Trento Anno Domini 1803. Profili della Ragione

Mostra

Profili della Ragione
Le sale di rappresentanza della Biblioteca Comunale ospitano la sezione dedicata alla vita culturale e all’editoria trentina della seconda metà del Settecento.
Incentrata sull’attività pubblicistica di alcuni intellettuali di spicco, l’esposizione è arricchita dalla presenza dei loro ritratti e da altre testimonianze legate alla loro attività. Aprono il percorso di visita alcuni oggetti massonici provenienti dall’Archivio di Stato, che documentano la diffusione di questo fenomeno anche in area trentina. Viene contestualmente rievocato il soggiorno a Trento del massone e ‘guaritore’ Giuseppe Balsamo, il famigerato conte di Cagliostro.
Segue una sala dedicata all’età dell’assolutismo illuminato e ai suoi principali protagonisti: accanto alle effigi dell’imperatore Giuseppe II e del granduca di Toscana Pietro Leopoldo, emerge il ritratto a figura intera del grande giurista Carlo Antonio Martini, capolavoro della ritrattistica viennese, eccezionalmente concesso in prestito dall’Università di Friburgo. Martini, professore di diritto naturale all’Università di Vienna, consigliere di corte e presidente del Tribunale Supremo di Giustizia, fu uno dei massimi interpreti del riformismo illuminato nei domini di Casa d’Austria. La sua effigie è immortalata anche in un prezioso rilievo in alabastro conservato al Ferdinandeum di Innsbruck.
Un’attenzione particolare è riservata alla figura del cardinale Cristoforo Migazzi, arcivescovo di Vienna e grande protagonista dell’età teresiana e giuseppina: la mostra viene infatti a coincidere con il bicentenario della morte del prelato trentino, celebrato attraverso l’esposizione di ritratti, incisioni e medaglie.
La giurisprudenza fu coltivata proficuamente da un altro trentino di talento, il consigliere aulico Francesco Vigilio Barbacovi, che redasse il nuovo codice giudiziario del principato vescovile, entrato in vigore tra mille difficoltà nel 1788. Suo grande rivale nelle controversie giurisdizionali fu Carlo Antonio Pilati, illuminista di statura europea, del quale vengono esposte le principali opere, dalla Riforma d’Italia alle Riflessioni di un italiano sopra la Chiesa, oltre al ritratto recentemente ritrovato, dipinto dal pittore Domenico Zeni. Tra le curiosità va ricordato un gilet di seta ricamata proveniente dalla casa natale di Pilati a Tassullo, che costituisce un interessante documento di costume. Dal Museo di Castelvecchio di Verona proviene invece la piccola statua di Alessandro Puttinati raffigurante il giurista e scienziato emiliano Giandomenico Romagnosi, la cui presenza evidenzia il ruolo di primo piano rivestito da questa personalità nella vita culturale e politica di Trento negli anni delle invasioni napoleoniche.
Al 2° piano della Biblioteca sono esposti i libri e i ritratti dei principali uomini di scienza dell’epoca: notevoli in particolare quelli dell’anatomopatologo Felice Fontana e dell’astronomo Francesco Borghesi. Di quest’ultimo è possibile ammirare un orologio solare inciso su rame e dedicato all’erudito anaune Jacopo Antonio Maffei. Non vengono trascurate figure significative dell’ambiente ecclesiale tridentino, come l’erudito francescano Giangrisostomo Tovazzi e il teologo conservatore Francesco Giuseppe Battisti, mentre il mondo dell’educazione e della scuola è simboleggiato da un inedito ritratto di gruppo raffigurante un precettore attorniato dai suoi allievi. Una sezione è dedicata ai libri liturgici e devozionali.

Il quadro storico
Con un proclama datato 4 febbraio 1803 l’imperatore Francesco II annunciava alle popolazioni di Trento e Bressanone l’annessione dei territori dei due Principati Vescovili ai domini di Casa d’Austria. Il provvedimento sanciva ufficialmente la fine del potere temporale dei vescovi di Trento, che avevano retto le sorti della città e del Principato per quasi ottocento anni, garantendone con alterne vicende la tradizionale autonomia. La data del 1803 assume dunque una forte valenza simbolica per il Trentino, segnando una svolta decisiva nella sua storia.
La sorte di Trento è la stessa di altri principati ecclesiastici del Sacro Romano Impero, come Bressanone e Salisburgo, che vengono secolarizzati e inglobati nei territori asburgici. Le guerre napoleoniche stanno ridisegnando la carta geografica dell’Europa e anche nella nostra regione si succedono diverse dominazioni. L’esercito francese invade il territorio trentino a più riprese tra il 1796 e il 1801: Napoleone in persona giunge a Trento il 5 settembre 1796 e si insedia al Castello del Buonconsiglio, che da quel momento cesserà per sempre di essere la residenza dei principi vescovi.
Nei mesi successivi le truppe napoleoniche si alternano a quelle imperiali e a farne le spese è la popolazione civile soggetta a pesanti contribuzioni. Cessato di fatto il potere vescovile, a Trento si susseguono diversi governi provvisori sostenuti di volta in volta dai francesi o dagli austriaci. Il principe vescovo Pietro Vigilio Thun ripara in un primo momento a Passau e si ritira poi nel suo castello in Val di Non, dove morirà il 17 gennaio 1800.
Il 2 aprile dello stesso anno il capitolo della cattedrale elegge come suo successore il cugino Emanuele Maria Thun, il quale tuttavia non riceverà mai l’investitura da parte dell’imperatore. Con la pace di Lunéville, nell’aprile del 1801, i francesi devono evacuare il principato e lo riconsegnano all’autorità del capitolo, alimentando la speranza di un ritorno alla sovranità vescovile. In realtà si tratta solo di una soluzione transitoria in attesa che la Dieta di Ratisbona ratifichi le secolarizzazioni. Durante questo periodo viene istituita a Trento una Guardia Nazionale composta da cittadini volontari: per la prima volta nella sua storia la città è padrona di se stessa e la milizia civica è garante della sicurezza e dell’ordine pubblico.
Già nel novembre del 1802 gli austriaci prendono nuovamente possesso di Trento, ma la partita non è ancora conclusa, poiché di lì a poco le incalzanti vittorie di Napoleone cambiano ancora una volta gli assetti geopolitici. Nel 1806 Francesco II è costretto a deporre la corona del Sacro Romano Impero, mantenendo quella di imperatore d’Austria col nome di Francesco I. Dopo la pace di Presburgo il Trentino passa sotto dominazione bavarese, durante la quale esplode la rivolta dei tirolesi capeggiata da Andreas Hofer, che recluta anche molti valligiani trentini. Soffocata l’insurrezione del 1809, il Trentino e la parte meridionale dell’Alto Adige divengono un dipartimento del Regno Italico, stato satellite della Francia.
Si avvicina però il tracollo dell’impero napoleonico: dopo la catastrofe della campagna di Russia, nel 1813 le truppe franco-italiche sgomberano il territorio dell’ex Principato e due anni dopo il Congresso di Vienna ratificherà definitivamente l’annessione di Trento all’Austria.

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organizzazione: Ingresso libero