, “Mingus Ah Uhm”, “Mingus Dinasty”, “Oh Yeah” sono pietre miliari che hanno dato linfa, vigore, ispirazione alla musica afroamericana. La sua concezione di quello che possiamo definire sinfonismo afroamericano, che prende le mosse da Ellington per inoltrarsi in territori inesplorati, resta un esempio per chi si voglia cimentare con un brano di ampie dimensioni nel campo del jazz. E sotto questo punto di vista “The Black Saint and the Sinner Lady” (“Il santo nero e la peccatrice”), è un'opera emblematica. Non una suite intesa nell'accezione tradizionale, come sottolinea Brazzale, bensì piuttosto “un poema sinfonico con una visione d'insieme che, per certi versi, nemmeno Ellington raggiunge nelle sue suite.»
La ragione per la quale Mingus non portò mai sul palco questo lavoro sta probabilmente nella difficoltà di realizzare dal vivo musiche scaturite in larga parte da un lavoro di montaggio nello studio di incisione. Sebbene in un primo momento l'intenzione di abbinare la musica alla danza, espressa nella stessa titolazione dei brani, prevedesse necessariamente uno spettacolo sulla scena.
Il profondo e certosino lavoro di Riccardo Brazzale, in particolare sulla quarta sezione, ha permesso di arrivare a questa realizzazione cinquant'anni dopo la registrazione in studio di «“The Black Saint and the Sinner Lady», con il contributo degli ottimi musicisti riuniti nella Lydian Sound Orchestra. Un lavoro altrettanto meticoloso sulle musiche e sulle sue suggestioni ha portato la Compagnia Abbondanza/Bertoni alla creazione di una coreografia originale, senza che vi fosse traccia precedente di questa operazione.


organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara