Tita Pederiva (1905-1992)

Mostra

Museo Ladino di Fassa. Estate 2007

Selezione di opere dello scultore fassano

La parabola artistica di Tita Pederiva prende avvio da una produzione prevalentemente religiosa, dalla quale provengono anche i primi riconoscimenti (Mostre nazionali del Presepio di Rieti – 1961, di Milano – 1965 e d’Arte Sacra di Como – 1968).
Fin dalle prime opere si riesce facilmente a scorgere l’inscindibile unione tra i soggetti religiosi, tra cui spiccano le Madonne con bambino, e l’amore per l’intimità e la dolcezza della vita familiare, che si ritroverà, nel suo evolversi e maturare, in tutta la produzione dell’artista. Negli anni infatti le tematiche vanno progressivamente a distanziarsi dal modulo religioso, ma in una maniera del tutto personale: Tita recupera la sacralità insita nelle figure di madri, di bambini, di vecchi, di alpigiani, di lavoratori, ritratti nelle loro attività quotidiane, in un momento di riposo o di tenerezza. La sua scultura si eleva così fino ad esprimere quella ricchezza di valori umani che sta alla base di ogni singolo gesto, ogni sguardo, ogni atteggiamento, rendendolo universale, ma al tempo stesso radicandolo fortemente nell’ambiente montano, e della valle di Fassa in particolare.
Non molto distanti, i soggetti propriamente religiosi vanno a delineare i momenti essenziali del mistero cristiano, quali la Sosta durante la Fuga in Egitto, il Cristo tra gli oppressi, il Crocifisso, caricandole di una forza espressiva non comune che sgorga dall’interno, da una luce spirituale che avvolge tutte le sue figure.
Questo profondo senso religioso pervade tutta l’opera di Tita, mescolandosi con una sensazione di silenzio e di quiete che, solamente in parte, possono essere spiegati con un accorgimento tecnico tipico della sua arte: una patina scura o verdastra che modella la luce ed il colore di ogni particolare, puntando di volta in volta su contrasti chiaroscurali, oppure creando zone opache o brillanti, ruvide o lisce. Con questo espediente lo scultore riesce a trasformare il legno ora in pietra, ora in creta o rame, infondendogli una luminosità che sembra provenire dall’interno, assecondando così la sua ispirazione artistica.

Tita Pederiva, all’anagrafe Giovanni Battista, nacque a Soraga il 29 novembre 1905. Il suo talento per il disegno si manifestò fin dalle scuole elementari e venne incoraggiato dai maestri Pellegrin e Zulian, ma le condizioni di famiglia non gli permisero di seguire un regolare corso di studi. Frequentò per due anni la scuola d’arte di Selva in Val Gardena, poi si dedicò alla produzione di sculture artigianali in una bottega di Pozza di Fassa.
Dopo il matrimonio si stabilì nuovamente a Soraga e, incoraggiato dalla moglie Maddalena, iniziò una produzione a livello artistico sempre più considerevole. Nel 1955 insegnò presso la Scuola d’Arte di Vigo di Fassa, ma ben presto ritornò alla solitudine della sua casetta del Sester a Soraga. Uscì raramente dal suo isolamento per partecipare a mostre personali e collettive che hanno segnato la sua definitiva affermazione come artista originale e significativo.
Tita Pederiva visse i suoi ultimi anni appartato nella sua Soraga, poco interessato al successo e al commercio. Morì il 22 novembre 1992.


organizzazione: Istituto Culturale Ladino