The Hours

Cinema

USA, 2002
Genere: Drammatico
Durata: 120'
Regia: Stephen Daldry
Cast: Nicole Kidman, Julianne Moore, Meryl Streep, Toni Collette, Ed Harris, Claire Danes

Tre donne, di tre diversi periodi del Novecento, hanno in comune il dover lottare contro la depressione e brutti pensieri di suicidio e sono stranamente legate dal nome "Mrs Dalloway", (il titolo del libro di Virginia Woolf).

di Mario Sesti
In una lontana intervista radiofonica degli anni Trenta Virginia Woolf raccontava con molta esattezza e senza inutili astrazioni il mestiere dello scrittore: prendere le parole, le stesse continuamente usurate dal commercio e lo scambio quotidiano, e dischiuderle per consentire loro di liberare un senso ed un significato occluso dalla pratica corrente o dimenticato da secoli di abbandono. Gli scrittori sono quelli che amano le parole e le curano come manufatti lavorati fino all'estenuazione.
Il bello del romanzo di Michael Cunnigham ("Le ore"), è che tale lavoro è così uniforme e trasparente da essere praticamente invisibile. A fronte di una struttura complessa che intreccia le vicende di tre donne diverse, di differente età e indole, ma tutte riflesso in qualche modo della protagonista di "Mrs. Dalloway" di Virginia Woolf e tutte alle prese con una invisibile rimozione dell'infelicità destinata a sopraffarle, il romanzo (edito da Bompiani) sospinge con accorta leggerezza e vigilato tepore il percorso di ciascuna di esse dentro tale scoperta fino al crocevia nel quale il disegno, altrettanto tenue, che le lega, non è rivelato al lettore.
Stephen Daldry, autore del fortunato e nutriente videoclippone coreutico Billy Elliot entra dentro questa dolente architettura con lo stessa autoindulgenza con la quale un prete apre un messale per l'estrema unzione di fronte ad un moribondo.
L'episodio iniziale del quale è protagonista Nicole Kidman nei panni della famosa scrittrice inglese di "Gita al faro" che si uccide lasciandosi annegare, è filmato come il martirio di una mistica, quello che vede l'anziano poeta malato terminale togliersi la vita, è più vicino ad un monologo teatrale mentre la più delicata e toccante delle tre vicende - quella che vede Julianne Moore seppellita in un matrimonio senza via d'uscita, incapace di cedere parti di amore al proprio bambino che è in sua adorazione - è schematica e sentimentale come una fiction di Rai Uno. Una catastrofe. Si esce dal film con l'idea che il cinema non sia proprio capace di raccontare le sfumature più sottili dei sentimenti come quelli di una donna che per tutta la vita ha amato un amico omosessuale per non tradire un solo attimo di piena e autentica felicità vissuto insieme a lui in gioventù, o quello di una moglie piccolo borghese che ama i libri della Woolf ed è divisa tra la repulsione verso un marito che è un impeccabile brav'uomo e desideri verso altre donne che non può confessare, o il segreto di una grande scrittrice che proietta sulle proprie pagine il disagio di una sensibilità incapace di accettare ogni dettaglio del mondo senza un dolore smisurato. Concepito come raffinato investimento in un cinema di incontrovertibile spessore culturale, The hours è un'involontaria apologia del cinema fatto di inseguimenti, esplosioni e serial killer inseguiti da poliziotti nevrotici: se il cinema non è capace di esprimere l'incubo dell'eternità di una vita fatta di ore che incombono minacciose, che almeno si dedichi a quella spietata ma efficiente neutralizzazione della durata che è l'azione incessante infarcita di deflagrazioni digitali.
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