Trittico Nero
Teatro d'aprile
tema del "Brivido"
Compagnia Stabile "Studio Insieme" di Venezia
Trittico Nero
tre testi di Dino Buzzati: "L'orologio", "Orfi" e "Spogliarello"
regia di Paola Bruna
con Paola Bruna, Maurizio Cascino, Giuliano Pizzaggia e Rossella Merenda
Nei tre monologhi la voce degli attori invita un brivido lungo la schiena che indurrà gli spettatori a di svelare i molteplici misteri. Mentre una vaga inquietudine si snocciola con la trama dei racconti, ci si allontana e ci si avvicina alla soluzione finale.
Dino Buzzati (1906-1972) è un autore che forse più di altri ha messo radici nel subconscio dellattore. Perché le sue parole lasciano tracce indelebili facendosi specchio delle inquietudini del nostro vivere una quotidianità solo apparentemente- e fortunatamente normale, banale. Capita, però, che ci si possa trovare esiliati in un Altrove metafisico, in unaltro mondo dove tutto può sempre accadere. Metaforicamente, nella vita, e sulla scena, ci si trova a presidiare un avamposto nel deserto dei tartari e lì attendere il verificarsi di un evento, il realizzarsi di un amore. Il compimento di un destino.
Ecco Irma, allora. Buzzati dice che inseguire il modello della normalità è pura follia.
Che in ogni esistenza si annida il seme del mistero pronto a germogliare improvviso e distruttivo. Ed ecco che il respiro kafkiano della scrittura buzzatiana si fa il respiro di Irma, inquieto, disperato. Lesistenza, la sua, si fa indecifrabile, visionaria. E capita allora che un lampo di sinistra luce illumini la parte di noi più oscura. Una storia di vita allora comincia. Quella di Irma, che nel 1959 il 5 ottobre trovò carne e voce in Paola Borboni. Unaltra interprete questa volta. Ma la stessa viscerale passione per il Teatro.
Velia. Come antidoto. Alle paure e ai fantasmi fin troppo reali che insidiano l'esistenza.
Velia, ovvero: il piacere di aggiungere una nuova figura di donna a quelle già interpretate.
opo Maria e Ruth di Wesker ("Ritratti di Madri"), dopo Rosatea della Maraini ("Lezioni d'amore"), dopo la "barbona", in "La tomba di Antigone" (della Zambrano), la serva in "Veronica Franco" (Maraini) e Oria ne "La Venexiana", eco la sanguigna, sfortunata, la folle Velia.
Contro l'abisso e l'ignoto, eccola Velia. Ed ecco il Buzzati satirico e moralista, che guarda in faccia finalmente non "l'altro mondo", ma questo, meserrimo. Ecco la sua satira di costume e la polemica civile investire la resistibili ascesa e caduta di Velia. E di quante altre
.
Scritto probabilmente nel 1964 per Laura Adani, il dramma non venne poi mai rappresentato. "Il teatro è una cosa infernale
" così Buzzati in un'intervista del '74. Entrare ora nella testa di Velia è guardar in faccia il Male e non tremare. Lo si può fare nello spazio di sette brevi scene. Poi il Teatro finisce. E comincia la Vita.
Orfi è tratto da "Poema a fumetti " dove Buzzati rivela la sua ironia graffiante e la sua poetica visionarietà attraverso disegni di magica forza espressiva offendo, come osservava Carlo Della Corte ne "Il Gazzettino" del 16 novembre 1969, "una doppia lettura: una sottile innervata
nei rimandi a uno spazio pittorico e una
abbandonata a ritmo della narrazione. E' quest'ultima che la nostra pièce privilegia.
Orfi è un moderno Orfeo, un giovane d'oggi privato della sua Eura-Euridice. Privato del suo mitico canto. Ma non certo incapace d'amare. Anch'egli travolto dal desiderio di rivedere il volto della sua amata ormai prigioniera dell'Ombra. E Orfi, come Orfeo, sarà il colpevole che la Donna condannerà per sempre alla Notte.
Non rimane allora che il piano. E insieme la gioia di quell'istante - la gloria, dice Foucault di aver visto la sua Eura-Euridice nel momento stesso in cui si voltava. E si perdeva. Perdendola. Eppure, dice Buzzati, vivere è illudersi che il Nulla non esista. E' essere in grado di prestare le proprie fantasie alla Morte. Vincerla, la Morte, tra speranza e orrore, in un misterioso eterno presente.
organizzazione: Associazione Culturale Teatro Obliquo