Tita. Su una gamba sola

Convegno

Martedì, 10 giugno 2014 - ore 17.00
presso la Sala dell’Associazione Culturale “Antonio Rosmini”

Patrizia Gioia
TITA - su una gamba sola
Ed. Mille Gru - Monza, 2012

Presenta la raccolta poetica:
Prof. Francesco Roat
Narratore e critico letterario.

La vita e la storia di TITA una bambina che impara presto a vivere "su una gamba sola", per la morte del suo papà e l'incontro con il mondo dei "grandi" che non sanno quello che fanno.
«Si può imparare ad amare se nessuno ce lo insegna? Si può colmare il vuoto di questa mancanza?» Tita ci insegna che si può. E lo racconta in questo libro di poesie, vera e propria bildung in versi composta dalla Gioia attraverso il suo alter ego, Tita, una bambina che tra gli otto e i nove anni ha imparato, suo malgrado, a camminare su una gamba sola, per aver perso la gamba che più amava: il papà. Patrizia Gioia ha scritto ciò che la vocina di Tita le ha dettato. Nell’arco della loro vita percorsa insieme, tutte le volte che hanno sentito di doversi esprimere libere da qualsiasi senso di colpa, hanno guardato in faccia la paura, si sono ascoltate e sintonizzate nella parola poetica – quella battesimale, quella che conduce a nuova vita – realizzando ciò che Wordsworth, il poeta che componeva camminando, afferma nella poesia L’arcobaleno: «Il Bambino è il padre dell’Uomo». Questo libro lenisce il dolore bruciando, salva mortificando: la voce disarmata di Tita, colpisce, scuote, fustiga, poesia dopo poesia, ti cura a volte mostrando con innocenza le proprie ferite interiori di bimba, altre volte sciogliendoti con la sua ironia corrosiva (specie nella prima sezione), o la sua richiesta di compartecipazione (soprattutto nella seconda sezione) messaggera di “qualcosa” che va ben oltre la vicenda personale di Patrizia/Tita: il poeta deve essere laddove è chiamato, questo ci insegna il monumentale quotidiano carteggio tenuto da Hermann Hesse con chiunque gli scrivesse per dialogare e comprendere “qualcosa che non torna”, perché come afferma la Gioia: «Non esiste un io senza un tu, spesso è necessario camminare in solitudine, ma non siamo mai in solitaria. La luce della guarigione passa attraverso la feritoia della ferita.» Tutto il lavoro poetico di Patrizia Gioia è un’interrogarsi in bilico tra la realtà e il suo significato simbolico e trasformativo. La sofferenza dell’adulto è la mancata cura al “fanciullo” interiore, un territorio fertile sempre da custodire, un territorio dove vittima e carnefice danzano tentando ogni volta di trasformare la polarità distruttiva in creativa.


organizzazione: Associazione Rosmini